CAPITOLO 1

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Chi sono io? Cosa diventerò?

Guardo la mia immagine riflessa allo specchio e vedo una ragazza dai capelli biondi e ondulati che incorniciano un piccolo viso contenente due occhi grandi e tristi, ma che mostrano una forza interiore decisamente fuori dal comune.

Io mi chiamo Natalie e sono una delle erudite più intelligenti di tutta la fazione, o almeno così dice mia madre.

Nonostante questo però io odio questa vita. Chi mi guarda probabilmente immagina che io sappia chi sono e cosa farò in futuro, ma non è così.

Io sono probabilmente la persona più indecisa e spaesata della città.

È buffo come riesca a trasformare una vita così apparentemente semplice in una tortura, eppure io ci riesco benissimo.

Potrei essere felice qui, avrei un futuro molto prospero, però questa non è la mia casa.

Sono ancora immersa nei miei pensieri quando sento bussare alla porta.

"È aperto."dico quasi senza pensarci.

Domani è un giorno molto importante per me e i miei coetanei, perché dovremmo tenere il test attitudinale, una specie di simulazione che ci dirà a quale fazione siamo portati. È già la terza visita che ricevo oggi, quindi ormai ci ho preso l'abitudine.

Questa volta però è diverso; infatti vedo apparire dalla soglia una donna bionda con gli occhiali che mi guarda con ammirazione e disprezzo allo stesso tempo. Mia madre, Jeanine Matthews.

Ella è la donna più potente degli eruditi, ovvero la rovina della mia vita.

Fin da piccola ero discriminata dai miei compagni per colpa sua: alcuni avevano paura del potere che avevo, altri mi odiavano perché pensavano che me la tirassi, alcuni invece semplicemente mi temevano. Insomma una vita all'ombra della donna perfetta e temuta da tutti. Una vera sventura.

"Naty sei pronta per domani?" mi chiede con aria stranamente materna.

"Sì e no, vedi ho paura del risultato perché..." "Sai sono sicura che il tuo risultato sarà chiarissimo, in fondo sei mia figlia." mi interrompe lei con fare da chi sa di essere la mamma perfetta. Non aveva neanche ascoltato la risposta. Era lì solamente perché doveva farlo e questo mi fece decisamente perdere la pazienza. Così mentre lei parla della sua gloriosa adolescenza, io mi metto a guardare fuori dalla finestra.

Chissà cosa c'è là fuori, oltre la recinzione che dice di proteggerci.

Il mondo esterno è davvero così terribile o è solo una nostra paura di aprirci alle novità? Dopo la guerra la nostra città fu divisa in cinque fazioni: eruditi, pacifici, abneganti, candidi, e intrepidi. Ognuna di queste rappresenta una qualità. Gli eruditi, se non si fosse ancora capito, rappresentano l'intelligenza.

La cerimonia della scelta che avverrà domani l'altro serve proprio a questo; a decidere se per il resto della nostra vita vogliamo restare nella nostra fazione o cambiarla.

La nostra città ha un detto: "La fazione prima del sangue" e ognuno facendo la sua scelta deve prenderlo in considerazione, anche perchè, se una persona durante la fase dell'iniziazione viene eliminata, essa diventa un escluso, ovvero un senza fazione, e questo destino a mio parere è peggio della morte.

"...ed è così che diventai quella che sono ora, capito? Spero di sì. Vero Natalie?".

"Sì, ho capito alla perfezione.". Mi riesce facile mentire a mia madre, in fondo lo faccio da una vita, ed anche se ogni tanto mi pento, lei riesce sempre a farmi cambiare idea.

"Bene"ricomincia lei "sono contenta che la storia ti sia piaciuta. Spero che la prenderai in considerazione il giorno della scelta. Ora però devo andare, mi dispiace non rimanere un altro po'. Comunque credo che tra un'oretta debba arrivare Mabel, quindi non rimarrai sola a lungo."

Detto ciò accenna un mezzo sorriso ed esce dalla mia stanza. Penso sia il sorriso più falso che abbia mai incontrato, ma almeno mi ha dato una bella notizia. Mabel, la mia migliore amica, verrà qui e io non vedo l'ora.



Aspetto Mabel nel terrazzo della mia camera. Mi piace stare lì a osservare dall'alto il mondo che mi circonda. Sembra quasi di essere liberi e lontani da tutto.

Continuo a fare i miei pensieri filosofici finchè non sento bussare alla mia porta. È Mabel!

Corro da lei e l'abbraccio fino a stritolarla. Non la vedo solo da stamattina, ma lo stare in casa mia mi distrugge, e vederla mi fa tornare alla luce.

"Naty,come stai? Io sono super agitata per domani. Non so cosa aspettarmi."mi dice lei con fare preoccupato ma allo stesso tempo eccitato.

"Sto bene grazie. Anche io sono agitata, in fondo è in questi giorni che sceglieremo il nostro destino. Ma non sono preoccupata. Non ho paura del mio destino.".

Lei annuisce pensierosa. È fantastico come riesca a stare sempre tranquilla, nonostante tutto quello che dobbiamo affrontare in questi giorni. Ma in fondo è questo che io invidio di lei.

Mabel è una ragazza bellissima, ma non sa di esserlo. Ha un piccolo viso, un caschetto di capelli lisci e castani che le arrivano alle spalle, e un carattere che farebbe invidia anche alla persona migliore del mondo. Lei è dolce, simpatica, e non esagera mai con niente. Sa sempre fermarsi al momento giusto e sa sempre la cosa giusta da dire.Per me è un angelo, che qualcuno ha mandato per aiutarmi a resistere a tutto ciò che mi circonda, ed è per questo che la adoro.

"Sai Naty, ogni tanto penso a una nostra possibile separazione. Nel senso, se tu andassi in un'altra fazione oppure se lo facessi io, noi non ci rivedremo mai più. Lo sogno ogni notte e ogni volta mi sveglio con le lacrime agli occhi. Mi mancheresti tantissimo.".

"Anche a me mancheresti." rispondo io "ma forse è giusto così. Se tu decidessi di andartene, io ne sarei felice perché avresti scelto di seguire la tua natura. Qualunque essa sia."

Mabel rimase immobile per qualche secondo. Se ne vuole andare è per questo che ha tirato fuori l'argomento della separazione. Lei probabilmente pensava che mi sarei arrabbiata per la sua scelta. Non sa che me ne voglio andare pure io. Nessuno lo sa.

"Meglio che vada. Mia madre si arrabbierà se arrivo di nuovo in ritardo."dice Mabel come appena uscita da un pensiero profondo.

"Capisco. Pensa se arrivassi io in ritardo. Mia madre mi squarterebbe viva.".

Ridiamo insieme della mia ultima frase come se la nostra precedente conversazione non fosse mai avvenuta.

Un ultimo abbraccio e via. Di nuovo separate.

Rimango un attimo sulla terrazza e poi rientro. Meglio dormire, domani sarà una giornata complicata. Me lo sento.

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