I regali di Natale. Odiatissimo momento dell'anno. Quelle ore in cui sei talmente in crisi e a corto di idee che vorresti sparire dalla circolazione e riapparire il 26 dicembre. A quel punto i regali sono superflui.
Già per Tom era difficile trovarli, se poi doveva cercare quello più adatto per ogni suo familiare, la noia era assicurata.
E così camminava, per lo più a vuoto, tra le stradine del centro, che in quel momento gli parevano infinite. In realtà stava girando intorno da diverse ore, ma la sua scarsa capacità visiva nel riconoscere le cose faceva sembrare lui di incontrare un negozio nuovo ad ogni angolo.
Si era soffermato su poche vetrine, quasi tutte erano di negozi di musica. In uno era stato attratto da una chitarra elettrica, ma il prezzo era fin troppo alto. Appena aveva visto tutti quegli zeri sul cartellino, aveva smesso di ammirarla e aveva tirato dritto.
Suo padre era ricco, sì, ma non avrebbe mai dato al figlio così tanti soldi. Per lui la musica di Tom non era importante, per lui Tom doveva diventare un uomo d'affari.
A Tom invece piaceva scrivere, solo canzoni. Però scriveva. Ed era pure bravo, anche se questo potevano dirlo solo le sue sorelle, che si appartavano davanti alla porta chiusa della stanza nel momento in cui il fratello provava a metterle in musica.
Scriveva come se stesse parlando ad un amico, un confidente, un diario. Raccontava delle ragazze, del suo cambiamento, della sua anima e aveva accennato qualche rima per una nuova canzone. L'aveva cominciata di recente e ci aveva già perso le speranze: o venivano subito o erano una perdita di tempo, per lui.
Comunque scriveva, e nessuno in casa ne era a conoscenza. Dei genitori, s'intende. Pensavano che uno indisciplinato come lui non potesse avere un qualche minimo talento. Sembrava quasi senza cuore, automatico, Tom per loro.
Non era sempre stato così, lo sapevano tutti. Kaulitz era sempre stato allegro nella sua vita, ma anche ora non era la felicità che mancava a Tom. Sebbene poche volte gli era capitato di provarne di livello smisurato.
Era stato vittima di bullismo? Sì, per troppi anni. Per cosa, poi? Per proteggere il suo amico. Bill era sempre stato eccentrico, fin da piccolo. Era diverso, era speciale. Così lo definiva Tom, speciale. Era anche fragile e di buona mira. Tutti i bambini lo schernivano, Tom era il suo unico amico. La sua unica ancora di protezione e quando questa protezione fu dimostrata, anche Tom entrò nel giro degli insulti.
Veniva definito come l'amico frocio di Trümper, il suo fidanzatino. Gli mandavano lettere, lo prendevano in giro e non faceva mai parte di niente. Per questo si era trasferito con la famiglia, ma questo non poteva saperlo Bill, non doveva. Berlino lo fece maturare, lì non era l'amico frocio di nessuno, lì era Tom Kaulitz, lì era diventato chi aveva sempre voluto essere: uno rispettato.
Così aveva dimenticato Bill, i loro giochi, le loro risate e lo aveva ignorato. Funzionava, non c'era più un ricordo di lui nella sua anima. Ma il moro era per lui come una calamita: non riusciva mai veramente a stargli lontano. E quando quella mattina si era ritrovato solo con lui per strada ed era oltretutto inciampato nel suo piede, ci aveva visto poco.
L'unica cosa che rovinava tutto era il nuovo carattere di Tom: sesso, droga e rock n roll potremmo dire. Ma niente di più vero. Ora sapeva di essere bello, di essere voluto: perché allontanarsi da tutto questo? Perché avere un cuore? Non averlo gli aveva portato molte più soddisfazioni.
Camminavano per le strade di Madgeburgo Tom Kaulitz ed il suo cuore di pietra.
Ma anche questo batteva e faceva tum tum. Se ne accorse poco dopo, quando provò una fitta lì dentro, non era la prima volta in quei giorni.
Gli bastò controllare meglio coi suoi occhi per capire da dove proveniva: Bill era mano nella mano con Simon, stavano anche loro comprando regali, probabilmente per i parenti.
Niente da dire, erano una coppia davvero carina, i soliti due bravi ragazzi. Ma gli faceva venire il voltastomaco. Non Bill, no, Bill era bello come suo solito. Era Simon la cosa fastidiosa: appiccicoso, molliccio, leccaculo. Come si può volere uno del genere?
Avrebbe voluto spingersi nella loro direzione e chiederglielo, tipo quiz in tv, ma sarebbe stata solo una perdita di tempo.
Alla fine cosa gli importava? Bill non era di sua proprietà. L'unica cosa che lo interessava era scoparselo, niente di più. Non c'erano sentimenti in ballo e non c'erano mai stati. Giusto?
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Brown Eyes || Twincest.
Fanfiction«Nonostante le cose pazzesche che sono successe noi ci apparteniamo ancora - disse Tom guardando il ragazzo davanti a sè - non abbiamo mai smesso di farlo. Io sono tuo Bill, io apparterrò a te anche quando mi chiederai di smettere». Lo guardò, si gu...