Lunedì mattino Harry arrivò al lavoro felice, con in testa ancora le immagini di quell'intenso week-end appena trascorso. Era radioso ed il suo sorriso, se possibile, più contagioso del solito.
Il solo pensiero lo faceva ancora vibrare di emozione.
Era stato tutto perfetto, Louis gli aveva sorriso spesso, abbandonando quell'aria troppo seria e composta che aveva in ufficio. Harry era riuscito a trascinarlo nel suo mondo scanzonato, leggero, dove tutto sembrava facile.
Avevano fatto l'amore insieme più volte dimostrandosi entrambi dolcissimi, in grado di dare e di ricevere coccole, perduti nel loro mondo di arcobaleni e favole.
Le vibrazioni positive del ragazzo avevano regalato a Tomlinson, per quel breve periodo, l'illusione che tutto potesse essere di nuovo semplice, meraviglioso come lo era stato ai tempi di Jonathan. Anzi, anche meglio. Harry era molto più carino esteticamente e soprattutto era molto più affettuoso, dava e cercava maggior contatto fisico.
Louis si era sentito improvvisamente giovane, il ragazzo che era al di là del suo ruolo serio e professionale, desideroso di vivere, di sentirsi vivo, di dare spazio nella sua esistenza a qualcosa che non fosse soltanto il lavoro, ma a quell'aspetto sentimentale che aveva volutamente trascurato dopo la separazione da Jonathan.
La magia che Harry aveva saputo creare intorno a loro nel week-end sembrò però svanire non appena varcò la soglia dell'ufficio il lunedì mattina. Il praticante non seppe come definire il clima che si respirava in studio. C'era tensione e sembrava palpabile già appena varcata la soglia.
Il suo sorriso si spense non appena incrociò il viso della segretaria.
«Ciao Mary, qualcosa non va?» gli chiese preoccupato, vedendo lo sguardo cupo della donna, che sembrava prossima alle lacrime.
«No Harry, tutto b- bene» cercò di rassicurare il praticante con voce esitante, ma Harry continuò.
«Non è vero Mary. Dimmi cosa c'è. Vieni, ti offro un caffè intanto.»
La donna lo seguì verso il distributore delle bevande calde.
«Non è niente, Harry, davvero.»
«Sei una pessima bugiarda, ho imparato a conoscerti. E poi sei prossima alle lacrime. Dimmi: problemi a casa o qui al lavoro?»
«Beh, q-qui» farfugliò balbettando. Harry si chiese quale dei due soci potesse averla ridotta in quello stato poi provò ad indovinare puntando su quello più lunatico ed irascibile.
«Fammi indovinare: Louis.»
«Già» ammise Mary.
«Dimmi: ha la luna storta?»
«Peggio. Ha un diavolo per capello e sbraita da quando è arrivato. Ha litigato anche con Niall e ti dirò che per sentire Niall alzare la voce bisogna veramente farlo imbestiare...»
«Beh, ora non si sente nulla» commentò Harry di fronte all'improvviso silenzio dello studio. «Forse Tomlinson si è calmato.»
«No, è uscito sbattendo la porta. E' andato da un cliente e starà fuori per un paio d'ore.»
«Beh, rilassati allora. Ma dimmi cos'è successo di preciso?»
«Venerdì mi ha dato indicazione di spedire una mail e io ho fatto esattamente quello che mi ha detto, lo giuro» e un singhiozzo scappò dalla bocca della donna mentre spiegava ad Harry l'accaduto.
«E allora?»
«Stamattina non gli andava più bene. Ha detto che sono un'incompetente, che non capisco niente, che ho la testa fra le nuvole...» Mary singhiozzò ancora facendo quasi fatica a parlare. «Ma ti assicuro che ho eseguito perfettamente quanto mi aveva detto venerdì e le cose erano completamente diverse... forse ha cambiato idea nel fine settimana...»
STAI LEGGENDO
AS A RAINBOW IN MY LIFE (completa)
FanfictionLouis Tomlinson era bello, castano, con uno sguardo accattivante e due occhi glaciali color azzurro intenso che, se avevi la fortuna di incrociare, non riuscivi a toglierti dalla testa. Carismatico e affascinante anche se con un carattere aggressivo...