Chapter Thirteen.

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Elena, ancora chiusa nella sua stanza rifletteva su tutta la sua situazione. Si sentiva dannatamente sporca, imperlata di un odore, di un sudore che non era il suo ma quello di un ragazzo che aveva sempre odiato. Eppure non era cambiato nulla, sentiva di odiarlo ancora come prima, non aveva la minima intenzione di provare un solo sentimento positivo nei suoi confronti. Era sicura che non l'avrebbe mai fatto, ma cedere alle sue avances, cadere nella sua rete, finire a letto con lui era stata una debolezza che non avrebbe mai dovuto permettersi. Per anni era stata attenta a non caderci, ci era riuscita benissimo, era stato facile per lei. Ma adesso, crescendo, qualcosa dentro lei le impediva di fermarsi, una forza oscura la spingeva fra le braccia di quel ragazzo dal ciuffo stravagante come se niente fosse. Non era riuscita a resistergli, come avrebbe potuto? Le vennero in mente le mille sfaccettature del corpo di Stash e si ritrovò a sospirare pesantemente. Aveva toccato i suoi capelli, aveva immerso la sua mano e aveva sentito il suo profumo dolce, che ancora non era riuscita a identificare. Si era soffermata a guardare i suoi due tatuaggi e li aveva trovati, oltre che belli, dannatamente eccitanti. Avrebbe tanto voluto toccarli ancora, sentire sotto le sue dita il piccolo strato di inchiostro e poterne conoscere realmente tutti i significati, ma questo significava interessarsi e scavare a fondo nella sua vita e a lei non importava, o almeno era quello che continuava a ripetersi. Ricordò immediatamente il suo corpo avvolto solamente dai boxer, le sue braccia che scendevano lungo il corpo come stanche, i suoi addominali tesi e duri che aveva toccato, quelle dannate V che scomparivano all'interno delle sue mutande. Le sue gambe lunghe, le sue collanine, i suoi braccialetti. Ogni cosa su di lui appariva eccitante e non poté non ammetterlo a se stessa, seppur con gran fastidio. Odiava provare dell'attrazione verso una persona come lui, così viscido, così puttaniere. Il pensiero che dopo lei avesse già trovato un'altra donna nel suo letto le fece salire il sangue al cervello. Non che volesse essere l'unica nella sua vita, ma scopare con lei e poi farsi un'altra ragazza le faceva schifo. Lo trovava dannatamente ripugnante. Il senso di disgusto la travolse totalmente che a breve avrebbe davvero rigettato anche l'anima, ma a questo era accompagnato anche l'odore di vodka impregnato sui suoi vestiti. Non aveva fatto altro che bere. Bere perché aveva fallito cedendo, perché era andata da lui per vendicarsi e invece ci era andata a letto, perché voleva semplicemente che sua sorella tornasse libera. Al pensiero di sua sorella aveva scaraventato la bottiglia al muro che si era frantumata in mille pezzi, impregnando il pavimento di alcool. L'odore forte di quella sostanza rossastra le faceva aumentare i conati di vomito e presa in contropiede da una nuova ondata di schifo, corse verso il bagno in cui gettò persino l'anima. Una mano, alle sue spalle, le tenne stretti i capelli e la fronte. Chiuse gli occhi per riprendersi dalla sua sbronza e sentì il mondo girare. Si gettò al muro, poggiando la schiena contro le mattonelle fredde e vi rimase tentando di calmare la voglia di vomitare ancora. Il silenzio fece da padrone per un paio di minuti, Elena sentiva solamente le mani di qualcuno che continuavano a sfiorarle i capelli, come a volerla calmare. Non aveva le forze per aprire gli occhi e da lì a poco si sarebbe addormentata sfinita. Non ebbe il tempo di pensare che si ritrovò col respiro pesante, addormentata. La sua testa penzolò da un lato, ma le stesse mani di prima l'afferrarono e la portarono sul suo letto.

Quando la mora riaprì gli occhi, sentì un dolore atroce alla testa e li richiuse immediatamente. Era molto tempo che non si attaccava alla bottiglia di alcool e si sentiva così male. Il suo fallimento la rendeva debole e ferita, come se fuggire da casa sua, dalla sua famiglia non avesse avuto i suoi riscontri positivi ed era tutta colpa di Stash.
-Stai meglio?- una voce al suo fianco la fece sobbalzare, convinta di essere sola nella stanza. Con lentezza sbatté le palpebre voltandosi verso il lato da cui aveva udito la voce e non appena mise a fuoco il viso di chi sedeva comodamente sul suo letto per poco non sbuffò. Michael le fece un sorriso sincero, di quelli che poche volte riusciva a regalare, ma Elena era troppo seccata per rendersene conto. Tentò di mettersi a sedere sul letto e con l'aiuto del ragazzo ci riuscì.
-Sto bene, grazie.- disse diretta, con l'intento di fargli capire di non essere gradito nella sua stanza. Michael, con più tranquillità, si avvicinò a lei e le spostò delle ciocche di capelli che le ricadevano ribelli sugli occhi. Elena non si mosse, si lasciò curare dalle piccole attenzioni del suo capo, perché sapeva che solo così poi se ne sarebbe andato. Desiderava solamente rimanere da sola a pensare a tutti i suoi sbagli, a pensare e a segnarsi per bene che non avrebbe più dovuto rifarli. Ma soprattutto che avrebbe dovuto stare lontana da Stash e dalla sua pelle che l'attraeva tanto.
-So che non ti piace che io sia qui, ma ho sentito dei rumori e sono venuto, pensavo che stessi male e avevo ragione.- disse lui con aria preoccupata, quasi colpevole. In effetti la loro ultima conversazione non era stata delle migliori, lui era uno che amava provocare, ce l'aveva nel sangue, ma si era subito reso conto che non avrebbe mai dovuto farlo con uno dei suoi o meglio proprio con lei. L'aveva accolta quando aveva ancora solo 15 anni, l'aveva trovata a vagare da sola per la città, infuriata come non lo era mai stata e poi l'aveva seguita. Aveva notato i suoi strani modi di procurarsi da vivere, poi l'aveva vista rubare senza troppa preoccupazione e allora l'aveva fermata. Non aveva avuto paura, ricordava di non averla spaventata, era sempre stata dura e forte. L'aveva portata con sé e da lì aveva iniziato la sua carriera da criminale, fornendo i suoi primi guadagni alla sua famiglia e a sua sorella anonimamente, poi aveva deciso di tenere tutto per sé.
-Cosa c'è che non va?- domandò allora preoccupato vedendola così silenziosa e persa con lo sguardo nel vuoto. Avrebbe tanto voluto entrare nella sua testa e poter leggere i suoi pensieri, ma sapeva che anche se ci fosse riuscito lei avrebbe trovato un modo per tenere tutto dietro ad un muro, nella sua privacy. Amava starsene da sola con i proprio pensieri e questo lo aveva capito fin da subito, fin dalla prima notte in quella casa.
-Non c'è assolutamente nulla che non vada.- rispose telegrafica. Elena aveva solo voglia di richiudere gli occhi e dormire ancora, per non pensare. Voleva sbarazzarsi dei suoi malsani pensieri che faceva continuamente su Stash e sul suo corpo. Voleva reprimere quella voglia di saltargli addosso e ucciderlo per aver usato sua sorella contro di lei, per averla portata a letto e per averla rapita e chiusa chissà in quale angusto ambiente.
-Ti crederei se non fosse che a breve strappi le lenzuola per la rabbia.- non si era nemmeno resa conto di star tirando le lenzuola, non aveva nemmeno notato le sue nocche diventare bianche per quanta forza stesse mettendo in quel gesto. Era tutto frutto del suo inconscio, ed era una delle cose che più odiava non riuscire a controllare se stessa.
-Ho detto che è tutto okay.- ripeté nervosa. Michael si lasciò sfuggire una risata ed Elena lo guardò in cagnesco volendolo fulminare con lo sguardo. Lo avrebbe ucciso, ma gli era troppo riconoscente per farlo. Si gettò nuovamente con la schiena al materasso e pregò tutti i santi che uscisse lasciandola da sola.
-Okay va bene, non vuoi dirmelo. Ma tanto lo scoprirò da solo.- si inginocchiò sul materasso lasciandole un bacio sulla tempia, come se fosse suo padre ed uscì dalla camera lasciandola da sola. Per la prima volta Elena sospirò contenta che fosse andato via. Ma le sue parole la misero in agitazione, non voleva per niente che lui venisse a sapere di sua sorella, soprattutto che l'avessero rapita per colpa sua. Non aveva mai parlato della sua famiglia, di ciò che l'aveva spinta ad andare via da casa e vagare da sola e non era l'ora di iniziare a farlo adesso. Con un pugnò batté forte un colpo al muro sopra la sua testa per richiamare l'attenzione di Mattia nella stanza affianco. Rimase in silenzio per qualche minuto poi sentì bussare alla porta. Mugugnò qualcosa e vide spuntare il suo amico, che subito la raggiunse sul letto. Si gettò al suo fianco e le sorrise.
-Ehi Ele, che faccia...- scherzò lui ridendo. Roteò gli occhi e grugnì infastidita. Lui rise più forte. Probabilmente all'interno di quella casa era l'unico ce riusciva a tollerare. E chiedere aiuto a lui le pareva la cosa più giusta da fare.
-Ho bevuto, sono ancora in fase di ripresa.- rispose alla sua tacita domanda e richiuse gli occhi poggiando la testa sul cuscino. Il ragazzo al suo fianco sospirò e capì che la situazione dovesse essere più complicata del dovuto. Quando beveva aveva sicuramente qualche problema, smise di ridere e si poggiò su un braccio pronto ad ascoltarla.
-Che ti è successo tesoro?- domandò con gentilezza. Lei aprì gli occhi sorpresa, non aveva idea del fatto che quel ragazzone ricordasse ancora delle sue abitudini. Beveva per dimenticare e lui l'aveva imparato in così poco tempo.
-Hanno rapito mia sorella, devi aiutarmi.- il suo sguardo supplichevole e disperato fecero attorcigliare le viscere a Mattia che non l'aveva mai vista così fragile e abbattuta, ma dette la colpa all'alcool per questo. Si accigliò sentendo nominare sua sorella, nemmeno lui sapeva della sua famiglia e per la prima volta lo stava facendo dopo 3 lunghi anni d'attesa.
-Sai chi è stato? In che modo posso aiutarti?- chiese lui preoccupato per lei. Sapeva essere irrazionale, sapeva scollegare il cervello dalla realtà e creare numerosi casini. Lui lo sapeva bene, l'aveva salvata numerose volte dalle sue bravate ed era pronto a rifarlo altre mille volte. Sentiva di doverla proteggere, era come una sorella per lui.
-È stato Stash, devi aiutarmi a tirarla fuori. Lei non sa nulla di me, della mia vita, di quello che faccio e non voglio che venga coinvolta in questo schifo.- la frustrazione nella sua voce fece rizzare i peli sulla pelle al ragazzo, era davvero disperata. Non aveva mai chiesto aiuto a nessuno, le piaceva sfidare il pericolo e risolvere i propri problemi da sola, soprattutto quando di mezzo c'era la propria famiglia.
-Sai dirmi dove la tiene? Ci penso io.- la rassicurò Mattia. Lei scosse la testa e temette di iniziare a piangere, cosa che non era da lei. Ma era più che sicura che la sua sensazione fosse dettata dall'alcool ancora nel suo corpo. Per quanto avrebbe dato ancora colpa all'alcool? Non lo sapeva, ma quella consapevolezza la faceva star meglio.
-Hai una sua foto?- domandò ancora lui cercando di saperne di più per poterla aiutare davvero. Lei annuì e si alzò dal letto correndo verso il suo armadio. Estrasse il suo borsellino prendendo una bellissima foto di lei e sua sorella scattata qualche anno prima. Aveva gli stessi capelli biondi, le stesse gambe lunghe, le stesse unghie laccate di rosa, la stessa faccia da sexy donna in carriera, cosa che non era affatto.
-È molto...bella.- disse lui ripassando nella sua mente tutti i termini appropriati da usare davanti ad Elena. Avrebbe tanto voluto aggiungere altro, ma si trattenne appena in tempo.
-Tranquillo Mattia, puoi dirlo. So che mia sorella è sexy, orgasmica, da scopare e tutto quello che hai pensato a seguito...- fece un mezzo sorriso per rassicurarlo, ma si sentì male a parlare di sua sorella in quel modo. Sotto quella scorza da ragazza sexy, c'era una ragazza intelligente che avrebbe potuto fare tanto nella vita, non come lei che aveva fallito, che avrebbe potuto farsi valere, che avrebbe potuto essere il vanto dei suoi genitori, ma anche per lei era stato riservato lo stesso cattivo destino o meglio gli stessi cattivi genitori. Non facevano altro che dirle quanto stupida fosse, come facevano con Elena, ma a differenza sua la mora aveva trovato le forze di andare via, lei no, lei era troppo spaventata dalla vita e da sola non sarebbe andata da nessuna parte. A 27 anni viveva ancora con loro, con la speranza di poter trovare un ragazzo alla sua altezza, e che avesse le qualità richieste da sua madre per poter finalmente andare via.
-Tranquilla Elena, te la trovo e la riporto sana e salva a casa sua.- quella consapevolezza non le bastava. D'altronde cosa avrebbe portato tutto ciò? L'avrebbe salvata e poi? Sarebbe stata nuovamente vittima di Stash, non sarebbe mai stata davvero libera. Avrebbe dovuto trascinarla con lei, in quella casa, al sicuro. E l'idea di doverla coinvolgere non le piaceva per niente, di farle sapere cosa faceva, cosa ne aveva fatto della sua misera vita non la entusiasmava più di tanto.
-No...- disse in un soffio. -Quando la trovi, portala qui. Dille solamente che non vuoi farle del male e che la stai portando da me. Ti prego, sta' attento, ci tengo che arrivi sana e salva.- il ragazzo annuì solamente, ma era piuttosto pensieroso.
-So cosa stai pensando. Michael non deve saperlo. So che per lui è pericoloso portare delle persone qui, ma tu fallo senza dire assolutamente nulla. Non farti scoprire.- il ragazzo si ritrovò ad annuire ancora una volta di fronte al viso implorante della sua amica. Per poi alzarsi dal letto e lasciarle un tenero bacio sulla guancia. Lei non resistette, si strinse a lui abbracciandolo forte. Era il suo modo per ringraziarlo e questo lui lo sapeva. Aveva imparato a capirlo.
-Mi stai mettendo nei casini, ma so che lo rifarei cento volte per te.- disse con un bel sorriso. Elena aveva sempre pensato che Mattia avesse un debole per lei, ma non era mai stata davvero sicura. Si comportava come un fratello e sperava davvero che per lui fosse solamente questo. Lei sorrise e sospirò preoccupata. Tutta quella situazione l'avrebbe fatta impazzire prima o poi. Stash, il sesso, sua sorella, Michael, Mattia, la sua banda... era tutto un casino.
-Vado a mettermi a lavoro.- disse prima di uscire dalla sua camera con un bel sorriso. Lei ricambiò e si gettò sul letto stanca, spossata. Guardò l'ora sulla sveglia posta sul comodino e si accorse di aver passato un'intera mattina a crogiolarsi nella dura realtà. Notò il suo cellulare accanto alla sveglia e lo afferrò con decisone, scorse lungo tutti i suoi messaggi e rilesse quelli di Stash. Lo odiava e lo desiderava contemporaneamente. Come era possibile una cosa del genere? In quel momento avrebbe voluto rasserenarsi poggiando le labbra sulle sue, poi ci pensò bene e si diede della stupida per quel pensiero. Lo avrebbe tenuto lontano ad ogni costo, avrebbe evitato quel ragazzo peggio della peste. Sapeva che non avrebbe retto al suo sguardo languido, alle sue mani su di lei, al suo fiato caldo. Sapeva che avrebbe ceduto e che il mattino successivo si sarebbe distrutta nei sensi di colpa. Era meglio evitare, era un bene per la sua salvezza fisica e mentale. Eppure, il suo ultimo messaggio la mandava in tilt. Era possibile che quel coglione le piacesse davvero? Era una cosa impossibile, ma non riusciva a trovare nessuna spiegazione alla sua strana voglia di averlo sempre vicino o per meglio dire su di sé, nel suo letto. Quello che desiderava da lui era soltanto sesso e nient'altro, ma quel pensiero la infastidiva terribilmente. Non avrebbe dovuto desiderare nemmeno quello, ma dentro di sé aveva una tempesta. Uno scontro aperto. Da un lato vi era schierata Elena e la sua malsana voglia di possedere Stash, dall'altra vi era Elena con la voglia di mettere le mani sul suo collo e farlo smettere di respirare. Quelle due parti contrastanti di se stessa l'avrebbero portata sull'orlo di una crisi isterica. Nessuna delle due parti prevaleva sull'altra almeno per più di qualche minuto e questo non era un bene. Perché Stash le faceva questo? Perché sentiva dei sentimenti così forti ma così contrastanti dentro sé? Non se lo sarebbe mai spiegato, con un impeto schiacciò dei tasti sul cellulare e premette il tasto invio senza nessun ripensamento.

Mi dispiace deluderti, ma questo coglione non mi piace.
Ho solo voglia di rifarlo, di fare sesso.
Alle sei al mio magazzino. Non tardare, Coglione.

                                                                                              Salve belle, parliamo subito del capitolo.
certe volte mi sembra di lasciarvi senza capire, non vorrei confondervi ,
qui ritroviamo Elena e non Stash, se non indirettamente tramite lei.
ho voluto parlare un po' delle sorelle girlmore in quanto non ne avevo mai parlato. Hanno una bella situazione complicata, genitori che non le riconoscono come figlie modello
e voglia di libertà che solo Elena è riuscita ad avere.
poi Michael, qui è decisamente più carino con lei per una volta, e diciamocelo che ci stava
poi Mattia. Un ragazzo parecchio protettivo nei confronti di Elena, di cui non avevo mai parlato
e non so se avrà un ruolo fondamentale in questa storia, ci penserò su,
e poi Elena. La solita confusa. Però voglio spiegarvi una cosa...
quando Elena dice di odiare Stash e dice che non le piace ma ci vuole andare a letto
è perchè non le piace come persona, ma le piace solo fisicamente. Quindi non è pazza Ahahaha
insomma, desidera soddisfare le sue voglie e infatti, chissà nel prossimo capitolo se accadrà qualcosa....
credo che nel prossimo parlerò anche di Virginia e Daniele che ancora non si sa cosa vogliono fare...
ma ve lo spiegherò!
non è un granchè questo capitolo, solo si spiega un po' la situazione in generale. Grazie come sempre, soprattutto per i bei complimenti
e per i commenti.
Debbi.

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