AS A RAINBOW IN MY LIFE (completa)

16 - Clima freddo, anzi glaciale

Harry si alzò, raccolse da terra i suoi indumenti e cominciò a rivestirsi, imitato da Louis.

«Mi riaccompagneresti a casa, per favore?» chiese il ragazzo.

«Non vuoi restare ancora un po'?» chiese Louis con una nota di titubanza nella voce. Era ancora sotto l'effetto di ciò che Harry gli aveva provocando regalandogli una notte, o meglio una frazione di notte, d'amore come non si ricordava da tempo.

Dopo Jonathan non c'era stato più nessuno di importante. Il suo ragazzo aveva creato il vuoto dietro di sé quando si era allontanato da lui per andare all'università in Germania. I loro rapporti si erano fatti via via sempre più freddi e sporadici con l'effetto di allontanarli sempre di più finché un brutto giorno, con un sms, Jonathan gli aveva comunicato che non provava più gli stessi sentimenti per lui e che non voleva più stare assieme. In seguito Louis aveva scoperto anche il perché: Jonathan aveva un nuovo ragazzo.

Da quel momento, Louis si era chiuso in se stesso, rinunciando a lasciarsi strappare il cuore da un'altra storia importante. Si era concesso soltanto avventure occasionali, nulla che avesse lasciato il segno, lasciandolo sempre più solo. Nemmeno la sua famiglia gli era molto d'aiuto. I rapporti con loro si erano incrinati da quel giorno in cu, insistendo per conoscere una possibile fidanzata, lo avevano costretto ad un outing che non si sarebbe sentito ancora pronto per fare, ma non ce la faceva più a sostenere le loro insistenze. Si erano allontanati tutti da lui, anche le sue sorelle. Gli restava solo Lottie. Lei era l'unica che lo aveva capito e lo amava così com'era senza pretendere che lui rispettasse le convenzioni sociali o gli stupidi progetti che i suoi genitori si aspettavano invece da lui.

E poi per fortuna c'erano gli amici, Niall e Liam. Loro non lo avevano mai discriminato per essere diverso, non gli avevano mai fatto pesare il suo orientamento, né lo avevano preso in giro come invece più di qualcuno aveva tentato di fare già ai tempi della scuola, facendoli maturare quella voglia di adoperarsi a difesa dei più deboli, di coloro che venivano bullizzati o messi in difficoltà da stupide convenzioni sociali.

Si girò verso Harry incrociando il suo viso sorridente e quelle deliziose fossette.

«Preferirei tornare a casa mia, se non ti dispiace.» Harry tolse l'elastico al suo chignon ormai sfatto e con una mossa abile se lo rifece raccogliendo i capelli. Louis pensò a quanto gli sarebbe piaciuto tuffare le dita fra quei capelli morbidi ed accarezzarli o tornare a posare le orecchie sul suo collo, proprio sotto il suo lobo, fargli sentire il suo respiro caldo mentre gli confessava quanto fosse attratto da lui, di invitarlo a trascorrere quel che restava di quella notte nel suo letto, magari abbracciati l'uno accanto all'altro.

Invece, si limitò a guardarlo ricambiando il suo sorriso. Louis si sentiva frenato da qualcosa di inspiegabile, provava una forte attrazione per lui e al contempo era come se avvertisse che qualcosa non andava, che non stava facendo la cosa giusta in quel momento.

«Vuoi guidare tu?» gli chiese, come se quella proposta potesse in qualche modo suggellare una sorta di condivisione tra di loro.

«No, mi piace di più come guidi tu.»

«Forse ho solo un po' più di pratica, ma te la sei cavata benissimo.»

«Grazie, ma ora preferirei andare.»

«Certo» rispose Tomlinson controllando di avere il portafoglio con la patente nella tasca posteriore dei pantaloni e raccogliendo le chiavi della Porsche dal portaoggetti sul mobile dell'ingresso.

Mentre scendevano con l'ascensore tornando verso la macchina, c'era una strana tensione fra di loro. Non c'era più quella carica sessuale che avevano avvertito prima, quando avevano lasciato il locale ed entrambi tradivano la voglia di scoprirsi. Ora c'era una specie di silenzio sospeso, entrambi custodivano i propri pensieri senza darne voce.