Chapter Ten.

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La stanza era gremita di sospiri e di gemiti sommessi. Stash non faceva che mordicchiare la pelle di Elena, passava dal collo alla sua evidente scollatura e non desiderava altro che poterle strappare di dosso quell'inutile maglia. Era solo d'intralcio e lui odiava avere degli ostacoli sul cammino. Voglioso come non lo era mai stato, le diede un morso sul seno sinistro facendola urlare di dolore e piacere. Era talmente eccitato e confuso dal pensiero di Elena urlante che non riusciva più a controllare se stesso, i suoi gesti. Era completamente annebbiato dalla vista della mora che continuava a dimenarsi e senza volerlo il tessuto dei suoi jeans sfregava contro l'erezione già abbastanza dura di Stash, facendolo morire ogni secondo di più. Non aveva mai provato così tanta attrazione verso una persona, proprio come gli capitava con Elena. Come se quella ragazza gli mandasse il cervello a farsi fottere, oltre ai suoi ormoni ovviamente. Più la vedeva contorcersi sotto di lui più sentiva il bisogno fisico di scoparsela senza un minimo di ritegno. Elena con il fiato corto e spezzato afferrò i lembi della maglia del moro e li tirò su. Era riuscita a liberare i polsi dalle grandi mani di Stash strattonandolo parecchie volte. Le sue dita andarono a sfiorare ogni minima parte della sua pelle, come incantata dai suoi occhi sfiorò con dolcezza anche i suoi zigomi, dopo qualche altro secondo distolse lo sguardo e fissò il suo tatuaggio. Come attratta da una strana forza lo sfiorò con le dita seguendone le linee. Stash si fermò qualche istante, quasi come se i muscoli si fossero immobilizzati al suo tocco, e la fissò attentamente, seguendo i suoi movimenti stranamente gentili. Elena non si rese conto dello sguardo di Stash, poi alzò gli occhi e incrociò quelli scuri e penetranti del ragazzo con cui avrebbe tanto voluto fare del sesso.
-Mi piace...- sussurrò, e tutti i pensieri sparirono. Tutta la rabbia accumulata, la voglia di ucciderlo, la voglia di potergli fare del male, il pensiero di Virginia in pericolo sparirono completamente, dedicandosi solamente a ciò che si ritrova davanti.
-Si? Dovresti farne uno anche tu.- gli sussurrò il ragazzo mordendole il lobo dell'orecchio destro. Lei fu invasa da miliardi di brividi, che non riuscì a nascondere, e che si manifestarono con la pelle d'oca, che ora ricopriva gran parte del suo corpo. Una mano di Stash corse sotto la sua maglia, per poi sfiorare la sua schiena, che lei inarcò non appena sentì le sue dita.
-Proprio qui...-continuò il ragazzo sfiorandole con i polpastrelli un piccolo lembo di pelle posto proprio sopra al bacino. Elena respirò affannosamente e il suo toccò la destabilizzò completamente. Non era pronta a sentire su di se le sue mani.
-O qui...- continuò il moro passando la sua mano prima sull'ombelico poi sull'elastico delle sue mutandine in pizzo. Fremette al contatto caldo delle sue dita e non riuscì a contenere un piccolo verso di pura eccitazione. Era diventata rigida e non avrebbe retto ancora per molto. A breve si sarebbe messa ad implorare Stash di fare qualcosa, altrimenti sarebbe uscita fuori di testa completamente, e a Stash questo piaceva.
-Saresti ancora più erotica con un tatuaggio.- finì il moro prima di afferrare la sua maglia ai lati e tirarla su con uno scatto fulmineo. La mora, presa in contropiede, si riscosse dal suo stato di trance e iniziò a far circolare nuovamente l'aria nei suoi polmoni. Le labbra del ragazzo ispezionarono con estrema cura e calma l'intero strato di pelle esposto, inumidendola completamente. Elena rimase spiazzata nel sentire il suo fiato su di se, chiuse gli occhi e si lasciò andare a ciò che Stash aveva voglia di farle. Le sue labbra corsero a mordicchiare il pizzo del reggiseno e scendere lungo il ventre, dedicandosi con cura anche a quella sua parte del corpo. Il suo corpo iniziò a fremere incontrollato non appena la bocca del moro si soffermò sulle fossette al di sopra del suo inguine.
-Dio, il mio nome tatuato sulla tua pelle, proprio qui, sarebbe la cosa più erotica che potrebbe mai esserci al mondo.- sussurrò viaggiando con la fantasia. Immaginò il suo nome e poi la sua lingua a sfiorarlo linea per linea, lettera per lettera, come se fosse una specie di rituale sacro. Quel pensiero fu decisivo per la sua natura animalesca. Come un matto calò con violenza i jeans della ragazza, che alzò il bacino e gli permise di sfilargli il tutto. Con una foga improvvisa tolse di mezzo anche i suoi tacchi, gettandoli dal lato opposto alla stanza e tornò su di lei. I loro petti combaciarono perfettamente e il loro calore non fece altro che portarli su un altro pianeta. In quel preciso istante sentivano un assurdo bisogno l'uno dell'altra e niente e nessuno li avrebbe fermati in quel momento. Il loro bisogno fisico andava ben oltre il normale, ma nessuno dei due si curò di quella voglia così forte e prepotente.
-Ti porterò a farne uno.- disse guardandola negli occhi. Rimase immobile qualche secondo, perdendosi nell'oscurità dei suoi occhi, per poi poggiare le labbra sulla sua gola. Lei sollevò di poco il viso e lasciò che la saliva di Stash le scivolasse lungo la sua pelle calda e tesa. Elena rimase in silenzio, non aveva nessuna voglia di parlare in quel momento, né di contraddirlo né di dare una risposta affermativa alla sua proposta. Le mani del moro si poggiarono con avidità sul suo seno, si inginocchiò fra le sue gambe e la guardò dall'alto.
-Sei uno spettacolo.- mormorò prima di tirare giù le sue mutandine. Lei sollevò nuovamente il bacino e gli permise di togliere anche quell'inutile indumento. Si sedette sul letto e lui le sganciò il reggiseno lasciandola completamente nuda ai suoi occhi. Rimase spiazzato nel vederla in quel modo, non l'aveva mia vista prima, nonostante avessero già fatto del sesso. Vederla in quel modo era tutt'altra storia, non aveva più bisogno dell'uso della sua fantasia. Aveva passato le notti intere nell'immaginarla nuda, magari a gambe aperte pronta a concedersi, proprio come stava accadendo in quel momento.
-Ritiro tutto, sei molto meglio di uno spettacolo.- con sguardo famelico la guardò ancora qualche secondo per poi buttarsi a capofitto sul suo seno. Con i denti tirò piano il suo capezzolo, per poi iniziare a succhiare con tanta voglia e soddisfazione. Elena presa da un impeto di eccitazione poggiò le mani sulla schiena del ragazzo, aggrappandosi quasi come se stesse per annegare. Le sue unghie affondarono piano sulla sua carne ogni volta che lui le mordeva il seno, o la pelle sottostante. Stash alzò il viso di poco sentendo il dolore che le unghie della mora gli procuravano, con uno scatto le afferrò i polsi e li tenne stretti fra le sue grandi mani. Ipnotizzato dai suoi occhi sollevò il polso destro davanti le sue labbra baciandolo. La guardava negli occhi, senza la minima intenzione di distogliere lo sguardo, per poi passare la lingua con dedizione sul suo polso. Elena non riuscì davvero a capire cosa avesse intenzione di fare, ma soprattutto non riusciva a capire il perché gli stesse leccando proprio i polsi. Poi come se fosse un rituale le afferrò anche l'altro facendo la stessa identica cosa. La lingua del moro scorreva lenta e con un ritmo ben definito sulla sua pelle, ed Elena iniziò a sentire calore su tutto il corpo, bagnandosi come non aveva mai fatto. Quel calore sconosciuto si depositò proprio al centro della sua femminilità e si ritrovò a chiudere gli occhi, quasi completamente sfinita da quell'agonia.
-Stash...- mugolò ritrovando la sua voce dopo molto tempo. Lui continuò indisturbato, mentre lei tentò di dimenarsi in modo tale che lui le potesse lasciare i polsi. Iniziava a sentire caldo e le sue guance rosse lo dimostravano.
-Sta funzionando. Questa è una delle tante tecniche per eccitarti Elena...- le strinse i polsi con una mano per poi spingerla nuovamente con le spalle al materasso. Elena sentì il tessuto caldo e accogliente sotto di se, poi la figura di Stash la sovrastò con il suo corpo e si sentì piccola di fronte a lui, poco importante, insignificante, poco bella. Insomma, Stash la faceva sentire non abbastanza. Le labbra del ragazzo baciarono la sua gola, poi scese in basso, ritrovandosi di fronte alla sua femminilità. Inspirò con forza il suo profumo, ma decise di scendere ancora, baciando le sue cosce, le sue ginocchia ed infine i suoi polpacci. Si soffermò sulle sue caviglie e ne leccò con lentezza la pelle rosata e calda.
-Mi piacerebbe anche qui un tatuaggio.- mugolò mordicchiandole la pelle. -Magari una bella tigre...- baciò piano il punto esatto su cui fantasticava un ipotetico tatuaggio, per poi risalire indisturbato, rifacendo lo stesso percorso al contrario.
-Ti rappresenta molto. Sei bella, imperiosa, forte, aggressiva proprio come una tigre.- concluse per poi toccarle l'intimità. Con le dita stimolò il suo clitoride e lei si sentì morire sotto il suo controllo. Non riuscì a trattenere alcuni gridolini di piacere, ma Stash voleva sentire delle vere e proprie urla dalle sue labbra. Non gli bastavano più solamente quei piccoli e bassi gemiti, voleva sentirla urlare, gridare, implorare il suo nome.
-Poi fai le fusa, e questo mi piace.- concluse, stimolando la sua apertura con un dito. Non aspettò nemmeno qualche secondo, con una foga assurda entrò in lei facendole mordere le labbra. Non aveva voglia di giocare così piano e poco con lei, quindi sfilò piano il dito per poi farne entrare due in maniera rude. Lei urlò. Un urlo strozzato e gutturale e a Stash questo piacque e non poco. Ma questo era solo l'inizio di quello che desiderava sentire. I suoi movimenti si fecero più decisi, aveva voglia di farla eccitare talmente tanto da farla impazzire. Improvvisamente, non appena sentì i suoi muscoli tendersi, sfilò le dita. Non desiderava farla venire così in fretta, aveva voglia di giocare ancora, e poi farla sua completamente.
-Oh aspetta piccola, non è ancora il momento.- Stash alzò il viso della ragazza per farle aprire gli occhi e lei riprese fiato, perso nell'arrivo del suo orgasmo mancato. Istintivamente chiuse le gambe incastrando la sua mano fra esse. Con un forte desiderio di raggiungere l'apice del piacere, iniziò a toccarsi, chiudendo gli occhi e contorcendosi. Stash si allontanò poco da lei, rimanendo in ginocchio sul letto, e la guardò mentre si toccava. Non riusciva ad immaginare spettacolo migliore di quello. Infastidito dai suoi jeans, li sbottonò e li tolse con velocità, liberando anche la sua erezione che iniziava a dargli fastidio.
-Tesoro, tocca me.- la implorò avvicinandosi a lei. Afferrò la sua mano e lei si risvegliò dalla sua piccola nuvola di eccitazione che si era creata. Lo guardò quasi scioccata, ma lesse nei suoi occhi tutta la voglia e la passione che anche lei aveva e desiderava condividere con lui. Non osò obiettare, così come fece con se stessa, si sedette sul letto, e guardò Stash per qualche secondo. Prese fra le mani la sua erezione e iniziò a pompare, facendo gemere piano il moro. Chiuse gli occhi e decise di godersi i suoi tocchi ammaliatori. Ci sapeva davvero fare con le mani e ringraziò il cielo per averla conosciuta. Elena decise di alternare la lingua alle mani e ciò mando Stash completamente fuori di testa.
-Ti prego fermati se non vuoi che ti venga in bocca o fra le mani.- disse improvvisamente con voce dura. Elena si spostò e si gettò sul letto. Il moro non aveva più nessuna voglia di giocare, l'afferrò per le caviglie e la tirò sotto di se, afferrò la sua erezione con una mano e andò a stimolare la sua entrata. La mora ansimò senza preoccuparsi e spinse il bacino verso la sua erezione per istigarlo a penetrarla. Il ragazzo non aspettò oltre e con una sola spinta, veloce e decisa entrò in lei togliendole il fiato. Inarcò la schiena e il ragazzo ne approfittò per portare le sue mani sotto di lei, per toccare la sua schiena.
-Stash!- ringhiò lei sentendo i suoi colpi forti. Affondava in lei senza preoccuparsi del fatto che se avesse continuato l'avrebbe di sicuro sfondata. Elena stanca di essere sottomessa, diede una spinta a Stash che si ritrovò poi con le spalle sul materasso e la mora a cavalcioni.
-Mi piacciono le ragazze che prendono l'iniziativa, ancora di più quelle aggressive come te.- sussurrò lui mentre Elena spingeva su di lui con forza e con un desiderio devastante. I suoi muscoli tesi non facevano che accrescere la passione e l'eccitazione che possedeva in corpo. Con le guance rosse, la fronte imperlata di sudore, si accasciò stanca sul suo petto, rimanendo ferma per qualche secondo riprendendo fiato.
-Piano amore, non stancarti.- disse lui quasi divertito. Con lentezza spingeva il bacino contro lei, che rimaneva immobile a godersi la sua lenta penetrazione. In quell'istante sentiva tutta la sua lunghezza e circonferenza e non poté fare altro che congratularsi mentalmente con lui, con madre natura e con sua madre. Stash strinse le mani attorno ai suoi fianchi e iniziò a spingere verso l'alto per penetrarla più a fondo e più veloce. Con il fiato spezzato ed eccitato, per i mugolii sommessi che uscivano dalle labbra della ragazza, venne dentro lei per poi mollare totalmente la presa e rimanere disteso ad occhi chiusi.
-Stash...- soffiò lei ancora poggiata sul suo petto, era completamente stremata, ma odiava non essere giunta all'orgasmo. Iniziò a provare un leggero fastidio così si dimenò su di lui, che sorrise sornione ancora ad occhi chiusi.
-Sta' buona piccola.- lui riprese fiato e la gettò sul materasso. La sua bocca si dischiuse sul suo clitoride ed iniziò a succhiare e leccare con frenesia. Lei urlò e poggiò una mano fra i suoi capelli stringendoli, mentre l'altra a stringere il lenzuolo impregnato del loro sesso.
-Dio, non smettere!- si lasciò sfuggire lei mentre sentiva arrivare l'orgasmo. Tutto il piacere accumulato e sofferto venne fuori con un urlo strozzato, di cui Stash si beò. Continuò ad urlare nonostante fosse tutto finito. L'effetto che le faceva Stash era devastante. Stash si sollevò fino a giungere di fronte al suo viso e la zittì con un dito sulle labbra.
-Shh, qualcuno potrebbe sentirti. Non che non mi piaccia, anzi. Vorrei sentirti urlare così tutte le volte, sei così eccitante. Dio, avrei voglia di sfondarti ancora una volta.- si appoggiò al suo cuscino e la guardò. Elena riaprì gli occhi e riprese fiato, cercando di calmare il battito del suo cuore. Rimase immobile a fissare il soffitto rimuginando sulle parole appena dette dal ragazzo e non riuscì a non pensare quanta voglia avesse lei di lasciarlo fare ancora. Rimasero in silenzio un paio di minuti fino a che lei non si voltò e lo guardò con attenzione.
-Perché hai fatto questo tatuaggio?- domandò indicando quello sul braccio.
-Nulla di importante.- rispose lui con un mezzo sorriso. Lei curiosa guardò quello sul polso e non riuscì a fare a meno di domandare che significato avesse.
-E questo?- chiese ancora.
-È il simbolo dei Pink Floyd, ho sempre adorato quella band.- rispose con un filo di voce. Elena decise di non chiedere più nulla, non aveva voglia di andare più a fondo, riuscì a intuire solamente che ognuno di essi avessero un significato particolare. Ma sapeva che lo avrebbe fatto irritare e quello non era il momento, non aveva le forze per farlo o meglio per ucciderlo dopo la lite scatenata. Sospirò un paio di volte fino a che non si avvicinò a lui che parve parecchio pensieroso, gli lasciò un bacio sui due tatuaggi per poi baciarlo sulle labbra. Lo mordicchiò lentamente, ma senza nessuna malizia. Solo un piccolo ed innocente bacio. Stash parve infastidirsi e all'improvviso si rese conto d'averla baciata. Di aver infranto la sua promessa. Come una molla, si alzò di scatto lasciando Elena confusa. Arrabbiato con se stesso strinse i pugni fino a far diventare bianche le sue nocche.
-Elena, rivestiti immediatamente e vattene via.

Ciao ragazze :) spero che questo capitolo vi sia piaciuto,
qui vediamo Elena che si fotte di tutto quanto Ahahaha
chi non si fotterebbe di tutto con uno come Stash? Comunque, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate ;)
vi ringrazio tantissimo, siete stupende davvero! Baci.
Debbi.

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