Capitolo 18

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Era il nostro turno.

Salimmo prudentemente nella cabina della London Eye che iniziò a muoversi.

Mi avvicinai al vetro della cabina e ciò che mi si predentò davanti fu qualcosa di mozza fiato.

Un'intera Londra in tutta la sua bellezza risplendeva ai miei occhi e a quelli di Harry che mi affiancò subito, e per una volta non mi spaventai ad averlo a dieci centimetri di distanza.

Gli occhi di Harry brillavano riflettendo tutte quelle luci. Luccicavano come le stelle, soltanto che lui era una di quelle stelle misteriose, ancora da scoprire, ancora da vivere.

Forse lo stavo guardando un pò troppo dato che il suo sguardo si incatenò al mio.

Rimasi per un istante a guardare i suoi occhi.

Ciò mi spinse a fare una sola cosa.

Io:"Harry perchè me lo hai detto?" Chiesi distogliendo lo sguardo e andandomi a sedere sulla panca che vi era al centro della cabina.

Harry:"perchè non mi piace che tu abbia l'idea del me sbagliato. Quello non sono io."

Io:"io non ho risposto alle tue domande. Perchè tu adesso mi stai raccontando questo? Insomma...perchè lo stai dicendo a me?"

Si voltò nella mia direzione e prima di sedersi guardò me come per chiedermi il permesso. Annuii e si sedette accanto a me poggiando le sue mani sulle sue ginocchia.

Harry:"prima di tutto perchè mi fido di te. Poi non sei come le altre. Non fraintendermi, non voglio che tu pensi che io mi stia riferendo alle tue stranezze. Sei diversa dalle altre perchè ti comporti in modo diverso, pensi in modo diverso, parli in modo diverso."

Le sue parole mi colpirono ancora una volta. L'Harry che ho conosciuto quando sono arrivata qui era diverso. Non avrebbe mai detto queste parole.

Non sapevo davvero cosa rispondergli a questo punto. Lui si stava aprendo con me.

Harry:"puoi fare qualsiasi domanda tu voglia farmi." Mi disse come per incoraggiarmi a dire qualcosa.

Io:"perchè dai un immagine di qualcuno che non sei tu alla gente?" Chiesi quasi in un sussurro.

Harry:"la mia famiglia è sempre stata la più popolare di Holmes Chapel, e anche la più ricca. I miei genitori sono sempre state delle brave persone in apparenza. Non posso negare che mi abbiano sempre dato tutto il nevessario. Ma noi non eravamo una famiglia. I miei avevano sempre da fare ed erano sempre occupati col lavoro. Ci tenevano molto alle apparenze e all'immagine. Ero sottomesso alle loro regole. Dovevo frequentare soltanto i coetanei che mi dicevano loro che la maggior parte delle volte erano insopportabili e la maggior parte ero convinto sarebbero diventati gay."

A quel commento ridemmo entrambi. Era incredibile come Harry riuscisse a spezzare anche momenti con una tale tansione.

Harry:"erano solo dei figli di papà permalosi e frenetici della pulizia e dell'ordine. Sono sempre stato lo zimbello della scuola fino al quaarto anno di liceo. Ero vittima di bullismo e mi prendevano in giro per la mia media lata in tutte le materie. I miei genitori volevano un figlio perfetto in ogni cosa che facesse e se non lo ero per loro non ero degno di portare il mio cognome. Litigai definitivamente con loro quando l'ultimo anno di liceo mi innamorai di una ragazza di nome Christal. Lei proveniva da una famiglia normale, gente umile che si guadagnava il pane col sudore e con la fatica delle proprie braccia. I miei vollero conoscerla a tutti i costi e quando successe, le dissero in faccia che non era degna di sposare uno come me e che non sarebbe stato di nessun aiuto alla reputazione della mia famiglia. Io scappai di casa e la sua famiglia mi accolse calorosamente come se fosse stata la mia. Dopo due settimana che questa storia andava avanti, Christal scoprì che suo padre era gravemente malato e che per curarlo ci sarebbe stato bisogno di un intervento che sarebbe costato più di 1 milione di sterline. Io ero disposto a dargliele, ma scoprii che mio padre mi aveva azzerato tuti i conti. Così andai da lui per cercare di aiutare il padre di Christal. Ricordo che le parole di mio padre furono esattamente queste 'se tu la alscerai andare, noi daremo tutto il sostegno ecconomico necessario alla sua famiglia per poter raggiungere la Germania dove suo padre potrà finalmente curarsi.' Accettai
L'amavo troppo per vederla soffriere. E da quel giorno, io sentii mai più ne mia madre ne mio padre. Ed ecco perchè adesso lascio che la gente parli così di me. Nessuno qui conosce il mio passato. A parte te, Zayn e Niall."

HARRY'S POV

Stava piangendo. Stava piangendo per...me?

Ily:"oh Harry...m-mi dispiace così t-tanto per te." Balbettò per via dei singiozzi.

Avrei tanto voluto asciugarle quelle lacrime che cadevano sul suo viso, ma avevo timore che potesse spaventarsi.

Io:"non preoccuparti. Ormai è il.passato e non posso cambiarlo." Mi alzai.

Io:"adesso asciugati le lacrime o chissà cosa penseranno le persone vedendoti scendere da qui in queste condizioni." Risi.

Lei annuì e si aciugò il viso con le maniche del suo cappotto.

Scendemmo dalla cabina e raggiungemmo velocemente l'auto dato che avveo notate stesse tremando dal freddo.

Io:"comunque..." Spezzai il silenzio creatosi.

Io:"non sono io che ho messo in mezzo certe voci. Sono le persone che lo fanno."

Ily:"...capisco."

ILARIA'S POV

Quando varcammo la porta di casa, l'orologio appeso accanto alla grande libreria seganava quasi le nove.

Sgranai gli occhi a quell'orario. Avevo a ncora d aterminare i miei compiti e i compiti di quei tre.

Mi precipitai in cucina alla velocità che la caviglia riusciva a consentirmi e aprii il frigorifero.

Cercai di pensare a qualcosa di veloce da mangiare e un'idea vagò nella mia mente.

Frittata.

Ruppi l'uovo e iniziai a sbatterlo per bene in un piatto.

Preparai la cena solo ad Harry. Io non avrei avuto il tempo materilale per mangiare quella sera.

Harry:"che si mangia?"

Io:"frittata."

Harry:"me lo farò andre bene."

Misi nella padella e poi mi voltai verso Harry che si era gia messo il pigiama che consisteva in pantaloni grigi di tuta ed una semplice maglietta a maniche lunghe del medesimo colore. Inutile negare che era davvero un bel ragazzo...

Stava prendendo qualcosa dal frigo che dopo poi richiuse senza aver preso nulla.

Io:"H-Harry...p-posso chiederti un f-favore?" Balbettai in un sussurro facendo un passo indietro involontariamente.

Harry non si mosse di un centimetro e divertito mi disse "tutto quello che vuoi."

Io:"p-potresti apparecchiare tu la tavola?" Sussurrai ancora.

Harry:"va bene." Disse.

Io:"oh, per una sola persona. Io...non ho molta fame e-"

Harry:"è perchè hai paura di me?"

Io:"no no! Non è per quello. Avrei mangiato lo stesso se fosse stato davvero così. Diciamo che...dopo la tua piccola confessione non ho più molta paura di te."
Dissi girandomi e dando un'occhiata alla padella.

Harry:"oh va bene. Ma dovresti mangiare sai? Sei un pò em...-"

Io:"bassa. Lo so." Borbottai.

Lui rise prendendo la tovaglia e stendendola sul tavolo.

Si allungò dietro di me per prendere un piatto e il suo torace sfiorò la mia schiena. Rabbrividii a quel contatto e ne rimasi comoletamente paralizzata. Stranamemte non iniziai a tremare e non ebbi quella sensazione di terrore ed eccessiva paura.

Prese il piatto, le posate e mise tutto a tavola.

Portai la padella fino al suo piatto e vi versai dentro la sua frittata. Tornai al bancone e posai la padella nel lavandino. L'avrei lavata l'imdomani.

Salii di fretta le scale appoggiandomi sulla ringhiera quando una fittà mi fece perdere la forza nella mia caviglia.

Quando mi passò, continuai a salire le scale, entrai nella mia stanza e mi misi a tavolino per fare i compiti di quattro persone.








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