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Toby e Clementine si guardarono negli occhi.
- F-fermati, che st-stai combinando?! - la rimproverò arrabbiato. Stringeva forte i pugni e dei tic motori non lo facevano star fermo.
- Toby, mia sorella non c'entra nulla in questa storia. Non posso permettergli di portarla via... e lei ha bisogno di me. - affermò seria.
Christianna era svenuta dalla troppa paura e la sorella se la teneva a sé a koala per non farla cadere.
- M-ma... ma anche io h-ho bisogno di te! Io ho più bi-bisogno di te c-che lei di te... ! - esclamò invece l'altro, avanzando verso le due con la rabbia che gli schiacciava il petto.
- No, Toby... ora, fatti da parte e lasciaci andare. Lo sai che io non voglio avere a che fare con quel mostro. - lo sguardo divenne sempre più duro e truce.
Il ragazzo si sentì tradito.
- E se la tu-tua sorellina morisse a-adesso... tu verresti c-con me? - Toby agguantò una delle due accette che portava alla cintura, soffocando una risatina malsana.
- Calmati... non stai ragionando, adesso... - provò a calmarlo lei, indietreggiando e col cuore che le batteva in gola dal terrore.
- Clementine... t-ti sto dando un'ultima po-possibilità... - mormorò minaccioso. Dietro la sua maschera si nascondeva un sorrisone che solo un pazzo poteva avere.
Gli occhi di lei da spaventati e supplichevoli si colmarono d'ira.
- Io mi fidavo di te... - indietreggió ancora un po' di un paio di passi per poi prendere una rincorsa, passando come una scheggia di fianco al ragazzo.
- NON POTRÒ MAI STARE DALLA VOSTRA PARTE! - gridò quasi isterica. In pochi secondi, era già fuori vista.
Toby rimase immobile, con la mano che teneva l'arma tremare vistosamente. Delle lacrime scesero da sotto i suoi grandi occhiali arancioni.
Clementine correva senza sapere che stesse lacrimando. Eppure lo faceva: in quella folle corsa tutte le emozioni represse stavano uscendo. Non voleva accettare quella orribile realtà.
La sorellina era ancora fuori gioco e iniziava a pesarle. Uscirono dal bosco sane e salve, dopo chissà quanto a correre.
Christianna si svegliò, ma era così scossa e debole che Clem preferì tenersela ancora a sé e continuò a correre verso casa.
Arrivate davanti alla porta di casa, Clem si fermò e fece un respiro profondo, poggiando la sorella per terra.
- Sane e salve... ce l'abbiamo fatta... - abbozzó un mezzo sorriso sollevato.
Christianna era pallida in viso e tremava come una foglia: era rimasta traumatizzata. Iniziò a piangere senza emetter suono.
- Shhh, è tutto finito adesso... - la prese in braccio. Ma la ragazzina non apriva bocca.
Aprì la porta di casa con le chiavi che aveva nella giacca ed entrò, salendo subito le scale ed entrando in camera, dove poggió delicatamente la sorella sul letto.
- Mi dispiace per ciò che hai dovuto passare... - le mormorò, dandole un bacio sulla fronte.
- Ti prometto che non ti farà mai più del male... ti proteggerò per sempre... - le accarezzò i capelli con dolcezza.
Christianna pareva un fantasma: non parlava e non reagiva. Si mise stesa sotto le coperte e si addormentò nel giro di qualche minuto.
A Clem vennero gli occhi lucidi.
- Mi dispiace così tanto... perdonami... -.
Appena si accorse delle finestre aperte, d'istinto le chiuse con un velo di paura in volto e abbassò le persiane.
Uscì dalla stanza prendendosi dei vestiti puliti e andò in bagno a pulirsi: dopo quell'Odissea horror, le serviva proprio un bagno caldo.
Riempì la vasca e si immerse in essa molto lentamente.
Il fatto che erano solo loro due in casa la inquietava molto: erano passate solo un paio d'ore e i parenti sarebbero tornati tra un'altra ora, per l'orario di pranzo.
Si lasciò coccolare dalla schiuma calda e bianca. Solo in quel momento di totale relax si lasciò trasportare dai pensieri, come sempre.
Un ghigno di fastidio apparse sul viso mentre notava come il sangue che aveva sotto il collo si mescolava all'acqua. Con attenzione si lavò il mento e il naso, pulendosi complemente dal liquido rosso.
" Lui mi ha deluso... e spaventato... ma che volevo aspettarmi da un pazzo?
Ho rischiato la vita, come del resto tutti i giorni ormai... e stavolta ci è andata di mezzo anche Christianna. Rimarrà probabilmente segnata a vita. " si lamentó mentalmente. Le scesero le lacrime, cadendo nell'acqua calda come loro.
" Ma ora che racconterò alla mia famiglia? Insomma, forse io posso nascondere tutto come ho sempre fatto... tanto sarebbe inutile parlarne... ma Christianna? Non mi crederebbero se dicessi che ha avuto un bruttissimo incubo, no?
Ne dovrò purtroppo parlare con lei... " pensò ancora, lavandosi la pelle chiara.
Dopo essersi asciugata e tutto, Clementine andò da Christianna per decidere che dire ai familiari.
La piccola era seduta nel letto, abbracciando il suo pupazzo preferito mentre guardava il nulla; aveva acceso tutte le luci possibili che c'erano in camera.
- Hey... come ti senti? - le domandò la ragazza che si mise accanto a lei.
- Normale... tu ti sei fatta male, Clemmy? -
- No, cucciola... ma voglio sapere se tu stai davvero bene. - allungò una mano per appoggiare a sé la ragazzina.
- Secondo te anch'io vedo i mostri come te, Clemmy? Siamo entrambe pazze? - le chiese con la voce tremante.
- Tu non sei pazza... siamo solo state suggestionate da qualcos-
- SO CHE QUALCOSA MI HA RAPITA, NON SONO STUPIDA! - sbottó all'improvviso Christianna. Ma poi scoppiò a piangere.
- Hey, hey, hey! Va tutto bene, quel mostro non ti toccherà più! - la abbracciò forte forte.
- E quando tornerà papà, noi saremo felici e sorridenti... questo sarà il nostro piccolo segreto, d'accordo? - le diede una carezza sul viso per asciugarle le lacrime.
Christianna tirò su col naso.
- E va bene... promesso... -.
Le due sorelle si abbracciarono ancora una volta, sigillando così il loro patto.
All'ora di pranzo, entrambe andarono a tavola, festeggiando il Natale con i loro cari e facendo finta che nulla fosse accaduto. Anche se a volte, una delle due si rattristava o si spaventava per un nonnulla.
Ma la paranoia ammazzò Clementine tutta la giornata, senza lasciarla un secondo: lei sapeva che ormai aveva i giorni contati.

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