I thought it would have never ended

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Baby, you should've called me
When you were lonely
When you needed me to be there

Sadly, you never gave me
To many chances
To show you how much I care

I should've seen it comin'
I should've read the signs
Anyway, I guess it's over

POV STASH
Rientrai di fretta in casa, forse una piccola parte di me sperava di trovarla ancora lì.
-VALE!-
Nessuna risposta.
Mi avviai verso la camera da letto e aprii quei due cassetti che ormai erano diventati suoi. Ne avevamo parlato a lungo e avevamo deciso che la convivenza era una cosa troppo prematura, persino per noi che abbiamo iniziato la nostra storia in una sola notte. Comunque la maggior parte delle notti Vale le passava a casa mia, o almeno, lo una volta era così...
Entrambi i cassetti erano vuoti.
Fui travolto da un profondo senso di sconforto. Certo, le avevo detto io di andarsene, ma speravo che avrebbe fatto qualcosa, che avrebbe 'lottato' di più per noi.
Andai in cucina e presi una birra dal frigo, mi sedetti di fronte alla tv senza neanche accenderla. Presi il mio telefono.
Nessuna chiamata persa e nessun nuovo messaggio.
Ma avevo bisogno di parlare con qualcuno. Di sicuro non con Daniele, su di lui non potevo più contare. Chiamai il primo numero della mia rubrica: Alex.
In quello stesso momento mi apparve un nuovo messaggio sulla schermata. Era Vale.

'Non so se sei già tornato a casa, comunque tranquillo, ho portato via le mie cose. Stash io non so cosa dire, cosa dirti, ma ti amo, davvero, più di ogni altra cosa al mondo e più di quanto non abbia mai fatto. E mi fido di te.'

Non ebbi neanche il tempo di riflettere su quelle parole che Alex, dopo un paio di squilli, mi rispose al telefono.

POV VALE
Erano passate settimane dall'ultima volta in cui avevo visto Stash.
Avrei voluto tempestarlo di chiamate, di messaggi, ma la verità è che non avevo davvero nulla da dirgli.
Senza di lui, senza l'università, non avevo più niente di importante per cui andare avanti, niente che mi interessasse davvero.
Mi lasciai andare, non uscivo più neanche per andare a lavorare. Raramente mi alzavo dal letto e preferivo non mangiare nulla. Ero talmente pigra da non voler andare neanche a comprare un po' d'alcool, l'unica cosa che forse mi sarebbe stata d'aiuto.
Tutte le mattine mi svegliavo e controllavo il telefono, sperando di trovare qualcosa che non arrivò mai, un suo messaggio, una sua chiamata. Qualsiasi cosa mi avesse dimostrato che mi aveva perdonata, o perlomeno che era disposto a farlo. Qualsiasi cosa che mi potesse dimostrare che gli mancavo almeno la metà di quanto lui mancava a me.
Ero patetica, e lo sapevo. Odiavo stare in quelle condizioni e ancora di più odiavo stare in quelle condizioni per lui, per un semplice ragazzo.
Sollevai la testa dal cuscino e mi alzai sul letto.
Ripensai alla prima volta che lo sentii cantare, alla nostra prima 'notte' e al nostro primo appuntamento che poi primo appuntamento non fu. La nostra prima volta e il giorno in cui mi portò nel posto che amava più al mondo, il mare.
No, forse non era un semplice ragazzo. Mi sarebbe piaciuto tornare a Brighton con lui e non dover più tener conto di niente e nessuno.
-Quello stronzo neanche mi pensa- mi dissi prendendo un lembo del lenzuolo e iniziando a torcerlo fra le mie dita.
Certo che non mi pensava, e faceva bene, probabilmente se fossi stata in lui mi sarei comportata nello stesso modo.
-No, non è vero, lo amo troppo-
Smisi di giocare con il lenzuolo non appena mi resi conto che stavo intrattenendo una conversazione ad alta voce con me stessa, per di più parlando come una ragazzina alla sua prima cotta.
Presi il cellulare dal comodino e controllai i messaggi.
C'erano i soliti amici preoccupati, che di giorno in giorno diminuivano.
Ormai rispondevo solo a Lele, ma non per parlarle e spiegarle la situazione, solo per farle sapere che ero ancora viva e che, per quanto possibile, stavo bene.
Poi c'erano i soliti messaggi di Daniele.
Non sentivo lui ed Alex dal giorno in cui litigai con Stash.
Alex mi aveva mandato qualche messaggio dicendomi che voleva parlarmi, ma gli avevo sempre risposto che non mi andava, così col tempo anche quei messaggi terminarono.
Daniele invece nei i primi giorni non fece altro che presentarsi sotto casa e citofonare.
Mi affacciavo alla finestra, vedevo che era lui è non aprivo.
Dopo un paio di giorni passati così iniziò a chiamarmi e mandarmi messaggi, tutti uguali.

'Se hai voglia di parlarmi fammelo sapere, passo subito da te. E ti prego, dimmi che ne hai voglia. Ti... Voglio bene.'

Quei messaggi arrivavano puntuali, tutte le mattine alle 12.30, orario in cui sapeva di trovarmi sveglia.
Erano quei puntini di sospensione dopo quel 'ti' che mi facevano impazzire.
Cosa credeva di fare? Era anche per colpa sua se è successo ciò che è successo, e per questo lo odiavo. Talmente tanto che non riuscivo a sopportare neanche il suo pensiero, non l'avrei più voluto rivedere.
Anzi forse non avrei più voluto rivedere nessuno, stavo bene così, da sola. Mangiavo quando volevo, dormivo quando volevo e facevo ciò che volevo.
Si prima o poi mi sarebbero iniziati a mancare i beni di prima necessità, ma avrei chiesto a Lele di rifornirmeli, non si sarebbe tirata indietro. E magari dopo i primi tentativi di convincermi a tornare al mondo esterno si sarebbe arresa e non mi avrebbe più chiesto niente.
Pensai seriamente a come sarebbe stato mettere in atto questo piano: lontana dal mondo civile.
Ma questo significava anche lontana da lui.
È strano come in questi momenti così tristi la propria mente riesca a elaborare immagini simili alla sceneggiatura di un film.
Mi rividi addormentata accanto a lui, con la mia testa sul suo petto e le sue braccia attorno alla mia vita.
Rividi le sue mani che mi svegliavano accarezzandomi e il suo sorriso che mi era necessario per far iniziare bene la giornata.
I suoi capelli scompigliati, i suoi occhi e la sua voce ancora impastati dal sonno...
Con lui era tutto così perfetto.
Mi mancava, così tanto. Le sue labbra, il suo sapore, i suoi scherzi e le sue battute. Il sentirlo parte di me mentre facevamo l'amore e il poterlo stringere ogni volta che avevo paura di perderlo.
E forse adesso l'avevo perso davvero, stavolta non potevo più stringerlo e ascoltare la sua voce ripetermi che non mi avrebbe lasciata mai.
Il suono del citofono mi risvegliò dai miei pensieri.
Mi accorsi di avere le guance rigate dalle lacrime, così me le asciugai con i palmi delle mani, tirai un po' su col naso e andai a prendermela con Daniele che stavolta si era presentato senza neanche mandarmi il solito messaggio.
Gli avrei parlato e gli avrei spiegato tutto per bene, gli avrei detto che lo odiavo e che lui e quei suoi punti di sospensione erano patetici.
-Chi è?- chiesi scocciata. Sapevo perfettamente che era lui.
-Mi fai salire? Per favore?-
Sentire la sua voce fu quasi strano. Soprattutto sentirla così seria.
-Certo...- riuscii a rispondergli mentre gli aprivo e con ansia aspettavo di ritrovarmelo alla porta da un momento all'altro.
Non era Daniele...

SPAZIO AUTRICE
Allooora, chi sarà mai eheh. Comunque salve ragazzuole, come state? Dai in fondo senza calcolare l'inizio della scuola questo è un buon periodo, soprattutto per tutte le cose riguardanti i the kolors che stanno per succedere aaah!
Bene spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio sempre chi legge, stellina o commenta❤️ a presto,
-Gio

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