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Clementine continuò ad andare a scuola fino alla fine di novembre e quasi dicembre. Si era anche fatto qualche amico, come la ragazza che il primo giorno di scuola che la aiutò ad andare in infermeria.
Nel mentre di quei giorni, iniziò la terapia per curarla dalla sua fobia con la realtà virtuale, anche se non dava frutti e iniziò a scrivere un diario su ciò che le accadeva ogni giorno. Inutile dire che nel giro di due settimane aveva già riempito una trentina di pagine.
Ma il meglio fu quando anche la sua migliore amica si trasferì, a un paio di abitazioni di distanza.
Anche se era una giornata piovosa, le due festeggiarono come in una soleggiata giornata d'estate: Clem portò Nancy al Chuck E. Cheese e insieme giocarono a quasi tutti gli arcade.
E verso sera, le due amiche si ritrovarono a guardare una serie di film a casa della corvina,  mentre mangiavano pizza e tacos.
- Grazie dell'invito~ - Nancy, anche se stanca per la lunga giornata, era ancora frizzante come al solito.
- E di che, cara. Anzi, ci aspetta un bel pigiama party~ - scherzò l'altra.
- Dipende se riesco a rimanere sveglia. Ma comunque, ci divertiremo. - le sorrise.
Tra di loro parlavano principalmente in italiano, anche se di tanto in tanto azzardavano un piccolo discorso in inglese.
- Ragazze, è ora di dormire. - il padre entrò nel salotto con in braccio Christianna che si era addormentata.
- Possiamo rimanere sveglie in camera mia? - domandò Clem facendo gli occhi dolci.
- Solo se non fate rumore. Buonanotte. - sorrise alle due ragazze per poi ritirarsi in camera sua, portando prima la piccola a dormire nella sua cameretta.
Dopo poco, entrambe se ne stavano a gambe incrociate sulla lettone a chiacchierare.
- Ah, sai che... ho la mia camera dei segreti? - ridacchiò e sorrise furba a Nancy.
- Seria? Lo sai che non ti crederò finché non lo vedrò coi miei occhi: e se non si aprirà una porta segreta abbassando la lampada, sarò davvero delusa. - la prese in giro.
- Seguimi~ - Clem scese veloce dal letto e aprì l'armadio facendo scena.
- Wow, un armadio a muro. Davvero sorprendente, Clemmy. - commentò sarcastica la ragazza.
- Aspetta e vedrai, donna di poca fede! - aprì il passaggio che dava al corridoio.
Clem sparì nel cunicolo. Nancy rimase a bocca aperta.
- Lumaca fifona, mi vuoi seguire o vuoi restare lì? - la stuzzicó Clementine.
- Ahm... arrivo... ? - non era certa che fosse sicuro tutto ciò, ma si fidò dell'amica e vi ci entrò lo stesso.
Salirono la scala che dava poi alla soffitta segreta.
Clem, con l'aiuto della luce del cellulare, accese le lanterne e si mise stesa sulla coperta che stava al centro della stanzetta.
- Allora? Che te ne pare? -
- È estremamente e altamente figo. I miei complimenti, miss. - si mise seduta accanto alla corvina.
- Mhm mh~ E qui mi sento sicura da quel mostro: è troppo piccolo per lui questo posticino. - sospiró di sollievo. Si mise con le gambe al petto e la testa appoggiata sulle ginocchia.
- Il mio posto felice. - mormorò.
- E sono felice di condividerlo con te. - Clem si appoggiò alla spalla di Nancy. Quest'ultima sorrise addolcita da quelle parole.
- Clemmy... Posso farti una domanda? - si scostò per guardarla meglio.
- Bhe, certo... dimmi pure. - la guardava un po' stranita.
- Io... io ti sono mai stata d'aiuto? Il mostro che vedi, i blackout e tutto il resto appresso... sono diventati meno problematici per te dopo che mi hai conosciuta? - il suo sguardo puntava a terra, la sua voce suonava incerta e paventa di fare un errore.
Clementine le diede un bacio sulla guancia.
- E me lo chiedi pure? Io non so cosa avrei fatto senza di te. Certo che mi hai aiutata! Mi hai aiutata in tante cose, non solo a tenere a bada la mia schizofrenia.
E... sono grata di avere un'amica come te. - la abbracciò con tutto il calore del suo cuore, sorridendo di pura gioia.
- E spero che noi due possiamo rimanere migliori amiche per sempre. - mormorò Clem.
Nancy sospirò anch'ella felice.
Non avrebbe mai dimenticato quel momento.
Decisero di dormire in quel piccolo nido sicuro: dopo aver preso delle coperte e dei cuscini in più, e aver chiuso la porta a chiave, si misero a dormire abbracciate.
Un incubo svegliò la povera Clem dal suo sonno. Era sudata e col cuore che non voleva smettere di galoppare come un cavallo.
Respirò profondamente, dando un'occhiata a Nancy che dormiva serena.
- Vado a prendere qualcosa da bere... - sussurrò all'amica, anche se sapeva che non l'avrebbe sentita, e le accarezzò i capelli.
Aprì la botola e scese le scale.
Andò in cucina in punta di piedi; dal frigo prese del latte e se ne versò un po'. Sorseggiando dalla tazza, si mise a guardare la luna dalla finestra della cucina.
La ragazza si mise a cantare tra sé e sé una canzone molto dolce sulla luna, che gliela fece conoscere la sua migliore amica tanto tempo prima.
Chiuse gli occhi per lasciarsi cullare dalla luce tenue delle stelle.
Ma il suo collo fu afferrato da due mani grosse. Fu trascinata all'indietro.
Scalciava e si divincolava, provando a gridare e la voce, però, non le usciva.
Clem riuscì a liberarsi e a girarsi verso il suo aggressore: una figura mascherata e che indossava due grossi guanti le cui estremità terminavano con quelli che parevano artigli di metallo.
Il sangue fuori usciva dai graffi al collo.
Clementine non ci vide più dalla rabbia: era stata stalkerata, rapita e presa in giro. Ora ne aveva abbastanza. Non sarebbe stata uccisa, non quella notte.
Le caricò contro sbuffando come una locomotiva e la buttó a terra.
Si mise a cavalcioni sull'aggressore e lo prese a pugni.
- Mi- dovete- lasciare- in- PACE! - a ogni colpo, una parola.
Un gemito femminile scappò dalla figura mascherata che ribaltò la situazione.
L'aggressore aprì a forza la bocca di Clem e ci mise l'artiglio.
- Tu... non... sei degna... di lui... - affannò a dire, come se non avesse parlato per secoli.
L'artiglio stracciò la carne e la pelle della guancia destra.
Clementine gorgogliava mentre il sangue le tappava la gola. Provava a levarsela di dosso, ma quella che doveva essere una donna dalla voce, non mollava la presa.
Clem morse la mano alla donna mascherata e le sputò in faccia il sangue che aveva in bocca. Si tirò in piedi, pronta a combattere ancora, ma il suo aggressore fu messo fuori gioco.
Clementine non vide altro che il luccichio della lama un'accetta e il colpo secco dietro la nuca. Vide un corpo cadere, privo di sensi.
- C-chiama tuo padre e v-va in ospedale, o-or-ora! - riconobbe la voce affannata di Toby.
Fece solo un paio di passi che crollò sul pavimento, esausta e esangue.

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