A casa, sistemó il tutto e il risultato fu splendido. Ne andava davvero fiera.
Quando il sole era all'orizzonte del tramonto, Clementine uscì nuovamente di casa ma restò in giardino.
Osservava il lago, il bosco e le case circostanti mentre beveva del thè caldo.
- È un posto tranquillo, questo... - commentò.
Ma la sua paranoia entrò in gioco: il cuore prese a battere così forte da sentirselo in gola e sgranò gli occhi.
" E se comparisse dietro di me, ora? Se mi stesse osservando dal bosco? " pensò indietreggiando dalla paura.
Inciampò e cadde a terra, rompendo la tazza e bruciandosi le mani.
- ... non è reale... è solo un'illusione... - si disse sottovoce, tirandosi da terra goffamente e andando a pulire il disastro che aveva combinato.
Ma la ragazza non si accorse della figura che la teneva d'occhio da sopra un albero vicino alla staccionata, seduto con le gambe penzoloni.
Il padre venne a chiamarla per cenare. Clem aveva appena raccolto tutti i pezzi della tazza rotta che si voltò verso la finestra che dava al soggiorno.
- Arrivo! - esclamò, alzandosi dal prato e correndo dentro casa, lasciando socchiusa la finestra dietro di sé.
Dopo un'ora, alle 22, Clementine si ritirò in camera sua per giocare ai videogiochi sul pc, ma un oggetto che prima non c'era catturó la sua attenzione.
- Ma che...? - si chiese.
Prese in mano quella che sembrava una lettera lasciata sul letto. La grafia non era delle migliori ma era leggibile.
- " Sappi che tutto quello che ti sta accadendo è reale. Lui non è un'illusione.
Ci incontreremo presto. " - lesse con inquietudine. La fine del foglio era imbrattata con un simbolo a lei noto: il cerchio con la X.
Lasciò cadere la lettera, sedendosi sul letto. Le ginocchia e le mani le tremavano.
- No... che razza di scherzo è questo...?! - prese una boccata d'aria per non gridare, intanto le lacrime le volevano appannare la vista.
Presa dal panico riprese il foglio, lo accartociò e lo gettò fuori dalla finestra aperta. Guardò con odio il volo della palla di carta che andò fuori dalla staccionata di casa.
- E lì devi restare! - batté i pugni sul davanzale.
Però, adesso che ci pensava...
- Mi ricordavo di aver chiuso la finestra... come mai è aperta? - Clem rabbrividì di inquietudine e freddo. Rimase immobile a osservare il bosco.
" Non voglio parlarne con papà... non voglio parlarne con nessuno, altrimenti mi daranno della pazza come alle medie. Eppure com'è che sta accadendo tutto ciò?! " si sentì la gola chiudersi.
Si riprese solo al suono del suo cellulare; lo prese per vedere chi la stesse chiamando a quell'ora.
- Ancora sveglia, tu? Heh... almeno mi hai salvata da un attacco di panico. - commentò in italiano con un sorrisetto benevolo.
Rispose alla migliore amica.
- Hey! Tutto apposto? - la salutò Nancy.
- Hai voglia. Mai stata meglio.
E tu non dovresti dormire a quest'ora come tutte le persone normali? - disse sarcastica.
- E chi ti dice che sono normale? Pff, credo lo avessi capito dopo tanti anni di amicizia. - scherzò l'altra.
- Ma davvero, dimmi... stai bene?
Insomma, niente incubi o cose del genere? - continuò Nancy, parlando sottovoce visto che in Italia dovevano essere almeno le 4 del mattino.
- Sai già la storia... ho avuto un'allucinazione. - le spiegò netta.
- Con tutto di tosse e nausea... ?! - si agitò. Sapeva che Clementine avesse le allucinazioni e anche che si sentiva male ogni volta, ed era così da quando si conoscevano: era così curiosa di sapere il perché di tutto ciò.
Spesso ne aveva anche parlato con Clementine tornando da scuola, ma lei non le raccontava mai nulla di nuovo. Era sempre la stessa storia, quella che dopo un picnic nel bosco aveva incontrato la creatura alta e pallida e da allora veniva tormentata da essa.
- Mhm mh. -
- E che hai fatto? Non hai chiamato tuo padr- ... non mi dire che lui non ne sa nulla? - la interrogava come solo le amiche fanno. Ma Clem sospirò, confermando che era così.
- È rimasto al fatto che io sia solo eccessivamente stressata...
Non voglio avere a che fare con altra gente che a priori mi da della schizofrenica.
Ma ora basta parlare di questo.
Piuttosto, quando ti trasferisci anche tu qui? - tagliò corto.
- Mio padre ha detto che per la fine del mese dovremmo partire... wow, quale fortuna: mio padre ha trovato lavoro nella stessa città dove voi vivete. E ci trasferiremo nel vostro stesso quartiere! - affermò contenta.
- Quasi sembra fatto apposta per mandare avanti la storia d'un libro, non credi? - commentò ironica Clemmy.
- Non ti seguo, Clem... -
- Vebbè, meglio che tu vada a dormire. Ci si sente. -.
Si diedero la buonanotte.
Clementine sospirò nuovamente, buttandosi sul letto disfatto: aveva bisogno di affetto, di un semplice abbraccio. E la sorellina Christinna glielo diede.
Era entrata per chiederle se voleva giocare con lei e il padre a Monopoly ma aveva preferito abbracciarla.
- Sorellona... - la chiamò mormorando.
- Che vuoi, nanerottola? -
- ... SOLLETICO! - Christianna iniziò a farle il solletico.
- AH SÌ?! ECCOTI SERVITA! - così presero a farsi il solletico a vicenda, ridendo entrambe come matte.
Quando fu notte, solo Clementine era rimasta sveglia come a suo solito.
Se ne stava affacciata alla finestra, ripensando a tutte le volte che aveva incontrato la creatura oscura.
- Davvero è solo frutto della mia immaginazione...?
Mentirei se pensassi che sia così: io mi sento realmente male quando lo vedo, eppure tutti addossato la colpa al mio stress.
Vorrei tanto credere agli psicologi, ma so... so che in realtà farò una brutta fine. Mi ucciderà prima o poi. - liberò i pensieri al vento pungente che soffiava sulla città.
- Mi stalkera ovunque io vada... compare all'improvviso e poi svanisce. Chi ho realmente incontrato nel bosco... ? -.
Chiuse bene la finestra, si infilò il pigiama e si mise a letto.
Ma passò solo un minuto che la sua mente rivedeva ciò che era accaduto qualche sera prima.
Frettolosa, prese un paio di cuscini e li mise sotto le lenzuola così da formare una massa, come se ci fosse un corpo.
Poi, ne prese un'altro e una coperta e se li portò nel covo. Lì si sistemó per bene, prese il coltello che aveva messo lì per le "emergenze" e se lo tenne vicino.
Finalmente, poi, si addormentò.
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Help... me
FanfictionClementine Smith, dopo aver vissuto per anni in Italia con la madre e la sorella, decide di tornare in America dal padre e dalla sua seconda sorella per sfuggire alle stranezze della sua vita. Ma succederà ben altro, invece, e le "stranezze" divent...