Capitolo 3. Ma come ti permetti?

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Pov Amanda

Mia zia mi aveva accolto a braccia aperte alla stazione e dopo aver scaricato i bagagli a casa, decise di portarmi da Momò, un suo caro amico, o così diceva lei.
Zia Matilde era la sorella di mia madre e viveva ad Aosta da circa dieci anni: aveva sempre amato le montagne e la libertà che nella sua famiglia non aveva mai trovato, così era fuggita ed aveva girato il mondo; dopo una lunga carriera di pittrice affermata è tornata in Italia e ho passato molto tempo con lei, anche se mio nonno non ha mai approvato.

-Allora, mio angelo! Che lavoro fai? Spero tu abbia cambiato e sia passata a qualcosa di più serio! Dopo l'università non hai avuto molta fortuna!- mi disse mia zia, mentre camminavamo per la città. Avevo finito l'università quell'estate e mi ero laureata in antropologia sociale a Roma, ma non trovando un lavoro decente mi sono dovuta accontentare di un posto come cameriera.

-Faccio la cameriera zia, ti ricordi? Da Doris.- mi sforzai di fare un sorriso.

-Stella! Non c'è bisogno di fare quella faccia, non è così male dopotutto! C'è di peggio!- mi disse lei allegra, ma sapevo che in cuor suo si preoccupava per me, temeva che non potessi realizzare i miei sogni. -E dimmi un po': ce l'hai un ragazzo?-

-Zia!- ero stupefatta! Perché tutti volevano sapere della mia vita sentimentale? Non ero mica una telenovela!

-Oh suvvia, ero curiosa!- mia zia si tirò indietro i capelli biondi e ricci e poi si accese una sigaretta. -Un uomo è la parte più divertente della vita mia cara.-

-Ho capito, ma in questo momento non ci tengo a trovare qualcuno!-

-Non dirmi che pensi ancora a lui!- era proprio strano che nel giro di una settimana i discorsi finivano sempre su di lui. Lui, il mio primo amore, un amore di una ragazza di diciassette anni infranto dal più grande degli stronzi!

-No zia, ma se lo nomini è ovvio che i miei pensieri vanno a lui!- ora, noi lo chiameremo "lui" perché per me il suo nome è impronunciabile!

-Okay, ho capito, ma dobbiamo fare in modo che ti esca dalla testa! Per fortuna c'è tua zia qui! Ci divertiremo molto prima di Natale!-

Mancavano solo cinque giorni a Natale e io non volevo che arrivassero così in fretta, mi piaceva stare con la zia, anche se era un po' matta.

-E tu zia? Hai trovato qualcuno con cui "divertirti", tanto per citarti?- mi trattenni per non ridere, a Matilde non piaceva quando le persone usavano le sue stesse parole contro di lei.

-No, e farai bene a restarne fuori cuore mio! Altrimenti potrei rimediarti un bel ragazzo per domani sera!-
Le minacce di zia Matilde funzionavano sempre e non so perché ma avevo paura che me l'avrebbe trovato comunque.

Arrivammo da Momò, o meglio la pasticceria di Momò. Era un luogo accogliente: il pavimento era in legno e la porta aveva una campanella per avvertire l'arrivo di un potenziale cliente, i tavolini erano rotondi e alcuni riprendevano lo stile tirolese con sedie annesse, la parete era dipinta di un verde menta chiaro e un bordo d'oro ricopriva le finestre. Era un luogo semplicemente incantevole, mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo quando mio nonno mi portava al circolo di biliardo e nonostante il puzzo di fumo, c'erano tanti tavolini simili a quelli della pasticceria di Momò, in più ricoperti da velluto verde.

Mi scontrai con qualcuno e senza rendermene conto agguantai la sua giacca blu per non cadere.

-Ehi! Mi rovini la giacca!- sbraitò il tizio che avevo urtato. Delicato.

-Mi scusi, non l'avevo vista.- dissi poco convinta vedendo chi avevo davanti. Un ragazzo biondo, bellissimo come i suoi meravigliosi occhi verdi e... Amanda! Riprenditi!

Je t'aime ~ IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora