AS A RAINBOW IN MY LIFE (completa)

28 - Pranzo in famiglia

Il giorno della vigilia iniziò più tardi del solito. O forse era iniziato sin troppo presto, con tutti gli avvenimenti della serata precedente.

Harry ripensò ai momenti trascorsi soltanto qualche ora prima ed un sorriso gli si stampò in volto mentre la sua mente ripercorreva i momenti della cena con la famiglia di Louis, l'atmosfera calda e rilassata che c'era tra i presenti, la canzone che gli aveva cantato sul palco, una timida e velata dichiarazione d'amore a cui era seguita quella ufficiale di Louis di fronte alla sua famiglia, prendendo posizione non solo rispetto a lui, ma rispetto anche a come avrebbe gestito la sua vita sentimentale da là in poi.

Non più negazione di se stesso, ma affermazione di ciò che voleva e provava veramente.

Harry era ancora abbracciato a Louis che stava dormendo rilassato, con un'espressione serena. La sua bocca sembrava atteggiata ad un mezzo sorriso ed Harry si chiese cosa stesse sognando. Forse le stesse belle cose a cui lui stava pensando da sveglio.

Si staccò piano da lui e si appoggiò sul proprio avambraccio, restando a fissare l'uomo di cui si era innamorato.
Louis era riuscito a tenerlo sulle spine fino alla sera precedente, negandogli quella certezza di sentimenti che avrebbe tanto desiderato avere, fino a sorprenderlo con quell'inaspettata dichiarazione d'amore di fronte alla sua famiglia qualificandolo come il suo fidanzato.

Harry era rimasto stupito da quella ammissione che Louis aveva sempre rifiutato di fare.

Con una mano, Harry si ravviò il lungo ciuffo che gli era caduto in fronte, mentre il viso di Louis si mosse appena sopra il cuscino. L'avvocato aprì un occhio, cogliendolo di sorpresa. Un lampo di azzurro sembrò quasi trafiggerlo.

«Ehi, mi stavi spiando?» gli disse sorridendo.

«Solo un pochino» e sul viso di Harry accanto al suo sorriso luminoso comparvero le fossette che lui amava tanto. «Ti imbarazza?»

«Non se a farlo sei tu» lo stuzzicò.

«Cosa vorresti dire? A quanti è concesso di vedere un tuo risveglio?» si risentì Harry.

«Solo a te, sciocchino. Vieni qui fra le mie braccia» lo invitò ed Harry si strinse a lui.

«Buon compleanno, amore» gli augurò ancora Harry.

«Mi sembra tu mi abbia già fatto gli auguri, tante ore fa» precisò Louis.

«Voglio che oggi per te sia un giorno speciale e che tu possa fare soltanto ciò che desideri» gli sussurrò Harry rannicchiandosi ancor di più fra le sue braccia.

«Penso che potrei restare così per tutta la giornata!» commentò Louis.

«Magari con della bella musica in sottofondo?»

«Magari.»

Harry si staccò da lui, scese dal letto e si avvicinò allo stereo sopra il comò. Inserì un CD mettendo il volume basso, consapevole che il suo corpo fosse attraversato dallo sguardo intenso di Louis.
Quando si girò verso di lui, incontrò i suoi occhi che lo stavano fissando e Louis non fece nulla per distogliere lo sguardo continuando a guadare ogni centimetro di pelle di Harry, in particolare quella coperta dall'inchiostro nero.

Harry si avvicinò percorrendo lentamente i pochi metri che lo separavano dal letto di Louis, evitando di coprire con due passi delle sue lunghissime gambe la poca distanza che lo separava dal suo uomo.

Louis scostò di colpo il piumone con un gesto di invito a raggiungerlo che non aveva bisogno di parole mentre i suoi occhi sembravano fiammeggiare mentre continuavano a fissare Harry.

Le note stavano riempiendo l'aria intorno a loro, rendendo il loro silenzio ancora più carico di tensione sessuale. I loro occhi erano incollati e i loro visi si fecero sempre più vicini prima che anche i loro corpi si fondessero in un abbraccio. Trascorsero l'intera mattinata a letto, avvinghiati l'uno all'altro come se da ciò potesse dipendere la loro sopravvivenza, come se il fatto di staccarsi potesse compromettere ciò che avevano appena raggiunto, come se isolandosi nella loro meravigliosa bolla, il mondo potesse non intaccare la purezza dei loro sentimenti, finalmente venuti a galla con forza e che ancora un po' li spaventava per la loro intensità.