20 - Un salto nel Medioevo

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Il sabato sera era trascorso in modo rilassato. Erano rimasti sul divano a guardare vecchi DVD finchè le palpebre non si erano fatte pesanti e poi erano passati nel letto king size di Louis.

«Mi piace dormire abbracciato a te» confessò Harry mentre Louis lo cingeva da dietro appoggiando il suo torace alla sua schiena.

«Anche a me» gli sussurrò vicino all'orecchio mentre tuffava le labbra fra quei morbidi capelli che gli solleticavano il naso raggiungendolo anche con il loro profumo ai frutti esotici.

«Mi piacerebbe che questi momenti non finissero mai» gli confidò Harry con un tono di voce basso e roco, quasi un sussurro. « Invece so che non sarà così » aggiunse a voce ancora più bassa, quasi per se stesso.

Si chiese se Louis potesse averlo sentito visto che non gli arrivava alcuna reazione.

Solo dopo molti secondi, forse un paio di minuti, la voce lievemente metallica di Louis tagliò quel silenzio.

«Sai le mie condizioni. Non voglio una relazione.»

Il tono della voce era dolce, ma le parole facevano davvero male.

Harry si raggomitolò ancor di più su se stesso, quasi a cercare di difendersi dalla cruda realtà di quelle parole.

«Non ti capisco Louis. Perché ti ostini ad alzar barriere fra di noi?»

«Forse perché è quello che mi riesce meglio» gli rispose con un tono secco che non ammetteva repliche.

«Non ne sono convinto.»

«Io invece sì. E non me ne frega nulla se ti sembro uno stronzo. E' così e basta.»

«Perché tutta questa durezza, Lou? Il tuo cuor ferito ti fa reagire così, ma so che hai tanto amore da dare, devi solo convincertene.»

La voce di Harry riusciva a pronunciare cose dolci nonostante la durezza dei pensieri esternati di Louis. L'avvocato provò un brivido sentendosi sempre più confuso.

Fortunatamente Harry gli dava le spalle e non poteva guardarlo negli occhi. Era più facile dire cose cattive se quegli smeraldi non puntavano ai suoi occhi.

Era attratto terribilmente da lui, eppure Louis sentiva la paura crescere a dismisura, rischiando di infrangere quell'equilibrio precario su cui aveva lavorato da anni.

«Ti sbagli, non sono ferito.»

«Posso quasi vedere il sangue» aggiunse il praticante, provocandogli un altro colpo al cuore.

«Piantala Harry, o me ne vado a dormire sul divano» lo aggredì.

«Scusa Louis. Hai ragione. Siamo stanchi e non è il momento di affrontare discorsi così impegnativi. Forse ne riparliamo domani.»

«Anche no» rispose bruscamente Louis staccandosi da lui e voltandosi dall'altra parte del letto dandogli le spalle.

Era arrabbiato con se stesso, per la sua reazione, per le sue parole, per la sua incapacità di prendere in mano la situazione e di affrontarla una volta per tutte.

Harry sentì un brivido freddo alla schiena mentre il corpo caldo di Louis si staccava da lui e sentì il calore di una lacrima scorrergli lungo la guancia prima di affondare nel cuscino.

Anche Louis provava qualcosa per lui, ne era certo eppure non riusciva a farglielo ammettere, a convincerlo che doveva lasciarsi andare.

Trattenne un singhiozzo che, oltre a metterlo in imbarazzo, avrebbe soltanto complicato le cose già così difficili tra di loro facendolo apparire ancora più fragile.

AS A RAINBOW IN MY LIFE (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora