Clementine rimase in ospedale per più d'una settimana: le ferite continuavano ad aprirsi e i punti non stavano facendo il loro dovere.
Ogni notte, precisamente alle 2, Toby arrivava per farle compagnia e proteggerla dalla donna che quasi la aveva ammazzata.
All'inizio, Clem ne rimaneva sempre parecchio inquietata e le prime due notti non volle parlare più di tanto col ragazzo che, al contrario, era capace di portare avanti un monologo per quasi un'ora. Ciò non le dispiaceva, però: era riuscita a conoscere molti dei pensieri di Toby e li trovava tutti contorti, strani, come se fossero in contrasto l'un con l'altro.
Il quinto giorno, prima che l'infermiera se ne andasse, Clem le chiese che significava avere un comportamento come quello di Toby, descrivendoglielo senza però far nomi.
- Mhm... hai descritto una persona piuttosto problematica, cara. Probabilmente è affetta dalla sindrome di Tourette. Ma è anche vero che sembra un po'... bipolare, ecco.
Perché questa domanda? - le spiegò con calma la donna.
- Oh, ahm! Tempo fa ho letto un libro con un personaggio così... e oggi ci stavo ripensando. Tutto qui. - mentì con un sorrisetto innocente.
- Va bene. Dormi bene, Clem. - le diede la buonanotte.
Clementine rimase sveglia fino all'arrivo quotidiano di Toby, pensando alle parole dell'infermiera.
" Perciò... oddio, Toby. E tu stai messo così male e fai da servetto a quell'incubo di creatura? Povero, povero te... " si sentiva male per il ragazzo.
Toby aprì la porta della camera di Clem, salutandola con un cenno e andando da lei.
- C-come ti senti oggi?
Uhm... perché sei t-triste... ? - si mise accanto a lei preoccupato.
Clem alzò lo sguardo: aveva gli occhi lucidi. Senza dire nulla, si buttò sul ragazzo per abbracciarlo forte forte.
Toby rimase di pietra. Non fiatava, non si muoveva, nulla.
- Tu mi dici di fidarmi di te e di lui... ma io voglio che tu ti fida di me. Possiamo combatterlo e liberarci di lui. C'è tanto ancora che tu devi provare... non puoi farti trascinare alla rovina da quel mostro... - affermò Clem, stringendosi a lui.
Finalmente, anche lei fu avvolta dall'abbraccio del ragazzo, anche se un po' impacciato.
Clem sentiva il cuore di Toby andare a mille: ebbe la prova che era davvero umano e che anche lui aveva bisogno di affetto e aiuto.
- P-perchè fai così? Lui non è c-cattivo, perché ci do-dovremmo ribellare a lui?
Se non fosse p-per lui, noi due non saremmo q-qui. - le rispose con gentilezza, abbracciandola ancora. Chissà da quanto tempo non riceveva un abbraccio.
Clem gli prese la mano, accarezzandola e trattandola come un tesoro inestimabile.
- Non è vero.
Se non fosse per te, io non sarei qui. Io devo la vita a te, Toby, non a lui. - ripensò a tutto ciò che aveva vissuto fino a quel momento e si era già resa conto che Toby era l'unico alleato che davvero aveva. Ma fino a quel momento non era stata capace di ammetterlo a se stessa.
- Toby... sono io, adesso, che ti voglio aiutare. Perciò ascolta le mie parole e credimi se ti dico che lui, quella creatura, non è buona.
Tu prima avevi una famiglia, no? Pensa che è stato lui a stracciarti via da essa. - stringeva forte a sé le mani del ragazzo.
Ma qualcosa scattò nella mente di Toby: lo sguardo aveva perso ogni luce di vita e aveva le labbra incurvate in una smorfia di dolore. All'improvviso gli vennero le lacrime agli occhi che scesero subito lungo il suo viso. Si portò le mani alla testa, chiudendo gli occhi come se avesse voluto gridare, ma non lo fece.
- Fuoco... f-fuoco... scappare... - farneticava in iperventilazione.
Clementine quanto si pentì di aver aperto bocca.
- Toby, rilassati... - provava a tranquillizzarlo, prendendolo a sé e accarezzandogli la testa.
- Dovevo m-morire lì... - mormorò. Tentò di mordersi un dito per la frustrazione, ma Clem glielo impedì.
- Shhh... mi dispiace... mi dispiace così tanto... - lo cullava, tristissima per lui e per la sua impotenza nel poterlo aiutare.
Toby, in poco tempo, si calmó. Ancora abbracciato alla ragazza, tirò su col naso e prese coraggio a spiegarle cos'era successo.
- Poco ricordo... d-di ciò che è a-a-accaduto... ma so che fe-feci scoppiare un incendio... ammazzai m-mio... padre... - disse "padre" col tono più dispregiativo possibile.
- S-stavo facendo la cosa g-giusta... almeno così mi av-avevano detto loro... ! - si indicò la tempia. Aveva preso a far tremare un ginocchio, alternando dei respiri profondi.
- Le fiamme... mangiarono tu-tutto... tranne me... gr-grazie a lui... anche se mi h-ha fatto soffrire così taaaanto... - l'ultima frase fu più un sussurro che altro.
- Va bene così, Toby... - lo tenne ancora a sé, con nessuna intenzione di lasciarlo.
- Sappi che ci sono io, ora... puoi contare su di me, okay? - gli accarezzó una guancia, asciugandogli le ultime lacrime.
Il ragazzo annuì lievemente.
- Vuoi stenderti un po' prima di andare? Ti farebbe bene... - lo lasciò andare.
Toby, senza neanche rispondere, si stese con le gambe fuori dal letto e prese la camicia da paziente di Clem, tirandogliela per farla stendere accanto a lui.
La ragazza si mise di fianco a lui e lo abbracciò.
- Puoi contare su di me, Toby... -.
Nello stesso momento, dall'altra parte della città, c'era Nancy che era molto preoccupata.
Faceva avanti e indietro per la sua stanza appena arredata e con ancora degli scatoloni di qua e di là.
" La soluzione... la soluzione. Mi serve una soluzione a 'sto problema. " il suo sesto senso le gridava " Pericolo! Pericolo! " ed era certa che riguardasse la sua migliore amica Clemmy.
Una sensazione di disagio e di angoscia la divorava lentamente: sapeva che sarebbe successo qualcosa... qualcosa di molto brutto.
Il suo sesto senso era imbattibile, e quando stava così, non era affatto buono.
- Le capiterà qualcosa di brutto, me lo sento... e io devo impedirlo. Ma come... come?! -.
Spremendosi le meningi, cercava una soluzione al suo problema, ovviamente in silenzio per non svegliare il suoi genitori.
- Uuuhmm... che fare... uhmm...
E se!... naaah... magari! No, non funzionerebbe... - girava per la camera come una tigre in gabbia.
Si sedette per terra, sconfitta dalle sue stesse idee.
- Devo fare qualcosa. Lo devo fare per Clemmy. -.
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Help... me
FanfictionClementine Smith, dopo aver vissuto per anni in Italia con la madre e la sorella, decide di tornare in America dal padre e dalla sua seconda sorella per sfuggire alle stranezze della sua vita. Ma succederà ben altro, invece, e le "stranezze" divent...