Capitolo 10

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Reginald

Sapevo che era illegale ciò che stavo facendo, ma dovevo mobilitarmi io stesso per avere risultati certi. Con una piccola e semplice mossa entrai nell'appartamento di Bethany facendo scattare la serratura.

Ne rimasi stupefatto. Quella casa era molto simile alla mia. Di un lusso sfrenato. Si affacciava direttamente su un'ampia cucina color beige chiaro, il soffitto era bianco laccato e le pareti erano rosse. Avanzai un po' e c'era il salotto, il divano gigantesco era di tessuto azzurro, c'era una poltrona oro, il tutto in armonia con le pareti oro a dettagli rossi e il tappeto azzurro e bianco. Quella casa era magnifica, quanto lei.

Salii al piano di sopra, dove lottai per trovare il suo studio, e alla fine vi trovai la porta chiusa a chiave, che aprii senza fatica, e il tutto era uno studio molto sofisticato. Andai dritto al computer, dove copiai tutte le informazioni che conteneva su un piccolo hardisc portatile che tenevo sempre con me. Almeno così avrei potuto avere maggiori informazioni su di lei e su che cosa le era accaduto. Feci la stessa cosa con l'altro portatile, e fatto questo decisi di uscire prima che questa tornasse in casa e mi avrebbe scoperto.

Mi paralizzai lungo il corridoio quando sentii il rumore della doccia provenire alla mia destra. Bethany era in casa? La doccia si spense, ed io mi nascosi dietro un pilastro di marmo per non dare dell'occhio e per uscire di casa senza essere visto. Avevo calcolato male i tempi, convinto che lei fosse fuori casa dato che non vedevo la sua macchina di sotto. Uscì canticchiando e si diresse verso la camera, tastai le tasche dei pantaloni e mi resi conto di aver dimenticato l'hardisc e la chiave della macchina nello studio.

"Sei un demente, Reginald!", urlò la mia coscienza.

Aspettando che la porta della camera si chiuse dietro di se, a passo felpato mi introdussi ancora nello studio e recuperai le mie cose, e fu così che uscendo furtivo venne a sbattere contro il mio petto. Dato che la camera era di fronte allo studio.

Mi guardò terrorizzata, era avvolta solo da un asciugamano. "Che ci fai qui?", disse di ghiaccio.

E ora? Che si faceva? Dovevo inventarmi una spiegazione plausibile o altrimenti mi avrebbe fatto a pezzi. "Volevo farti una sorpresa, ero convinto che non eri a casa", dissi suadente.

Aprì appena la bocca dipinta di rosso, evidentemente si stava preparando ad uscire. "Che diavolo di sorpresa? Reginald sei un pazzo ad entrare a casa altrui così!?", era arrabbiata.

"Ho dato a Trevor il giorno libero, e così ho deciso di..", frugai nella tasca dei pantaloni in cerca dell'arma di salvataggio. La trovai, e ringraziai il cielo. "Un dîner dans l'un des restaurants les plus exclusifs". Dissi tirando fuori dei buoni cartacei.

La sua espressione si affievolì, quasi non ci credeva "E.. Si usa fare così dalle tue parti? Entrare come un ladro?"

"Avrei voluto farteli trovare sul tavolo dello studio.. Sono un uomo dalle mille risorse", dissi pregando che non facesse più domande. Tentai di sviare il discorso "Stai uscendo?"

Bethany

Ero davvero molto perplessa dalla cosa.. Ma d'altronde sembrava così sincero.. Era tutto studiato nei minimi dettagli. Perché avrebbe voluto farmi del male? "Mi passa a prendere una mia amica tra poco..", dissi pendendo delle sue labbra.

Ero pazza a volerlo, avrei voluto baciarlo e farlo mio dicendo a Kath, la mia amica di rimandare la cena con gli amici, avrei voluto dirgli tutto il mio passato ma.. Non potevo.

Mise una mano al lato della mia testa guardandomi "Bagnoschiuma al bergamotto?"

Rimasi sorpresa da come riconosceva la mia piccola quantità di bagnoschiuma ormai asciutta sul mio corpo. Annuii imbarazzata abbassando lo sguardo "E' così"

Con le dita mi alzò il mento, e mi obbligò a guardarlo. "Cosa ti hanno fatto Bethany?"

Era un invito a parlare? Sentii la mano che manteneva l'asciugamano iniziare a tremare. Rimaneva quella a coprirmi dai suoi occhi. Mi tremarono le labbra a parlare "Qualcosa di molto brutto"

Lui assunse una faccia seria "Che genere di qualcosa?"

Abbassai lo sguardo sui miei piedi nudi "Non posso parlartene, Reginald, perdonami"

"Bethany", mi richiamò facendo immediatamente alzare il mio sguardo verso di lui. "Non tagliarmi fuori dalla tua vita"

Sentii le lacrime pungere sui miei occhi, avrei voluto avere la forza di mandarlo via per sempre. "E' meglio per entrambi"

Ci fu silenzio per qualche secondo che sembrò un'eternità, occhi negli occhi, più lo guardavo e più tremavo, e più tremavo e più rischiavo di cedere. Tenevo stretta al petto l'asciugamano di spugna bianca. A quel punto si avvicinò a me pericolosamente, a un centimetro dalle mie labbra. "Dimmi che non sono io la causa di questo", disse sussurrandomi.

Scossi la testa "No", mormorai piano.

Dentro di me c'era solo una parola. -Baciami-

E le mie labbra mi tradirono "Baciami Reginald", dissi come una supplica.

E dopo neanche un istante, le sue labbra furono sulle mie. E le mie mani lasciarono andare l'asciugamano che separava il mio corpo dal suo.

Occhi sbarratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora