Chapter Twenty.

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L'unico suono udibile erano le lamentele, gli urli strazianti del ragazzo. Elena con la cattiveria nello sguardo, la mano ferma e precisa, continuava a infliggere dolore a Alex, che ormai non faceva altro che implorare pietà. Non faceva che chiedere di essere ucciso, desiderava morire piuttosto che sentire tutto quell'assurdo dolore.
-Ti prego...ti prego...- continuava ad implorare mentre Elena con un ennesimo taglio squarciava il viso del ragazzo. Non aveva fatto altro che reciderlo, che tagliare le sue guance. La mora rideva perfidamente, le piaceva il pensiero di sentirlo soffrire in quel modo. Pensava al sorriso spento del suo Mattia, al dolore che avesse provato e non faceva altro che vendicarsi, che continuare con la sua follia. Tutte quelle urla, che le riempivano le orecchie, la facevano stare meglio per un po', come se sentisse meno il dolore per Mattia.
-Sta zitto, non manca poi molto affinché ti uccida.- immagini di lei e Mattia presero posto davanti ai suoi occhi. Tutte quelle volte che l'aveva salvata dai guai, che l'aveva consolata, che si erano stretti forti senza lasciarsi andare. Tutte quelle volte che si era intrufolato nella sua stanza solo per non lasciarla sola, quando la difendeva da tutto e tutti, quando l'accontentava, quando la prendeva in giro. Quando Mattia era il suo migliore amico e non un morto disperso.
-Fallo e basta.- un urlo straziante, risalente dalla gola del ragazzo, fece stringere gli occhi alla mora. Quel suo continuo stridere i denti iniziava a darle sui nervi. Tutte quelle immagini vennero sostituite da Stash. Non aveva idea del perché proprio lui, ma Alex le ricordava in realtà con chi aveva a che fare. Si sentiva dannatamente stupida a cascare ai suoi piedi. Lei era Elena Gilmore, non dovrebbe mai cedere a niente e nessuno. Eppure Stash ci riusciva. Riusciva a piegarla, a farla sua. In quell'istante pensò a Daniele e Virginia, che dovevano essere insieme e felici, lontano da tutto quel casino, poi pensò a Alex che avrebbe smesso di soffrire presto, infine a Stash che sarebbe rimasto solo. Era decisa più che mai a uccidere tutti, tutta la rabbia accumulata sarebbe esplosa in una vera e propria carneficina. Non le importava di essere uccisa, probabilmente tutto ciò che desiderava era vendicarsi e poi prendersi le conseguenze delle sue azioni.
-Perché hai ucciso Mattia?- domandò non sapendo la vera motivazione del suo gesto. Sapeva di cosa fosse capace quel ragazzo, ma aveva sperato che mai e poi lo sperimentasse su una delle persone che più erano importanti per lei. Una delle poche che erano riuscite ad entrarle nel cuore. Sentì semplicemente un lamento uscire dalle labbra del moro.
-Cazzo, rispondi idiota. Perché lo hai ucciso? Che diavolo ti aveva fatto?- chiese con più rabbia, infierendo con la punta del coltellino su un taglio aperto e profondo proprio sotto l'occhio. Il ragazzo urlò di dolore, poi ansimò in cerca di fiato per poterle rispondere.
-Perché lo meritava.- ansimò stringendo le labbra e gli occhi. Elena digrignò i denti e lo colpì sul braccio con la lama. -Perché quel fottuto moccioso aveva fatto scappare Virginia, quella puttana di tua sorella.- disse tutto d'un fiato. Tutto quello che aveva da dire lo aveva detto, non vedeva l'ora di potersi prendere almeno una piccola soddisfazione prima di morire. Elena s'infuocò e iniziò a pugnalarlo sul petto, ripetute volte. Il sangue le schizzò sulla faccia mentre le urla del ragazzo iniziavano a sparire e a dissolversi nell'aria.
-Bastardo, sei solo un figlio di puttana. Idiota, dovevi morire molto prima.- le sue parole piene di rabbia scivolavano dalle sue labbra tremolanti e piene di odio. Era infuriata, aveva perso le staffe, la testa. Tutta la razionalità era sfuggita al suo controllo.
-Non osare mai più parlare così di mia sorella. Stronzo.- sputò sul suo corpo inerme e si alzò con le lacrime agli occhi dalla rabbia. Guardò dritto davanti a sé, quando notò Stash sulla soglia della porta. Si fissarono per dei secondi interi, rabbiosi.
