Bethany
Quando mi resi conto che era solo un sogno finalmente aprii gli occhi e iniziai a piangere disperatamente. Volevo che in quel momento Reginald fosse lì con me. Erano le tre e mezza di notte e sicuramente stava dormendo. Mi misi seduta sul letto accucciata piangendo. Questa volta sul divano di pelle nera c'era una figura vestita di nera la quale non capivo il sesso. Le mie lacrime avevano svegliato Trevor, il quale bussò e senza attendere la risposta entrò. "Bethany? Tutto bene?"
Scossi la testa "Ho.. Avuto un altro incubo.."
Chiuse la porta alle sue spalle accendendo la lampada sul mio comodino. Si sedette sul bordo del letto e mi guardò serenamente "Vuoi che chiami Reginald?"
Scossi ancora la testa "Non serve. Ormai è frequente. Un altro incubo non è la differenza". Dissi asciugandomi le lacrime.
"Posso fare qualcosa per te Bethany?", mi chiese preoccupato.
Mi distesi sul letto abbassando le palpebre "Non credo sia possibile togliermi i brutti pensieri dalla testa"
Si distese accanto a me con naturalezza. Una cosa di Trevor che scoprii era che per lui qualunque cosa era normale. Non mi faceva pesare nulla. "Se vuoi possiamo raccontarci a vicenda i fatti belli della vita finchè non ti addormenti"
Risi tra le lacrime "Se ne abbiamo"
Rise anche lui amaramente "Non ne ho molti. Ho solo la dura infanzia con i miei genitori sempre ubriachi.. Ecco qua"
"Perfetto", dissi sarcastica. "Invidio Reginald. Lui non ha avuto mai alcun problema"
Ci fu silenzio per qualche secondo. E poi parlò "Reginald con me si è aperto poco.. Ma con te andando avanti credo lo farà. Ha sempre una foto di una bambina sulla scrivania"
Mi fermai qualche minuto a pensare. Una bambina? "Non è tantissimo che stiamo insieme.. Piano piano dirà se deve dirmi qualcosa di importante"
"Beth", mi chiamò lui.
Mi girai con il volto ancora segnato. "Dimmi"
"Reginald mi ha detto chte avrei dovuto proteggerti come se fosse stato lui. Ora non lo sto facendo", disse serio
Mi ritornarono le lacrime agli occhi. "Io vorrei tornare indietro di qualch.."
Si spostò verso di me e mi prese tra le sue braccia, abbracciandomi. Scoppiai a piangere, in preda a una crisi "Non vorrei essere mai stata torturata"
Mi abbracciò ancora accarezzandomi delicatamente la schiena "Va tutto bene", poi sospirò "Anzi so che non va tutto bene. Però voglio che tu sappia che in questa casa sei al sicuro"
Stranamente non ebbi nessun imbarazzo in quel momento. Abbracciata a Trevor, nel letto, in piena notte. Era solamente una valvola di sfogo. Avrei voluto così tanto che Reginald fosse lì con me. Lo desideravo tanto.
Mi mancava. E io mi sentivo vuota.
Reginald
Mi svegliò il rumore dello squillo del cellulare. Vidi il nome di Trevor e risposi immediatamente senza esitare. "Trevor", chiesi preoccupato della chiamata alle quattro e mezza
"Reginald", rispose lui
"E' successo qualcosa?", dissi io in preda all'ansia
Prese fiato "Bethany questa notte non è stata bene. Si è addormentata dieci minuti fa"
Imprecai dietro di me. "Sei stata con lei vero?", chiesi pregando che andasse tutto bene
"Sì. Sono stata con lei. Per te non c'è alcun problema vero?", chiese imbarazzato
Scossi la testa "Assolutamente. Basta che lei stia bene e il resto può fottersi"
Ci scambiammo altre brevi informazioni e poi chiusi la chiamata. Mi gettai sotto la doccia chiedendomi se in quel momento stavo facendo la cosa giusta. In cinque giorni non avevo scoperto niente. -Dannazione Reginald-
Avrei voluto solo stare con lei in questo momento. Mi mancava come l'aria.
La mattina dopo decisi di chiamarla. "Amore mio, come stai?", chiesi immediatamente non appena rispose
"Sto bene. Ieri sera ho ceduto", disse mormorando. "Tu come stai?"
Sospirai "Sto bene. Non aspetto altro che rivederti piccola"
"Solo riabbracciarti", disse con le lacrime agli occhi. "Ho bisogno di te"
Mi venne il magone a sentirla così. "Bethany. Ricordati che ti amo. Qualunque cosa accadrà ricordati questo"
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Occhi sbarrati
RomanceBethany La mia storia non ha bisogno di prologhi. "Lasciatemi, per favore abbiate pietà", piansi cercando di liberarmi La mia storia non ha bisogno di prefazioni. Mi dimenai inutilmente, ma la corda che avevo attorno ai polsi strideva ancora di più...