Continuava a fissare incredula quel foglio bianco, le mani a tremare, il fiato corto. Non avrebbe mai pensato che potesse accadere una cosa del genere. Tutto, ma non questo. Quell'odio radicato che aveva sempre provato, quella voglia di mettergli i bastoni fra le ruote, quella voglia insana di ucciderlo. Avrebbe dovuto reprimere tutto quanto. Sapeva quanto bene gli avesse fatto Michael, quanto aiuto le avesse dato. Raccolta dalla strada, aiutata, sfamata, ben vestita. Non gli avrebbe mai fatto del male, ma non riuscì a non pensare ad un'unica cosa: e se in passato ci fosse riuscita? Se avesse commesso un terribile sbaglio del genere? Ne avrebbero sofferto tutti, forse non lei. Ora. Ora sì. Ora qualsiasi persona pareva entrargli dentro. Sentiva di provare dei sentimenti, qualcosa per le persone che la circondavano e lei non era mai stata così. Tre anni prima le importava solo della sua sopravvivenza e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di assicurarsela. Cosa era cambiato? Non faceva che chiederselo, eppure qualcosa era successo in lei. Semplicemente aveva scoperto di essere umana, di aver un cuore pulsante per la gente. Ammetterlo non era stato facile per lei, ma lo aveva fatto. Con se stessa, con Mattia, persino con Stash. Ammettere di volerlo era stata una vera e propria rivelazione per lei. Ammettere di voler bene a Mattia era stato molto più facile, perché era troppo semplice farlo ed impossibile da non fare. Se solo ci pensava le si formava un magone sullo stomaco, era l'unico amico a disposizione, l'unico che l'amava per quello che era e non per il suo bel sedere o il suo fisico. Era sempre rimasto con lei nonostante tutto e adesso che l'aveva abbandonata si sentiva un po' come una pecorella smarrita. Lui la proteggeva, le guardava le spalle, la rendeva forte. Ora si sentiva scoperta, senza alcuna protezione e ci cascava. Ci cascava e ricascava dentro. Tutto l'odio provato per Stash spariva, le barriere crollavano e lei si attaccava a lui come se fosse un'ancora. Le piaceva, lo trovava attraente e sexy e sarebbe sempre stato così. Lo aveva pensato anche la prima volta che lo aveva visto, dentro quell'auto, con uno dei suoi amici. Era bastato un solo sguardo da lontano ed era scattata una scintilla. Tensione sessuale, c'era sempre stato quello fra i due, ma nessuno aveva voglia di ammettere di essersi legati indissolubilmente l'uno all'altra.
-Non avresti dovuto leggere.- la voce profonda e seria di Michael la fece voltare e il foglio le scivolò dalle mani. Volteggiò qualche secondo, poi cadde in terra. L'uomo desiderava tenere Elena all'oscuro di tutto, questo l'avrebbe di certo condizionata, come era successo a lui. Non era arrabbiato, o forse sì, ma con se stesso. Tutti quegli anni all'oscuro di tutto, come lui aveva deciso. Tutto quel tempo senza sapere la verità, come aveva fatto? Da quei pochi giorni, continuava a chiederselo continuamente. Un uomo come lui che aveva paura di una stupida busta bianca che solo dopo 20 anni aveva deciso di aprire.
-Perché? Per tenermi all'oscuro? Eh?- chiese. Era lei quella furiosa. Ultimamente non facevano che escluderla da tutto quanto, come se ormai fosse diventata l'anello debole della catena. E probabilmente lo era, non riusciva più a ragionare lucidamente. Troppo accecata dall'odio e dalla vendetta, troppo sensibile alla morte del suo amico, troppo debole. In realtà lo era sempre stata, ma nessuno se ne era mai accorto, tranne Michael. Nascondeva quella sua vulnerabilità dietro a un suo sorriso feroce, a uno sguardo sexy, a un colpo di testa improvviso. Lei era così e solo pochi avevano avuto il privilegio di conoscerla realmente. Anche Stash aveva imparato a conoscerla in quel poco tempo che avevano passato insieme. Un pizzico di quella scorza dura che si era ostinata a mettersi attorno era stata crepata e Stash si sarebbe infilato dentro, per poterla conoscere ancora.
-Perché è giusto così. In fondo tu non c'entri con questa storia. Nessuno c'entra.- Elena sospirò. Come poteva pensare di non avere a che fare con quella storia? Forse Michael aveva ragione, ma a lei importava e anche tanto.
-No? Ne sei sicuro?- chiese incrociando le braccia e spostando nervosamente una ciocca di capelli dal viso. Era così irritante per lei che uno come Michael pensasse solo a se stesso. Si sentiva in dovere di sapere e non riusciva a smettere di pensare a cosa fosse successo se non lo avesse mai saputo.
-Certo.- rispose atono. Raccolse il foglio e lo ripiegò in più parti, riponendolo dentro la busta. Elena lo seguì con lo sguardo, mentre riponeva quella dannata verità dentro una cassaforte nascosta da un quadro.
-E se lo avessi ucciso?!- urlò incredula. Tutto quello che aveva costruito si era sbriciolato e anche in quel momento si sentì spezzata. Michael non capiva, a lei questo pareva uno dei suoi tanti limiti. Certe volte le sembrava di parlare con un muro, era sempre stato molto testardo.
-Non lo avresti mai fatto.- decretò alla fine. Sapeva cosa ci fosse fra loro, era certo che quella opzione l'avrebbe sempre scartata. Non ci sarebbe mai riuscita, ma ammetterlo per lei sarebbe stato come farsi torturare.
-Ah no? Cosa te lo fa pensare!?-le mani sbatterono contro la scrivania, le carte caddero per terra, il computer tremò. Non avrebbe mai voluto lui sulla coscienza, era una di quelle cose che odiava. Era vero, aveva delle altre persone sulla coscienza, ma questa le sarebbe pesata tanto, più di tutte.
-No Elena, siete legati adesso.- rispose calmo. Cercò di non perdere la pazienza, il comportamento di Elena, certe volte lo esasperava. Rimase tranquillo, sedendosi sulla sedia dietro alla sua scrivania. Aveva ragione e lei questo lo sapeva.
-Prima lo odiavo con tutta me stessa! Avrei potuto farlo molto tempo fa!- si rese conto troppo tardi di aver ammesso, inconsapevolmente, di non odiarlo più. Si morse la lingua per quelle parole di troppo, avrebbe dovuto usare altri termini, altre parole. Michael sorrise, conscio della verità che attendeva che gli dicesse da molto più tempo.
-Ora non lo odi, non lo avresti mai fatto e non lo farai mai, El.- si avvicinò a lei e le accarezzò una guancia. Elena si scansò, in quell'istante troppo furiosa per accettare la qualsiasi carezza da parte sua.
-Michael! Avrei davvero potuto ucciderlo! Dovevi dirmelo. Cazzo, è tuo figlio!- urlò. Michael venne percorso da un brivido di freddo, quella consapevolezza lo uccideva. Non era mai riuscito ad ammetterlo a voce alta da quando lo aveva scoperto e sentirlo gli aveva fatto uno strano effetto.
-Elena!- disse perdendo quel poco di calma. - Anche se lo avresti ucciso, non mi sarebbe importato! Non lo sapevo ed era il mio nemico!- Elena rimase in silenzio a fissarlo. Aveva smesso di lottare contro di lui, non ne aveva le energie. Scoprire di Stash e Michael era stato già un bel colpo e non osava immaginare cosa dovesse significare per lui. Per Michael che lo aveva contrastato per anni, a cui aveva fatto guerra.
-Ma ora lo sai, non puoi dire che non ti importa, che tu non ci abbia pensato!- sbottò lei. L'aria in quella stanza si era fatta irrespirabile. Troppa tensione si era scatenata e nessuno dei due sarebbe stato capace di gestirla.
-Certo che ci ho pensato, ma cosa vuoi che faccia? L'ho scoperto solo qualche giorno fa!- trovava quella discussione inutile. Ragionare con una come lei era inutile e inconcludente. Era sempre più convinto che lei dovesse restarne fuori da tutta quella storia, che avrebbe dovuto tenerla all'oscuro, come da programma. Sarebbe stato meglio per tutti.
-Avresti dovuto avvertirmi e subito. Mi sarei tenuta alla larga da lui e non avrei provato ad ucciderlo.- disse seria. Michael scoppiò a ridere. Non riusciva a credere che fosse così testarda, probabilmente non riusciva a credere alla storia di averlo scoperto da poco.
-Smettila con questa storia. Tu alla larga da lui? Chi vuoi prendere in giro? Ti sembro così idiota da non averlo capito? Scopate e state insieme. Sei davvero convinta che non lo vedrai più, eh? Ti prego, raccontala a qualcun altro. E te lo ripeto per l'ultima volta: l'ho scoperto da poco, quindi non avresti potuto evitare nulla di tutto questo.- Michael sbuffò facendo cadere a terra un piccolo tagliacarte dalla scrivania, andò in frantumi. Elena rimase senza parole, troppo colpita dalla verità delle parole di Michael. Aveva ragione lui e lo sapeva, semplicemente non riusciva a capacitarsene. Volerlo non doveva essere un peccato, ma non ammetterlo sì. E lei non riusciva a farlo con lui, nonostante tutto. A Michael era toccato capirlo da solo, perché Elena non lo avrebbe mai fatto.
-Adesso vattene per favore. Ho bisogno di rimanere da solo.- disse. Elena rimase in silenzio e con la stessa calma con cui era entrata, uscì. Si richiuse la porta alle spalle e sentì una forte fitta al petto. Che avrebbe fatto adesso? Quello sarebbe stato un peso troppo grande da sopportare, non ci sarebbe mai riuscita. Non faceva che pensare a cosa fosse successo se solo lo avesse ucciso, se qualche anno prima lo avesse fatto fuori. Michael sarebbe morto dentro e sarebbe stata solo colpa sua. Dopo Mattia credeva di diventare matta. Tutte quelle persone che morivano, perdevano amici, parenti, famiglia. Si richiuse in camera sua, sperando che dormendo avrebbe dimenticato almeno la metà delle cose successe.