-Che cazzo hai fatto?- il dolore che provava per la perdita di suo cugino si era tramutata in rabbia. Chiuse i pugni e ogni muscolo si era immobilizzato. Elena ingoiò con difficoltà e tentò di scacciare ogni residuo di lacrime. Non voleva mostrarsi così debole davanti a quel ragazzo.
-Ti avevo detto che niente e nessuno mi avrebbe fermata.- asciugò le lacrime con il dorso della mano, ma il sangue di Alex le macchiò le guance di lunghe strisce rosse. Stash si trattenne a stento dal vomitare. Era una delle scene peggiori che avesse mai visto. Una pozza di sangue enorme, sotto il corpo di suo cugino. Il viso di Alex, non era più un viso. Era ridotto a brandelli di carne pendenti, uno spettacolo di cui Stash non aveva mai visto i retroscena. Era abituato a veder spogliare le sue cubiste, a vendere droga ai maggiori investitori, a mandare altri sul luogo dell'uccisione, ma mai aveva assistito a tanto. E soprattutto non aveva mai creduto che Elena fosse davvero così cattiva come tutti l'avevano definita da sempre. Stash fece un passo avanti ma si fermò non appena Elena gli puntò la canna alla tempia. Un solo braccio teso, il dito leggermente premuto sul grilletto, uno sguardo minaccioso e tanta rabbia dentro.
-Fai un altro passo e ti uccido.- lo minacciò. E quello che uscì dalle sue labbra non era di certo un tono scherzoso. Tutto il contrario. Nessuno l'aveva mia vista con così tanta rabbia, con quello sguardo, con quella cattiveria e audacia.
-Coraggio, spara. Non è quello che vuoi? Ucciderci tutti?- la incoraggiò facendo un ulteriore passo avanti. Elena fece scattare la pistola e la impugnò con entrambe le mani, facendo scivolare il coltellino ai suoi piedi. Odiava quelle provocazioni palesi, odiava la faccia da vittima di Stash.
-Non vuoi vendetta per Mattia, eh? Avanti, manco solo io alla fine di questo gioco.- fece un altro passo vanti quando Elena si tenne pronta a sparare. Poi ripensò a come qualche giorno prima ci era finita a letto e scosse la testa. Abbassò l'arma sotto gli occhi attenti di Stash, che la guardò circospetto. Non era sicuro che fosse tutto a posto, ma si rilassò non appena notò l'arma scivolarle dalle dita e cadere a terra con un tonfo. Abbassò lo sguardo notando il corpo di Alex senza vita e quello del suo amico poco più distante. Aveva fatto fuori il motivo della sua sofferenza, della sofferenza del suo migliore amico. Ucciderlo sarebbe stato troppo facile, ma i continui pensieri l'avrebbero tormentata per sempre. Quella tigre pulsante sulla sua spalla, le avrebbe ricordato chi fosse in realtà, perché lo avesse fatto. Lo aveva fatto per lui. Ci mise qualche secondo per rendersene conto. Lei aveva fatto quel tatuaggio per un idiota come lui, per quell'idiota che avrebbe ucciso qualche secondo fa. Non aveva idea della motivazione, si ripeteva nella testa di non provare assolutamente nulla. Di essere completamente avversa all'amore, che per lui non ne avrebbe mai provato. Non come lo aveva provato per Mattia. Per Stash non provava nemmeno quell'amore fraterno, quell'affetto amichevole, niente. Eppure il tatuaggio parlava chiaro per lei.
-Elena?- provò a chiedere Stash non appena notò l'assenza della ragazza. Fissava il vuoto, come se fosse rapita da chissà quale pensiero. Non ebbe nessuna risposta da parte della mora. Si ritrovò a qualche metro da lei, per poi scivolare silenzioso al suo fianco recuperando la pistola e il coltellino ancora impregnato del sangue di suo cugino.
-Perché non l'hai fatto?- domandò mettendole il coltellino nella tasca del suo giacchetto e la pistola ancora pulsante fra le mani. Elena con sguardo smarrito spostò l'attenzione sul viso del ragazzo. Notò la cicatrice che lei stessa gli aveva procurato e non riuscì a frenare le sue mani. Sfiorò quel lungo taglio sulla mandibola sentendo la pelle rialzata sotto ai polpastrelli. Stash rimase immobile, godendosi il tocco della ragazza. Elena rise istericamente.
-Abbiamo scopato tante di quelle volte che ormai ho perso il conto, Stash.- il suo sguardo, le sue carezze ormai rasentavano la follia. Il dolore accecante della perdita di Mattia, la lontananza della sorella, il corpo di Stash sul suo non facevano che distrarla continuamente dalla realtà. Era andata a letto con uno dei ragazzi che non avrebbe mai dovuto nemmeno immaginarsi. Era finita a letto più volte con lui che era la causa della sua sofferenza. Era andata a letto con un ragazzo desiderabile, bello, sexy, furbo, con il suo nemico. Stash storse le labbra senza capire cosa volesse dire quella ragazza, che non gli sembrava affatto l'Elena che lui conosceva. Era passata dalla tigre furibonda assetata di sangue al più docile dei gattini. Era così che si sentiva: indifesa.
-Abbiamo passato numerosi giorni a scopare, perché dovrei ucciderti?- chiese mentre i suoi occhi non smettevano un attimo di bruciare in quelli di Stash. Sentiva la testa scoppiarle per i troppi pensieri, non riusciva a distogliere lo sguardo dalla fonte dei suoi guai.
-Perché mi odi. - rispose tranquillo Stash. Con un gesto naturale ripose l'arma nel suo giacchetto, non prima di averla scaricata. Forse non lo pensava davvero, forse semplicemente tentava di entrare nella testa della ragazza, ma non ci riusciva. Era così strana, così fragile e forte allo stesso tempo. Non avrebbe mai davvero capito chi fosse Elena Gilmore.
-No Stash, io ti voglio. È questo il problema.- ammise dopo essersi buttata in ginocchio. Stash preoccupato tentò di afferrarla ma gli sfuggì dalle mani. Si accasciò assieme a lei, ma non riuscì a godersi quell'ammissione. Lo sguardo sconfitto di Elena non lo faceva eccitare, non  lo rendeva euforico come al solito, era tutto strano e inquietante. Forse non aveva mai conosciuto la vera Elena e quello era il momento giusto per capirne qualcosa in più su di lei.
-Anche io ti voglio.- le parole di Stash assunsero un vero e proprio significato quando Elena si voltò e lo baciò con voracità. Come se ne sentisse il bisogno, come se tutto quello che aveva appena fatto fosse sparito e dissolto grazie allo sguardo di Stash, come se lui fosse la sua ancora di salvezza. Il moro non si oppose, non riuscì a non sentire uno strano brivido alla schiena al contatto con quelle labbra sporche di sangue. Le sue mani si poggiarono sulla sua nuca mentre il bacio non accennava a voler finire. Continuava a divorarla, a sentirne il sapore sulla lingua e non aveva la minima intenzione di smettere. Più volte i loro denti si erano scontrati per la troppa foga. Stash non aveva mai baciato nessuno come aveva fatto con lei, si sentì strano, meglio. Era di quelle labbra che aveva bisogno, di quella bocca, di quella lingua. Probabilmente aveva aspettato tanto, alla fine ne era valsa la pena. Era riuscito a trovare le giuste labbra a cui donarsi, a cui donare le sue.
-Ti prego lascia che ti baci ancora.- Stash a corto di fiato reclamava ancora le sue labbra. Ma Elena si alzò di scatto e iniziò a correre lontano. Stash provò a fermarla ma si limitò, alla fine, a guardarla allontanarsi e disperdersi fra la folla di persone. Si guardò attorno notando i corpi esanimi dei due suoi amici. Deglutì a fatica guardando Alex, non era così che doveva finire. Avrebbe dovuto crederle e proteggerlo dalla sua furia, eppure non riusciva a provare rabbia nei suoi confronti. Forse solo un po' pena, forse qualcosa di più forte che non si sarebbe mai spiegato. Afferrò il corpo martoriato di Alex e lo trascinò dentro casa, fino a porlo davanti ad un ragazzo, uscì nuovamente per afferrare il corpo del suo amico e porlo accanto al corpo di Alex.
-Thomas, devono essere sepolti. Occupatene tu.- ferito ancora dalla vista di suo cugino ucciso a pugnalate tornò a casa sua gettandosi sul letto, sfinito.

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