7

229 19 0
                                    

Passarono tre giorni.
Era tempo di tornare a scuola, anche se a metà novembre.
Quella mattina, Clementine si alzò di malavoglia, si abbottonò una camicia e sopra ci mise un maglione largo, freddolosa com'era, e si mise dei jeans e delle calde scarpe da ginnastica.
Si lavó la faccia, si pettinó e si truccò un po' per poi andare a fare colazione.
In cucina c'era già suo padre che preparava la merenda a entrambe mentre la sorellina mangiava la colazione.
- 'Giorno. Dormito bene? - la salutò il papà.
- Sì... - sospiró Clem.
- Anche a me non piace la scuola, non sei l'unica, sorellona! -affermò la piccola.
- Tutti la odiano, caaa- - si fermò, guardando la sorellina.
- ...ppero. - concluse.
Fece colazione, prese la giacca e lo zaino e andò per la sua strada.
" Spero di fare qualche amicizia... anzi, sono certa che mi farò almeno un amico! " pensò fiduciosa, andando a scuola con un lieve sorriso sulle labbra.
Le lezioni delle prime 3 ore passarono velocemente e Clem poté parlare un poco poco con i suoi nuovi compagni: per una quarta superiore, erano dei tipi apposto e tranquilli.
Per la ricreazione, Clemmy preferì andarsene a zonzo per il liceo, per esplorarlo: la curiosità da bambina piccola non la avrebbe mai abbandonata.
Trovò l'uscita per il retro della scuola: si apriva su un grande giardino, curato dal club di giardinaggio riflettè Clem.
Felicemente, poté notare vari fiori come rose e narcisi, ma con un patina di ghiaccio o appassiti per il freddo. C'erano anche degl'ortaggi, purtroppo anch'essi morenti o gelati.
Un luccichio attirò la sua attenzione. Verso la fine del giardino, brillava qualcosa per terra.
- Mhm... credo di avere ancora del tempo... - la ragazza decise che era il caso di investigare.
Stava a pochi passi dalla luce che questa "scappò": si allontanò da lei.
- Ma cosa... mhm. - esitate andò avanti, provando a prendere l'oggetto luccicante.
All'improvviso la luce prese a scappare via e Clementine la rincorse.
- Hey! Aspetta! - gridò.
Non ci volle molto che perse di vista la luce.
- Che... corsa... - era affannata e stava con le mani poggiate alle ginocchia. Si guardò intorno.
- Dove mi trovo... ? - era su un sentiero, nel bel mezzo del nulla.
Tutto ciò che poteva vedere era un bosco, un gigantesco e oscuro bosco.
- Non è possibile! - impaurita, corse per tornare a scuola, ma più andava avanti... e più sembrava che fosse al punto di partenza.
- Questa è follia... sono pazza! Ok, ho afferrato il concetto!
Cristo santo se devo andare in un manicomio. - si voltò verso il bosco.
- ALLORA? È QUESTO CIÒ CHE VUOI, STRONZO? VUOI CHE IO IMPAZZISCA O MUOIA? BENE, ACCOMODATI PURE! - strillò di rabbia, facendosi avanti e battendosi il petto.
- SONO TUTTA TUA! FATTI AVANTI, MERDA! - era furiosa.
Fece l'errore di avvicinarsi troppo alla selva. Qualcosa la afferrò e la trascinò nel bosco.
Veniva trascinata così velocemente che non riuscì nemmeno a gridare.
La sua mente si riempiva di flashback delle sue allucinazioni che si alternavano con blackout totali. Il tutto finì di colpo. Letteralmente.
Fu buttata contro un tronco, battendo la testa e svenendo.
Solo dopo molto tempo si risvegliò: le girava la testa come una trottola e si sentiva la colazione salire su per la gola.
- ... davvero mi ha presa? - domandò al cielo che vedeva sopra di sé: gli occhi color nocciola ammiravano le nuvole arancioni del tramonto.
- S-se la vuoi mettere co-così, allora sì. -.
Clementine si alzò di scatto da terra, anche se la schiena se la sentiva a pezzi.
- Chi ha p-parlato?! - si guardò attorno terrorizzata.
- I-io. -.
La ragazza levò lo sguardo verso il ramo d'un albero: un ragazzo mascherato la osservava, facendo oscillare lievemente la testa da lato a lato come le lancette di un orologio e così anche il piede sinistro, a tempo con la testa.
Clementine fu più che confusa, incuriosendosi e perdendo gradualmente la fifa.
- E tu chi saresti... ? - era simile al ragazzo che vedeva a volte nei suoi sogni e nelle sue allucinazioni.
- M-mi chiamano Toby. - parlava balbettando di tanto in tanto, come se stesse per dire un'altra frase senza aver finito la prima.
Il ragazzo non si decideva a scendere, bensì rimase lì ad osservarla senza levarsi né gli occhialoni arancioni né quella che sembrava una mascherina per la bocca. Aveva i capelli castani spettinati e la punta del naso arrossata per il freddo.
- Perché sono qui? - Clem provò a suonare più ferma, impettendosi e acquistando uno sguardo truce.
Toby inclinò di colpo la testa da un lato, guardandola senza fiatare.
- Ahm... tutto apposto? - Clem era totalmente spaesata: le pareva di parlare con la versione umana e inquietante dello Stregatto.
Il ragazzo scese giù dall'albero con un balzo e in mezzo secondo era a un passo di distanza: anche se era solo poco più alto di lei e esile come lei, Clem indietreggiò dallo spavento.
- Sa-sai che hai i giorni c-contati, vero? Che d-dovrai dire addio a tutto? - la inchiodò a terra prendendola saldamente per le spalle.
Clem deglutì.
- Perché? - gli chiese: sudava anche se faceva freddo.
Se non fosse stata tanto impaurita si sarebbe chiesta come facesse il ragazzo a non sentire freddo con soltanto una maglia e la felpa.
Lo strano tipo si abbassò la maschera per parlare meglio; Clem notò quanto la sua pelle fosse chiara e disperata per la luce solare. Egli teneva le labbra serrate e strette: era molto serio.
- Perché così ha sc-scelto. Chiaro? - la mano che teneva ancora la spalla sinistra della ragazza aumentò la presa per poi lasciarla. Mise le mani coperte dai guanti neri nelle tasche del pantalone.
- Intendi dire... quella creatura che mi segue? Ma non esiste! E probabilmente sto solo sognando. - si diede dei pizzicotti sulle guance ma queste si colorarono di rosso.
- S-stai diventando co-come un pomodoro. - la voce di Toby aveva perso di botto il tono serio ed ora era scherzoso.
Clementine non riusciva a non guardarlo con tanto di occhi.
" Wow, ci mancava solo qualcuno con più rotelle fuori posto di me. " commentò.
- ... Senti. Io non voglio problemi, guidami solo fuori da questo posto e facciamo finta che nulla sia mai successo. D-d'accordo? - la ragazza tremava peggio di una foglia.
Toby, probabilmente, guizzava lo sguardo da una parte all'altra nel decidere che fare.
- Va bene, s-seguimi. Tanto ritornerai se-sempre. - la prese per il polso e si mise a correre con lei che tentava di tenere il passo, sperando che quell'incubo finisse presto.

Help... me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora