4 - Pausa pranzo

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«Allora, socio, com'è andata?» chiese Niall al suo rientro dal tribunale, verso l'una. Era stata una mattinata piuttosto difficile anche per lui ed era contento di essere finalmente tornato alla base. «Sei riuscito a sopravvivere all'ingrato compito che ti ho affidato?»

«Hai voglia di sfottere, per caso?» gli rispose Louis, senza tanti mezzi termini. Già si era dovuto accollare una cosa che odiava, perdendo tempo prezioso che avrebbe potuto riservare alla causa Logan e poi quell'ultimo colloquio lo aveva decisamente coinvolto più del dovuto.

«No, no. Era giusto per sapere.»

«Beh, ti terrai la tua curiosità fin dopo la pausa pranzo perché ora ho bisogno di mettere sotto i denti qualcosa, altrimenti svengo.»

«Oddio, di solito sono io quello che pensa sempre al cibo... Mi devo preoccupare?» chiese Niall con un po' di curiosità, ma anche con aria di scherno. Non gli era mai parso che per Louis quello di mangiare fosse una delle cose più importanti nella vita. Sembrava vivere d'aria ed il suo fisico esile sembrava dargliene conferma.

«No, niente di preoccupante, ma ho bisogno di carboidrati. Andiamo da Liam e ci facciamo fare una spaghettata ai frutti di mare.»

«Hai voglia di cucina italiana?» gli chiese Niall, stuzzicato dall'idea. Liam era un loro amico e da qualche anno aveva reso in gestione un locale in cui spesso si ritrovavamo a passare la pausa pranzo. Molto più spesso, invece, ci andavano di sera per ritrovarsi tra amici o per bere una birra in compagnia.

Il cuoco, Mario, era però di origini italiane e spesso inseriva nelle proposte del menù anche cibi della sua terra, soprattutto degli ottimi piatti di pesce o di primi a base di pesce. Era di una bravura eccezionale e sapeva deliziare il loro palato con delle vere e proprie prelibatezze.

«Sì, niente fast food o trash food. Solo cibi genuini, tanta verdura e dieta mediterranea.»

«Oddio, mi sembri Lottie. Ultimamente non parla d'altro. Con la dieta salutista mi sta facendo una testa...»

«Bada bene cognato, che stai parlando con il fratello di tua moglie. Non ti permetto di prenderti gioco di lei» lo riprese Louis con finta aria di rimprovero.

«Giusto, giusto. Vada per Liam e per la cucina italiana, allora.»

«Aspetta che prendo le chiavi della macchina, andiamo con la mia» aggiunse Louis raccogliendo il portachiavi dalla scrivania.

Dieci minuti dopo stavano parcheggiando l'auto sportiva nera davanti al ristorante dell'amico.

«Allora, non mi vuoi proprio anticipare nulla dei colloqui che hai fatto?» riprese Niall, curioso di sapere com'erano andati. Gli dispiaceva non averli seguiti di persona.

Si era fatto un'idea che potessero essere tre validi candidati, ma non aveva riscontro oggettivo né del loro aspetto fisico, né delle loro capacità dialettiche, ad eccezione in parte del primo ragazzo, cui aveva aperto la porta prima di uscire.

«Ti ricordo che siamo in pausa pranzo» gli disse Louis con aria di rimprovero «e quindi non si parla di lavoro fino al nostro rientro in ufficio.»

«Certo che sei stronzo, amico.»

«Senti chi parla! Dopo lo scherzo che mi hai combinato!» lo rimbrottò Louis, dandogli un leggero pugno sul braccio mentre si avviavano all'ingresso del locale.

«Oh, qual buon vento!» li accolse Liam. «Era ora che voi due vi faceste vedere da queste parti...» li rimproverò. «Stavo quasi pensando di mettere un annuncio sul giornale...»

«Sempre il solito esagerato» lo rimbeccò Niall.

«Guarda che noi, di solito, lavoriamo» rincarò Louis.

AS A RAINBOW IN MY LIFE (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora