Capitolo 2. Edmund

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Capitolo 2

Pov Edmund

Rebecca dormiva ancora, così decisi di lasciarle un biglietto che spiegava i motivi della mia partenza improvvisa e che non ci saremmo rivisti fino a dopo Natale. Rebecca era una ragazza molto bella, ma non l'amavo e lei sapeva che stavo insieme a lei solo per non avere il letto vuoto la notte, per non sentirmi solo. Non ero certo tipo da relazioni fisse, ma non ero il solito stronzo che ti usa per una notte e via, mi piaceva corteggiare le donne, ma dovevano sapere fin da subito che era solo un gioco.

Mi diressi all'aeroporto, ero già in ritardo, ma fortunatamente Marco aveva pensato a tutto. Marco era il mio migliore amico, il mio sostenitore, il mio rompi-palle personale e il miglior banchiere in circolazione. Ci conosciamo dalle medie di dieci anni fa e continuo a prenderlo in giro per la sua precisione da orologio svizzero, tanto che...

-Brutto cretino!- mi urlò quando ci ritrovammo dopo che passai i controlli.

-Sarai tu!- dissi io di rimando ridendo. Mi divertiva troppo fargli perdere le staffe.

-Scemo! A momenti perdevamo l'aereo!- mi riprese lui e neanche eravamo saliti ancora.

-Idiota! Non ci siamo saliti ancora sull'aereo.- Marco era proprio il tipo che vuole apparire sempre calmo, ma ad un minimo "problema" perde il controllo.

-Lo so, ma è meglio arrivare prima e rilassarsi!-

Saliti, chiesi alla hostess un calmante per il mio amico, suscitando il malcontento di Marco.

-Non lo voglio!- disse lui, manco avesse cinque anni.

-Idiota lo devi prendere!-

-Non lo voglio, preferirei un martini!-

-Peccato che non si possa perché da ubriaco fai pena!-

-Guarda che lo reggo benissimo l'alcool!-

-Come no! E venerdì sera da Giorgio ho perso io il controllo dopo due bicchieri!-

Marco sbuffò un po' e poi prese il calmante, ma prima che facesse effetto chiesi un ultima cosa, che sicuramente lo avrebbe fatto arrabbiare.

-Senti amico...-

-Dimmi tutto.-

-Sei calmo?-

-Sono abbastanza calmo per ascoltare le tue stupide domande...- mi disse lui con uno strano sorriso ebete in faccia girandosi verso di me.

-Senti... ci sono ragazze dove stiamo andando?-

Marco divenne rosso e se fosse stato un cartone animato di sicuro a quest'ora ci sarebbe stato il fumo ad uscirgli dal naso e dalle orecchie.

-Farò finta di non aver sentito.- disse bevendo l'acqua e guardando dritto di fronte a sé. Troppo comico.

-Tanto lo so che ci saranno!- risi io e il mio amico borbottò qualcosa, ma lo lasciai in pace per concentrarmi su una ragazza. Era stata ripresa dall'hostess dato che era ancora in piedi e saremmo partiti tra pochi minuti. Era carina, niente di speciale, ma aveva un viso familiare. Molto familiare. Ma forse mi sbagliavo.

Io e Marco ci trovavamo a Firenze per un lavoro per mio padre, uomo odioso tra l'altro, e ovviamente mi mancava Milano, la mia città. Adoravo Milano ed era per me un dolore tutte le volte sapere che mi ci sarei dovuto allontanare, tuttavia neanche Firenze era male, come Roma d'altronde.

Siamo arrivati nella casa di montagna di Marco dopo tre ore di viaggio e subito approfittai del suo stordimento per farmi una doccia e prepararmi, di sicuro quella sera avremmo incontrato nonna Rosaria, la nonna di Marco che ogni anno quando andavamo lì ci veniva a trovare. La tranquillità non fa per me, adoro la vita frenetica di Milano e uscire completamente sbronzo da un pub la sera, mi fa sentire libero e giovane, ma qui...

Qui non c'è nulla e il divertimento sta fuori dal paese, ma dopotutto noi siamo venuti per la solita gara di sci e presto, sono sicuro, ci avrebbero raggiunto delle belle ragazze. Marco era fidanzato, ma questo non vuol dire che io dovessi stare buono buono anche sotto Natale. Capitemi!

Je t'aime ~ IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora