Capitolo 11. Ricordi

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Capitolo 11

Pov Edmund

È strano quanto la tua vita possa cambiare in un batter di ciglia.
Mi era successo quando ho dato il mio primo bacio a Camilla Bernadei e ho scoperto che in realtà mio padre aveva previsto un mio possibile matrimonio con lei, quando ho preso il mio primo dieci a scuola e tornai a casa talmente felice che ruppi il vaso cinese costato centinaia di euro a mio padre e lui mi chiuse tutta l'estate in un collegio in Inghilterra e anche quando sono caduto in un roseto bucandomi tutta la schiena.

Ci sono però eventi che ti segnano e sconvolgono la tua vita.
Mi è successo quando ho scoperto la tresca di mio padre con la mia insegnante di latino, quando mi ha chiesto di coprirlo con la mamma e quando sono andato via da Siena. Mi piaceva alla follia quella città, ma dopo lo scandalo di mio padre sono dovuto andare via.
Ero diventato tutt'ad un tratto uno sciupafemmine e uno stronzo che spezza i cuori alle ragazze, cosa più che vera, ma di certo non le obbligavo ad entrare nel mio letto come invece dicevano.

Sono solo ora in questa stanza, in una casa al confine con la Francia e pieno di fasciature e mi ricordo ancora quella sera che mi segnò profondamente.
Stavo leggendo l'Amleto di William Shakespeare in inglese quando ho sentito dei rumori strani provenire dallo studio di mio padre. L'insegnante di latino era ancora lì con lui. Era strano, non c'era mai a casa il martedì, veniva solo il mercoledì e il venerdì. Poi mio padre si sporse verso di lei, le diede un bacio sulle labbra. Mia madre non c'era.
Avevo diciassette anni quando i miei hanno rischiato il divorzio.
Mio padre temeva uno scandalo ovviamente e non voleva che mia madre chiedesse il divorzio, così stabilirono un accordo: avrebbero potuto frequentare chi volevano nei limiti della decenza e discrezione, in pubblico avrebbero fatto la coppia felice e in privato avrebbero vissuto in stanze separate.
La situazione ai miei occhi era sempre sembrata più che ridicola, stupida e in poche parole la solita cazzata degli adulti.

In realtà è colpa mia se siamo andati via da Siena, io ho spifferato ai colleghi di mio padre la sua tresca (in maniera puramente anonima), io ho rivelato a mia madre del suo tradimento e sempre io ho urlato a quell'uomo che credevo fosse mio padre che non lo avrei più voluto vedere! Che razza di uomo era uno che tradiva sua moglie e gli proponeva un accordo del genere?
Ma dall'altra parte anche io sono un codardo e un vigliacco, quando mio padre si propose di pagarmi l'università di certo non ho rifiutato i suoi soldi. Ma cosa avrei potuto fare? Chiedere ai miei nonni forse, ma poi loro me li avrebbero dati solo se contattavo mio padre. Di lavorare non se ne parlava, non sapevo e non so fare nulla, anche solo prendere in considerazione quell'opzione era una cosa assurda!
Fatto sta che non ho mai avuto dei genitori, non ho mai avuto degli esempi da seguire,mai.
E questo mi ha portato ad educarmi da solo, ma in alcune cose ho sbagliato.

Fortunatamente Honor non ha mai dovuto subire tutto questo, ha vissuto quasi sempre in Svizzera con Madame Janette e Monsieur Jaques, due amici di papà che l'hanno ospitata ed educata da quando aveva dieci anni, mentre io sempre con mio padre, convinto che poi avrei seguito le sue orme di avvocato.
Ma da qualche mese avevo deciso di non voler lavorare nel suo studio, anche se oramai mi ero laureato in legge. Non volevo lavorare! Ero ancora giovane dopotutto!
Aspettavo la famosa cena di Natale per dirglielo, ma il destino aveva voluto diversamente.
Forse non era il momento giusto o forse era una stupida sensazione che stavo sentendo dentro di me.
È strano, la vita mi stava di nuovo mettendo davanti ad una prova, ma forse questa volta non sarei stato solo. Avevo Amanda.

Pov Amanda

Stavo preparando una zuppa calda insieme a Lucille e la cosa era stranamente rilassante. Non so perché, ma cucinare mi rilassava, mi faceva sentire a casa.
Mi ricordo quando nei weekend i miei genitori mi facevano cucinare e i miei fratelli facevano finta che tutto quello che preparavo era disgustoso. In realtà non me la cavavo così male, ma Giovanni e Arianna si divertivano sempre a prendermi in giro. Giovanni è di tre anni più grande di me e Arianna quattro anni più piccola, infatti sta frequentando l'Accademia delle Belle Arti. Vuole diventare una famosa artista e girare il mondo, mentre Giovanni si è sposato l'anno scorso e ha già una bellissima bambina e quando posso faccio volentieri da babysitter alla piccola Elena.
È strano dirlo, ma mi manca la mia famiglia ed è meno di una settimana che non li vedo.
Tutte le domeniche ci riuniamo alla villa dei miei nonni e pranziamo insieme. Due domeniche fa li avevo avvertiti che sarai andata dalla zia in Val d'Aosta, ma ora se avessi potuto sentirli gli avrei detto che li amavo tutti e che non vedevo l'ora di rincontrare.
Tuttavia, ora, la mia priorità è far guarire Edmund. Domani è Natale e almeno con lui voglio essere felice.
Non so perché, ma con lui sto bene (per ora, potrei pentirmi di aver detto ciò) e non mi sorprenderebbe se per un nonnulla incominciassimo a litigare.
Si stava riprendendo e ieri si era messo in piedi per quindici minuti. Certo, aveva bisogno del sostegno di Clotaire e del mio, ma quanto a battute e sarcasmo si era ripreso alla grande.

-Amanda tu sei sicura che questo tizio...- aveva incominciato lui, ma lo fermai.
-Si chiama Clotaire!-
-Vabbé, lui! Perché devi puntualizzare tutto?-
-Oh insomma!-
-Sorvoliamo un secondo questo discorso! Dicevo: sei sicura che questo Clotaire- aveva detto Clotaire imitando la mia voce, cosa che mi fece ridere perché l'aveva fatto malissimo -possa reggermi?-
-È questo che ti preoccupa?-
-Si, e molto, perché se non mi regge cado faccia a terra!- non potei trattenere una risata a questa sua affermazione, non so perché ma la saua preoccupazione era troppo divertente!
-Oh ma andiamo! Non lo hai visto? È forte e nonostante l'aspetto possa ingannare, ieri l'ho visto mentre tirava su un bel pezzo di legno... Era veramente grosso! E poi scusa anche fosse, temi di rovinare il tuo viso?- dissi cercando di convincerlo, ma era solo una bugia, detta a fin di bene però!
-Non sei per niente convincente! E tanto perché tu lo sappia tengo molto al mio viso!- disse lui scoppiando a ridere. Allora decisi di fargli il solletico.
Lo soffriva eccome! Mi implorò di finirla per poi farmelo anche lui. Patetico, ma dopotutto avrei dovuto aspettarmelo.
Alla fina Clotaire è entrato dicendo che stavamo ridendo come ragazzini rumorosi e fastidiosi, e mi aiutò a portare Edmund in salotto.

Clotaire e Lucille si erano sposati circa quant'anni prima e avevano sempre vissuto ad Nantes, ma poi a causa della morte della loro unica figlia si erano trasferiti in Val d'Aosta e Clotaire aveva incominciato a produrre formaggi e a scendere in paese solo per vendere i suoi prodotti. La loro era una bella vita dopotutto, ma io sapevo che c'era dell'altro che Lucille non voleva raccontarmi.
Ovviamente anche io le avevo raccontato come ci eravamo conosciuti Edmund ed io e di come siamo finiti lì, non potei non arrossire nel raccontarle di quanto ero in pensiero per lui la notte in cui arrivammo alla loro porta e lei da brava donna si era subito informata sui nostri status sociali.
Purtroppo avevo potuto informarla solo per quanto riguardava la sottoscritta e non per quanto riguardava il mio adorabile compagno di viaggi.

Je t'aime ~ IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora