Era un sequestro di persona. Sequestro di persona in uno stanzino.
Era buio, okay, ma si poteva chiaramente distinguere tutto.
Tutte le scope e i prodotti per il pavimento ammassati sugli scaffali: ecco perché non pulivano mai, faticavano a trovare le cose in quel casino.
Si distinguevano i cornrows di Tom che gli sfioravano la schiena, si distingueva il profilo perfetto del suo naso all'insù e il perimetro della sua maxi felpa nera che gli copriva il petto. Poteva inoltre notare, dalle sue ginocchia, che i pantaloni di Tom erano mimetici.
Bill ne andava matto, ma li preferiva skinny, mica large come quelli del bad boy di fronte a lui. Faceva ridere, ma metà scuola lo aveva soprannominato così.
Ora si spiegava come tutti notavano il suo sedere: colpa/merito degli skinny immancabili di tutti i giorni.
«Rispondimi, Bill» la voce di Tom si era fatta dura, ma il moro l'aveva ascoltato giusto due secondi.
Aveva altro per la testa. Doveva ancora mettere a fuoco la situazione.
Bill, Bill Trümper era chiuso con Tom, Tom Kaulitz in uno sgabuzzino. Okay, assimilato?
«P-perché m-mi hai chiuso qui?» fu l'unica cosa, stupida, che fece uscire dalla sua bocca.
«Credi davvero che io me la beva?» chiese l'altro, cambiando totalmente discorso, non gli importava un fico secco delle domande di Trümper, voleva sentirsi dire solo una cosa.
Sulla faccia di Bill si formò una specie di punto interrogativo che, sebbene la poca luce, Tom notò.
«Non dirmi che davvero ti interessa quel Simon, so che lo fai apposta» non era stupido, non era stupido proprio per un cazzo.
Per un attimo aveva pensato che potese essere anche minimamente vero e qualcosa gli si era scatenato all'altezza dello stomaco, ma non gli aveva dato retta. Poi era balenato altro nella sua mente: chi dice di no a Tom Kaulitz? Nessuno, anche se Bill cercava di farglielo credere.
E questo lo mandava su tutti i nervi.
«È un bravo ragazzo» l'unica qualità che gli venne in mente di Simon, grande Bill!
«Ma non è me» fu secco, diretto, sapeva dove voleva arrivare e aveva ragione.
«Eri triste perché non ti ho prestato più attenzione, perché ti era piaciuto quel contatto, e hai pensato così di catturare la mia» ora il piano di Bill sembrava una cosa da bambini se spiegato in quel modo.
In realtà, lo era spiegato in tutti i modi possibili.
«Se non ti interesso, perché mi hai portato qui? Potevi continuare ad ignorarmi» Tom voleva fare il duro? Bene, ora erano in due.
«Perché prima ti ho baciato io, ti è piaciuto, nessuno ha il permesso di farlo dopo di me» il tutto incorniciato dal suo solito sorrisino, mandava Bill fuori concentrazione.
"Cazzo, Bill! Riprenditi!" pensò.
«Cos'è, adesso sono di tua proprietà? Ma sparisci va, se poi pensi che mi sia piaciuto quel bacio, sei stupido» le parole gli uscirono e basta, non ci ragionò su due volte.
Avrebbe dovuto.
«Ah, quindi non ti è piaciuto?» sapeva benissimo che era stato il contrario e glielo avrebbe dimostrato.
«È stato del tutto indifferente, come se avessi baciato l'aria» rispose l'altro, cercando di essere il più convincente possibile.
Per un attimo Tom si soffermò a guardare il moro. In quella scuola erano tutti stupidi, ma su una cosa avevano ragione: Bill era attraente a livelli inimmaginabili. Ogni centimetro di pelle bianca faceva morire un neurone nel cervello di Kaulitz e gli faceva venire voglia di baciarla e accarezzarla. Bill non era timido e vulnerabile come tutti pensavano, aveva avuto solo un passato difficile, che però lo aveva reso forte. Tom lo sapeva meglio di chiunque altro.
Ma non poteva cascarci di nuovo, non avrebbe permesso al suo cuore di innamorarsi ancora, sebbene Bill gli provocasse emozioni forti non solo dentro l'elastico delle mutande. Era solo una questione di sesso, si ripeteva ogni mattina. Ormai era il suo motto. Non esistevano relazioni vere per lui.
«Okay, allora non ti dispiace se faccio così» sì, sapeva decisamente come muoversi.
Attaccò una mano alla guancia di Bill, quasi come un sostegno, e fece avvicinare ancora una volta le loro labbra.
Come aveva immaginato: Bill non si spostò di un centimetro.
Non avrebbe mai voluto farlo.
Ma Tom voleva di più, voleva vederlo quasi cedere. Cercò l'accesso alla bocca di Bill più volte, e quando questo si arrese, sfoderò un sorriso.
Più che uno dei suoi soliti, sembrava quasi un sorriso di felicità.
Vai a capirlo.
Lo stomaco di Bill fece le capriole, i salti mortali, era diventato un ginnasta. E lui non amava la ginnastica, quindi era una cosa particolarmente strana.
Le loro lingue si cercarono, si trovarono, si rincorsero. E cazzo, Tom baciava da dio. Fu uno dei suoi primi pensieri.
L'altro invece era piacevolmente sorpreso del piercing alla lingua del suo amico. Se l'era fatto qualche anno prima? Oh, non importava. Ora aveva assaporato quanto fosse eccitante la cosa.
Fu Tom ad interrompere il tutto, di nuovo.
«Devo ammettere che sì, hai ragione, è come baciare l'aria» e detto ciò gli fece uno sguardo che diceva tutto e diceva niente.
Se ne andò, verso la classe. La seconda campana era suonata.
Bill, però, era ancora lì, nello stanzino, un misto tra lo scosso e il felice, per quello che era appena successo.
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Ciao a tutti!
Come promesso, nuovo capitolo prima delle sette, sono giusto in tempo.
Volevo ringraziarvi per gli apprezzamenti che state lasciando alla ff, sebbene sia solo agli inizi.
Ho voluto mettere un'immagine di copertina a questo capitolo, perché sono letteralmente scoppiata a piangere quando ho letto le curiosità del Q&A del concerto in Messico.
Bill è la tenerezza in persona, come si fa a non amarlo?All the love,
Gaia.
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Brown Eyes || Twincest.
Fanfic«Nonostante le cose pazzesche che sono successe noi ci apparteniamo ancora - disse Tom guardando il ragazzo davanti a sè - non abbiamo mai smesso di farlo. Io sono tuo Bill, io apparterrò a te anche quando mi chiederai di smettere». Lo guardò, si gu...