Il mattino seguente mi svegliai di buon'ora e ancora frastornata mi intrufolai sotto una doccia fresca e rigenerante, nonostante desiderassi la mia vecchia vasca rilassante che avevo a casa. Ancora in accappatoio, aprii la finestra e lasciai che la brezza mattutina mi accarezzasse il viso; quando mi affacciai, notai le tapparelle degli altri appartamenti ancora chiuse. L'intera scuola era ancora a letto; ma io ero troppo eccitata per la bella giornata, dopo un inverno di piogge intense. Mi vestii a caso e mi precipitai nel cortile. Passai buona parte della mattinata a passeggiare nell'immenso giardino, a dar da mangiare alle anatre del piccolo laghetto, a prendere un po' di sole in viso, finché un'ombra longilinea non mi fece ombra mentre me ne stavo distesa su una panchina.
Aprii gli occhi lentamente per non lasciare che la luce mi scombussolasse. Mi misi a sedere, facendo spazio a quel ragazzo alto e mingherlino. Salutai Adam con un cenno del capo, sprofondando in un imbarazzo senza fine. I suoi capelli corvini creavano un forte contrasto con i raggi del sole; gli donavano un aspetto sublime.
«Non vorrei sembrare scortese...» si adagiò sulla panchina come una piuma accavallando le gambe «Questa è la mia panchina!»
Lo guardai perplessa. La prima cosa che la signora Greene disse quando io e Rose arrivammo lì fu che qualsiasi servizio della scuola era di tutti, nei limiti del rispetto e della privacy. Perciò non credevo che le panchine fossero assegnate a persone precise, né che non potessi sedermi senza permesso. Eppure lui sembrava altamente convinto delle sue parole, come se davvero lo avessi spodestato. Poi lentamente schiuse le labbra e mi spiegò.
«Qui di solito vengo a comporre le mie canzoni il sabato mattina, quando tutti dormono. Perciò non credevo di trovare qualcuno...» sospirò per un piccolo istante e guardò il laghetto con uno sguardo vuoto ma sofferente «Né tantomeno te!»
Spalancai la bocca quasi per obiettare, ma non sapevo cosa dire. La situazione sembrava surreale: come poteva Adam essere arrabbiato con me a causa di Mark? Ci conoscevamo da un giorno o quasi, non ci appartenevamo, quindi ero libera di fare qualunque cosa; inspiegabilmente, però, la mia gola si annodò come se quella situazione mi dispiacesse.
Lui era molto gentile e delicato, e dal suo sguardo tutti si sarebbero accorti della sua indole sensibile. Era come se mi sentissi in colpa per avergli causato una piccola delusione.
«Se vuoi posso andare via, così puoi scrivere in piena tranquillità.» furono le uniche parole che riuscii a dire in quella circostanza. In realtà preferito schiaffeggiarlo, richiamarlo al pianeta Terra; mi sembrava l'unico modo per fargli capire che non ero la ragazza che aveva immaginato. Lui alzò le spalle, perché qualunque cosa io avessi fatto gli sarebbe risultata indifferente. Mi alzai, mi bloccò il braccio repentinamente e, senza neanche rendermene conto, mi ritrovai ancora seduta al suo fianco, più vicina. Il suo corpo emanava un odore intenso, caldo.
«Se vuoi ti canto qualcosa...» mi disse con un'espressione serena. La tensione si era disciolta.
Chiusi gli occhi: una melodia soave, poetica.
Quando Adam finì di cantare mi sentii in dovere di applaudire. Lui mi guardò sollevato, compiaciuto dal fatto che avessi apprezzato le sue parole. Le sue labbra si dischiusero in un sorriso semplice, piacevole.
Poi, in pochissimo tempo, si avvicinò finché le nostre labbra non furono separate da un piccolo impercettibile millimetro.
«Adam, ti prego!» lo respinsi. Sapevo già come sarebbe finita. Lui avrebbe voluto da me qualcosa che non sarei stata capace di dargli. Non ero ancora in grado di affezionarmi a qualcuno, e ancor di più non mi lasciavo amare da nessuno.
«Ascoltami, Becky, per favore!» mi strinse la mano con vigore, così che non potessi scappare «Tu mi crederai pazzo, ma la verità è che ogni singola cosa di te mi fa impazzire. So che ti conosco da un solo giorno, so che non sono come Mark, né come te. Non mi è mai capitata una cosa del genere, ma ti prego, lasciami provare. Non vorrei un giorno pentirmi di averti lasciata andare. Sei così...sfuggente! E so che lo fai per non ferire gli altri, per non essere ferita. Ti prego Becky, ti prego. Lasciami provare!»
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Cuori d'autunno
Genel KurguQuesta storia risale al 2009 ed è stata pubblicata cartacea nel 2011 con il titolo "Breathless". Circa un anno dopo ho cominciato a revisionarlo e tutt'oggi vorrei cambiarlo totalmente. Purtroppo non posso dedicarmi sempre e solo a questo testo, per...