Clementine prese Toby per le guance, immobilizzando il suo sguardo su di lei.
- Va bene, ti credo. Ma ora fai un respiro profondo e calmati, okay? - gli parlò scandendo con calma ogni parola.
L'altro annuì un po' spaesato. Prese una bella boccata d'aria e si tranquillizzò.
- Grazie. - si scostò dalle mani calde della corvina.
- ... perciò io non mi libererò mai di te, vero? - sospiró la ragazza, mettendosi le mani ai fianchi.
- Esattamente. -
- E se chiamassi la polizia? -
- P-probabilmente ti ritroveresti con u-una testa in meno. Sc-scegli tu. - Clem vide alzarsi gli zigomi del ragazzo e capì che stava sorridendo.
- Perfetto, ci mancava solo questo nella mia vita. - faceva avanti e indietro per il soggiorno con Toby che la seguiva con lo sguardo come un cucciolo di cane.
Il suono dell'auto del padre fuori casa fece saltare il cuore si Clem fuori dal petto.
- Oh no, sono a casa- merda merda merda merdaaaaaa! - afferrò Toby per la felpa e lo trascinò al piano di sopra.
- Merda merda merda - continuava a sclerare in italiano mentre spingeva il ragazzo nell'armadio e lo chiudeva dentro.
Riprese a parlare inglese per farsi capire.
- Tu resta qui dentro finché non ritorno o saremo entrambi in un mare di guai. - ordinò per poi scapparsene di nuovo al piano di sotto.
- Clemmy! Com'è andato il primo giorno di scuola? - la salutò con amore John, prendendola in braccio e abbracciandola: era forte quanto un lottatore di wrestling grazie al lavoro che faceva qualche anno prima.
- B-bene, anche se sono caduta e mi sono fatta "un po'" male. - rispose imbarazzata e con il fiato corto dato dalla paura e dalla stretta del padre che poi la rimise a terra.
- Ti sei fatta molto male? -
- Abbastanza per un cerotto. - alzò i lunghi capelli per scoprire il cerottone sotto la nuca.
- E come sei caduta, scusa? - intanto che parlavano, si spostarono in cucina per prepararsi una merenda veloce.
- Sono scivolata e boom. Nulla di grave, davvero. - lo rassicuró, mordendosi la lingua su ciò che aveva davvero vissuto.
- Niente incubi? O blackout? -.
La domanda la colpì come un pugno allo stomaco. Sbiancò.
- Cosa...? -
- Non hai fatto incubi o robe del genere? - il padre pareva giudicarle l'anima col solo sguardo severo.
- Tua madre mi ha tenuto aggiornato sul tuo disturbo dopo il divorzio. Non lo sapevi? - Clem sentiva che il padre ce l'avesse con lei per non avergli mai raccontato nulla e di aver fatto finta di star bene.
Clementine scosse la testa: no che non lo sapeva, altrimenti si sarebbe già confidata da tempo.
- Vieni, andiamo sul divano. - il padre prese il piatto di panini e andò in salotto.
- Ma che hai combinato con le patatine?! - la richiamò mentre gli scarponi sbriciolavano ogni pezzo di patatina.
- Mi sono cadute poco prima che arrivassi tu. - mentì.
- E i cuscini sono volati da soli? - la interrogò prendendone alcuni e rimettendoli al loro posto.
Clem rimase in silenzio, senza alcuna scusa per salvarsi.
- Clemmy, sai di avere un problema da risolvere. O no? -
- Sì, papà... - si mise a sedere accanto a lui.
- Questa creatura che tu dici di vedere da chissà quanti anni... dimmi, rappresenta una paura? Un problema che non riesci a risolvere? Dimmelo, io sono qui anche per queste cose.
Tutti noi abbiamo i nostri mostri interiori e li cerchiamo di combattere; io ti voglio aiutare a sconfiggere il tuo. - prese le mani della figlia a sé.
- Papà, ti ringrazio... davvero... ma io non so che cosa succeda nella mia testa. Ed è orribile! Ormai ho già parlato con tanti di quei dottori, ho preso tante di quelle medicine che ho preso il colorito d'un cadavere. È inutile.
Forse sono schizofrenica, forse sono troppo stressata... non lo so neanche più. - gli occhi nocciola della ragazza divennero umidi e arrossati.
Ripensò a tutto ciò che le accadde in quegli ultimi anni è al fatto che forse... era tutto reale. Ma lei non lo accettava.
Nessuno accetterebbe mai una realtà del genere.
- Ma entrambi sappiamo che quella creatura non può esistere. È per forza una tua immaginazione. - la abbracciò per darle forza.
- Ora parlerò con una mia amica che è una bravissima psicologa: raccontale tutto quanto. E non preoccuparti di suonare come una fuori di testa, perché di sicuro lei ne ha sentire di storie peggiori. - il padre provava a tirarla su di morale. Le offrì anche alcuni dei sandwich che aveva preparato, ma lei rifiutò.
- G-grazie... speriamo che stavolta me ne liberi... - tirò sul col naso e si asciugó gli occhi con il polso.
- Se hai bisogno di parlare con qualcuno, ci sarò sempre per te. Va bene? - le sorrise.
Padre e figlia condividevano tante somiglianze, ma il sorriso candido era ereditario in tutta la sua meraviglia.
Clem lo abbracciò forte. Anche se qualche mese prima avrebbe giurato che il padre l'avesse abbandonata, adesso era una delle persone più care a lei.
- Bene, allora io mi vado a cambiare che tra poco vado a prendere Christianna...
Mhm... vi va di andare al Chuck E. Cheese? Mi ricordo che era il tuo posto preferito dopo il nostro vecchio giardino. - ridacchiò all'idea dei vecchi tempi, prima che lui commettesse l'errore di distruggere la sua famiglia.
- Ci sto, allora mi preparo anch'io. -
- Tra mezz'ora in auto, mi raccomando. -
- Contaciiiii! - esclamò saltellando a due a due le scale.
Entrò in camera.
- Ch-chuck E. Cheese? Da quanto non n-ne sentivo parlare. - commentò Toby che se ne stava a gambe incrociate al centro del letto di Clem.
La proprietaria del letto bianco e immacolato storse la bocca nel vederlo lì sopra.
- Uhm uh... non è che ti trasformi in un mini-stalker tascabile e ti infili nella mia borsa, vero? -
- Che domanda s-stupida, è ovvio che non p-posso. Anche se sa-sarebbe bello. - ridacchiò, forse immaginandosi la scena, intrecciando e giocando con le dita che sembravano aver preso vita loro.
- Per un attimo ho temuto che avessi detto di sì, cacchio... comunque sia, tu qui non puoi rimanere.
Ora io mi preparo per uscire e prima che esca mio padre dal bagno, ti farò sgattaiolare via. - gli spiegò agguantando un altro maglione per levarsi quello sporco di sangue.
Toby non aprì bocca. Si mise a guardarla mentre si levava il maglione.
- ... è molto inquietante questa situazione. Ti prego, non fissarmi. - e si mise il maglione verde.
- T-tanto hai già fatto. -
- Sì, mhm mh. - seccata, si rimise apposto il trucco.
- E ora via al piano "fuga o prigione". - fece cenno al ragazzo di alzarsi ed entrambi, finalmente, uscirono dalla stanza.
STAI LEGGENDO
Help... me
FanfictionClementine Smith, dopo aver vissuto per anni in Italia con la madre e la sorella, decide di tornare in America dal padre e dalla sua seconda sorella per sfuggire alle stranezze della sua vita. Ma succederà ben altro, invece, e le "stranezze" divent...