2 - Curricula e colloqui

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"Maledetto Horan, mi hai incastrato!" borbottò Louis, sbuffando sonoramente fra di sé, rigirandosi tra le mani le cartelline prima di andare a ricevere la persona che il cognato gli aveva preannunciato.

Ormai era tardi per qualsiasi tipo di azione, per cui non poté far altro che alzarsi di mala voglia dalla poltrona del suo ufficio e dirigersi verso la sala di attesa, dove in genere c'era la segretaria ad accogliere i clienti e ad effettuare i primi convenevoli.

Stavolta invece toccava a lui fare gli onori di casa..., anzi d'ufficio!

Ed anche per una cosa che non gli piaceva, né interessava fare.

Prese un lungo respiro e uscì dall'ufficio.

Si avvicinò al ragazzo, tendendogli la mano.

«Buongiorno, sono l'avvocato Tomlinson» si presentò Louis.

«Oh, b-buongiorno» rispose il ragazzo con un filo di esitazione nella voce.

Louis indugiò per un attimo con lo sguardo sul candidato che aveva di fronte.

La sua aria un po' impacciata, il vestito dal taglio troppo serio, troppo formale, quell'atteggiamento rigido ed impettito non gli lasciarono alcun dubbio, se mai potesse averlo avuto. Non si trattava certo di un cliente. Quello era il primo candidato convocato. Un paio di secondi e avrebbe saputo di quale dei due maschi si trattava.

«So-sono Ed Sheeran. Dovrei incontrare l'avvocato Horan per un colloquio per quel posto di praticante...»

Appunto...

Louis buttò l'occhio sulla prima cartellina. Il nome coincideva.

«Il collega ha avuto un imprevisto, purtroppo, e lo sostituisco io» lo informò Louis senza celare il suo disappunto e piantandogli in faccia quegli occhi azzurri con un'espressione glaciale.

Vide il ragazzo tremare per un attimo e Louis si compiacque di come riuscisse a gelare la gente con un solo sguardo, di come riuscisse una volta in più, a tenere tutti in pugno.

Con questo ragazzo, poi, dall'aria così spaesata, sem­bra­­va proprio un giochetto da ragazzi.

"Alla fine potrei anche divertirmi!" pensò Louis con una nota di sadismo continuando a fissare il ragazzo dai capelli rossi che aveva assunto la medesima colorazione anche sulle guance.

«Oh, mi-mi dispiace» farfugliò il ragazzo con un tono di voce sommesso, quasi come se fosse colpa sua se le cose stavano andando diversamente.

«Venga, si accomodi pure nel mio studio» gli precisò Louis con tono distaccato, facendogli strada ed indicandogli la poltrona davanti alla sua scrivania.

Non lo stava mettendo affatto a suo agio, ma Tomlinson si stava godendo una piccola rivincita sul cognato e sul tiro mancino che gli aveva appena giocato.

Il ragazzo si sedette sulla poltrona assumendo una posizione rigida e Tomlinson si prese il tempo che gli serviva per girargli intorno e prese posto di fronte a lui, dall'altra parte della scrivania. Raccolse la prima cartellina, quella che riportava il suo nome e la aprì con calma, prendendo in mano il curriculum e leggendolo velocemente. L'occhio gli cadde sulla votazione finale: 110 e lode!

Beh, tutto sommato se lo poteva aspettare. Il ragazzo dalla folta chioma fulva e con due occhi azzurri che si muovevano veloci anche se intimoriti dal suo sguardo glaciale, aveva un'aria seria e compassata, piuttosto professionale, nonostante denotasse un certo impaccio iniziale ed una timidezza nell'approccio.

Quella quasi balbuzie non lo aiutava di certo e per un avvocato non sarebbe stato un limite da poco. Per un attimo, Tomlinson si chiese se la cosa non fosse dovuta al suo modo brusco di trattarlo piuttosto che al suo carattere, ma continuare a vedergli le guance imporporate, gli confermò che il ragazzo era timido.

AS A RAINBOW IN MY LIFE (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora