Capitolo 37. Volevo provare ad amarla

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Pov Amanda

Un rumore continuo mi stava dando il "buongiorno".

Qualcosa non la smetteva di fare "bip" e così mi decisi ad aprire gli occhi. La prima cosa che vidi fu un parete bianca, di un bianco accecante e destabilizzante. Richiusi gli occhi per un istante e l'immagine dell'espressione disperata sul viso di Edmund mi confuse ancora di più. Cercai di muovere il più lentamente possibile ogni parte del mio corpo e poi suonai il campanello che qualcuno aveva attaccato al mio indice. Avevo capito di trovarmi in un ospedale e che qualcuno aveva chiamato i soccorsi, ma non ricordavo così bene come e perché mi trovavo in ospedale.

Un uomo con un camice bianco e gli occhiali entrò nella mia stanza. Non avrei saputo dare un età al dottore, ma potevo immaginare che fosse relativamente giovane.

-Salve signorina Silvestri.- mi salutò l'uomo, mentre armeggiava con la flebo e gli strani marchingegni che si trovavano in quella stanza. Non riuscivo a parlare, i ricordi di quello che era successo incominciavano ad affollarsi nella mia testa, come se ognuno fosse più importante degli altri e cercasse di attirare la mia attenzione.

-Come si sente?- mi chiese ancora il dottore, misurandomi la pressione.

Riuscii solo a sorridergli e niente di più. Non riuscivo ad emettere suoni di alcun genere. Nel mentre che il dottore mi parlava, continuavo a pensare ad Edmund e mi chiedevo dove potesse essere.

-Si ricorda qualcosa o qualcuno prima dell'incidente?- il dottore mi guardò pensieroso e si tolse gli occhiali.

-Edmund...- sussurrai appena. Era l'unico di cui mi importasse. Dentro di me sapevo che era successo qualcosa di brutto, non riuscivo a ricordarmi l'ultima parte della nostra avventura.

-Sta bene, è uscito da una settimana almeno. Vi hanno trovato dopo due giorni quasi e nonostante qualche frattura, lui sta bene. Lei, invece, ha riportato delle lesioni più gravi, ma non meno curabili.- il medico mi sorrise confortante, ma io non avevo assimilato del tutto le sue parole.

"Vi hanno trovato dopo due giorni", ma allora perché mi ricordavo di noi due in una casa a ridere e scherzare?! Che fosse stato uno scherzo della mia mente?

"Qualche frattura" il mio cervello pensò subito alla caviglia, mentre il mio corpo gridava in ogni sua cellula di alzarmi da quel letto e andare da Edmund per assisterlo.

Una parte di me voleva assolutamente andare da lui, ma mi chiedevo allo stesso tempo perché. Dopotutto non eravamo nemmeno amici e lui ci aveva portato fuori strada con la sua sterzata!

Ma allora perché continuavo a vedere le immagini di noi due in quella casa e quei due signori? Perché sentivo di provare qualcosa per lui?

-Quanto tempo sono rimasta qui?- chiesi, avendo paura della risposta.

-Sono passate due settimane.- il mio stato di confusione aumentò ancora di più e il dottore continuò a spiegarmi –Ha perso molto sangue e abbiamo dovuto farle una trasfusione d'urgenza, questo però ha destabilizzato molto il suo corpo, che non ha dato cenno di volersi svegliare, nonostante le attività celebrali fossero normali.-

-Cosa è successo?- iniziai ad agitarmi ed il "bip" della macchina incominciò a darmi più fastidio del solito.

-La tempesta non ha permesso alle autorità di trovarvi subito, ma poi, dopo due giorni, siete stati liberati dalla neve.- l'uomo mi guardava come se fosse difficile spiegarmi quelle cose.

-Io mi ricordo di una casa, c'era anche Edmund con me, e anche dei signori. Un uomo e una donna. Mi ricordo che non erano molto giovani. Ho dei ricordi confusi di noi due che balliamo e parliamo.-

Je t'aime ~ IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora