Capitolo 10. Clotaire e Lucille

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Capitolo 10

Pov Edmund

Mi svegliai disteso in un letto enorme, era giorno fuori e avevo fame.
Provai a tirarmi su, ma la testa incominciò a girarmi vorticosamente. Due braccia mi sostennero e una voce mi disse qualcosa. La stanza girava e non riuscivo a mettere a fuoco chi avevo davanti.
-Ed?- mi chiamò Amanda, questa volta riconobbi la voce e la posizione: si trovava alla mia destra, verso la finestra.
-Come ti senti?- mi chiese ancora lei unendo le nostre mani, la stavo cercando.
-Mi gira la testa...- le dissi sussurrando.
-Io credo che sia normale...- mi rassicurò lei. Poi un'altra donna nella stanza parlò e solo allora la notai. Doveva avere circa sessant'anni o poco di più, era magra e i suoi capelli erano raccolti in un ordinato chignon. Le rughe le solcavano il viso, ma non per questo aveva un aspetto orribile, anzi era messa meglio di mia nonna che si trucca sempre per coprire le imperfezioni del suo viso.
Parlava francese e notai con mio grande stupore come Amanda le rispondesse con calma e decisione. Anche io avevo fatto un po' di francese, ma le mie conoscenze erano riposte in un lontano cassetto della mia memoria che non ho intenzione di riaprire! Non mi è mai piaciuta come lingua, mi sono applicato maggiormente nell'inglese, infatti lo parlo benissimo e mio padre ha insistito molto perché facessi l'università ad Oxoford, in Inghilterra.
-Dove siamo?- chiesi ad Amanda guardandola. Aveva il viso sciupato e stanco, tuttavia rimaneva sempre bellissima. Avevo notato che non indossava più il vestito della festa, ma aveva dei jeans e un maglione di lana.
-Siamo al sicuro, in quella casa che avevi visto...- mi rispose stringendomi maggiormente la mano, quasi come se temesse di perdermi.
-Cosa è successo?- non ricordavo nulla della notte precedente.
-Dopo aver bussato ininterrottamente alla porta, sono venuta a prenderti con il signor Clotaire dopo avergli spiegato brevemente cosa era successo. I lupi ti avevano strappato i vestiti e tu eri lì per terra, fermo. Ho sentito un forte pizzicore agli occhi e poi Clotaire ha sparato. Siamo riusciti a mandarli via e a portarti a casa. Hai dormito per tre giorni, in preda alla febbre alta...- Amanda si interruppe e potei vedere una lacrima scenderle e rigarle il viso.
-Amy?-
-Sarei dovuta tornare indietro! Mi dispiace!- Amanda si era buttata su di me, mi stava abbracciando. Non sapevo cosa fare. -Clotaire dice che forse non potrai più sciare, a meno che non si intervenga entro un certo lasso di tempo...-
-Ma di cosa stai parlando?- ero confuso.
-Hai una brutta slogatura, fortunatamente Clotaire è un medico, ma quassù non può fare più di tanto.-
-Non me ne frega niente se non posso più gareggiare! Basta che possa camminare, correre e fare altre cose!-
-Non puoi capire la pena che ho provato nel vederti in questo stato questi tre giorni...- i nostri visi erano estremamente vicini, Amanda non si era allontanata di un centimetro.
La porta si aprì proprio sul più bello e un signore piuttosto anziano, ma in forma per la sua età si avvicinò ad Amy. Parlava anche lui in francese, non so cosa disse ad Amanda, ma si rivolse a me parlando un italiano zoppicante.
-Sei stato veramont fortunato ragazzo mio. Ora devi reposer!- quello che posso ipotizzare sia Clotaire se ne andò e chiesi ad Amanda cosa avesse detto.
-Ha detto che il tempo si sta facendo brutto e non sa se può accompagnarci a valle... Comunque adesso il tuo unico scopo è riposare! Va bene?-
-Si, ma dove vai?- aveva aperto la porta e si girò solo per rivolgermi un ultimo sguardo.
-A prepararti la cena.- mi sorrise prima di andarsene.
Non so perché, ma quella stanza iniziava a sembrarmi meno luminosa senza di lei.

Pov Amanda

Quelli erano stati giorni orribili. Non so perché, ma non riuscivo a non preoccuparmi per Edmund.
Era steso sul letto, con fasciature sulla testa e intorno al piede. Il ricordo della notte precedente era ancora vivido.

-Vi prego! Ho bisogno di aiuto!- continuavo a battere sulla porta di quella casa che rappresentava la nostra unica salvezza.
Un uomo sulla sessantina mi aprì leggermente sconvolto, evidentemente non capitava spesso una pazza che bussava a casa sua!
-Quoi? (Che c'è?)- gridò l'uomo. Parlava francese.
- Mon ami est blessé ! Aidez-moi, je vous en prie ! (Il mio amico è ferito! Aiutatemi vi prego!) - gridai all'uomo.
-Loups ? (Lupi?)- mi chiese.
-Oui ! (Si!) - ero chiaramente spaventata e il signore stava mantenendo la calma anche per me. Prese un fucile e uscì con la sua vestaglia da notte.
Quando arrivammo da Edmund, i lupi gli stavano mordendo la gamba e a quella vista così orribile non riuscii più a fare nulla. I lacrimogeni facevano male e per poco non persi i sensi.
Portammo Edmund svenuto alla casa. Perdeva molto sangue.
Una signora incominciò a scaldare l'acqua e prese degli asciugamani puliti. Ero ferma all'ingresso con metà del mio vestito sporco di sangue e lui era steso su un letto in un'altra stanza.
-Que faites-vous ici? Aidez-moi ! (Che fate lì ? Aiutatemi !)- mi intimò la donna porgendomi degli asciugamani. Mi disse di dirigermi verso la stanza dove stava suo marito.
Edmund si era ripreso e continuava ad urlare, mentre l'uomo che avevo chiamato gli stava raddrizzando la caviglia. L'uomo gli urlava di stare fermo e zitto, ma forse Edmund non capiva.
-Fermo, Edmund, devi stare fermo!- andai vicino a lui e incominciai ad accarezzargli i capelli, come si fa con dei bambini spaventati.-
-Amanda- la sua voce supplicava la mia presenza e non potei che sentirmi felice.
-Si, sono io!- lo baciai sulla fronte e delle lacrime incominciarono a scendere lente sul mio viso, mentre i coniugi che ci avevano aiutati mi guardavano come si guarda un cerbiatto spaventato. I in effetti lo ero. Ero spaventata da morire!

Passai molto del mio tempo con Edmund in quella stanza e qualche volta sono uscita per aiutare Lucille con la cena. Clotaire e Lucille erano davvero gentili, sposati da circa quarant'anni e in gran forma nonostante la loro età; Lucille mi ha dato un maglione di lana per tenermi al caldo e per ora può darmi solo questo, tuttavia ho apprezzato molto il gesto.
Non ho dormito molto e spero che Edmund non si ricordi cosa gli ho sussurrato molte volte.

-Ti prego Ed, non mi lasciare. Non mollare.- ero davvero disperata se ad Edmund Grandi rivolgevo quelle parole, ma sentivo in cuor mio che erano le parole giuste da rivolgergli e speravo tanto che in un modo o nell'altro mi avrebbe sentita.

Angolo Autrice
Ho messo la traduzione delle frasi in francese per chi non lo parlasse o non lo avesse studiato.
Spero che vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio,
Serena.

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