Elena non aveva idea di come iniziare il discorso, ma quando si ritrovò davanti la porta dell'ufficio di Michael non riuscì a non bussare. La curiosità era troppa ed era rimasta per giorni nel suo silenzio, lasciando Michael da solo a pensare. Lei dal canto suo non aveva fatto altro che pensare a Stash, a quanto quella notte le avesse ripetuto che fosse solo sua, che aveva bisogno di lei. Non riuscì a fare a meno di pensare che fosse tutta colpa dell'alcool e quelle sensazioni pungenti allo stomaco e al cuore la tormentavano continuamente. Si era tenuta alla larga da tutti, era difficile per lei ammettere a se stessa e chiunque altro di aver perso la testa per quel ragazzo stronzo. Per la prima volta, quella notte di sei giorni prima si era sentita amata. Non ne poteva più di essere la puttana di turno, e quando Stash l'aveva presa con tutta quella dolcezza, che non credeva che possedesse, si era sentita a casa, si era sentita stranamente bene e contenta. Quella mattina, presa da una botta di coraggio era riuscita a farsi vedere da Michael, era entrata nel suo ufficio e attendeva con ansia che la degnasse della sua attenzione. Se ne stava con il cellulare incastrato tra l'orecchio e la spalla, e le mani impegnate in chissà quale ricerca al computer. Le fece segno di aspettare qualche istante e poi sarebbe stato da lei. Elena ebbe il tempo di pensare a quanto tempo fosse passato e così in fretta soprattutto. Non ricordava nemmeno più come fosse iniziata la sua sporca attività criminale.
-Eccomi.- disse facendola rinsavire dai suoi pensieri. -Finalmente sei uscita dalla tana. - fece un sorriso tranquillo, rilassato. In realtà, quello che Elena non sapeva era che Michael stava morendo dentro. Essersi reso conto di avere un figlio, così all'improvviso, che per di più non voleva avere niente a che fare con lui era una vera tortura. Stava male per la situazione, non l'avrebbe mai ammesso probabilmente, ma Stash era suo figlio e voleva che prendesse parte della sua vita. Ma sapeva che non sarebbe stato facile.
-Sì, volevo solo lasciarti solo...- disse quasi risentita. Era vero che si era chiusa a riflettere, che se ne stava in stanza. Il più delle volte spariva nel nulla, usciva e tornava la notte, quando ormai tutti dormivano. Era arrabbiata con se stessa per essersi lasciata fregare in quel modo da Stash. Eppure non riusciva a non pensare alle sue parole e ignorare le sue chiamate era stato piuttosto difficile.
-So che fremi dalla voglia di sapere cosa è successo.- Michael nel frattempo si era alzato, aveva girato attorno alla scrivania e l'aveva raggiunta. Elena, ancora seduta sulla sedia in pelle, lo osservava silenziosa, in attesa che parlasse e spiegasse. Aveva subito centrato il punto e non aspettava altro se non quello.
-Beh?- fece quasi spazientita. Michael abbozzò un sorriso per poi sedersi sulla poltrona in pelle al suo fianco. Avrebbe volentieri evitato l'argomento, ma conoscendo Elena non avrebbe lasciato perdere così in fretta e in quella storia c'era dentro anche lei.
-Non ne vuole sapere di me, Elena. Inutile provare a convincerlo, per lui suo padre è morto, forse è meglio così.- disse rassegnato. Ciò che esternava era solo una leggera nota di tristezza nella voce, ma Elena, guardandolo meglio poteva ben scorgere la tristezza nei suoi occhi, la delusione nella voce. Il suo corpo lo tradiva ed Elena si ritrovò a dispiacersi per lui.
-Mi dispiace.- disse solamente. Nella sua mente si premurò di parlare con Stash. Probabilmente sarebbe corsa da lui, iniziava a sentire la mancanza del suo corpo sul suo. Iniziava a sentire un fastidio pungente per quei pensieri. Odiava sentirsi così alle strette, così presa da una persona come lui. E poi lei era Elena Gilmore, non poteva perdere la testa per un ragazzo come lui. Tutto per lei era assurdo e confuso, non riusciva a spiegare ciò che sentiva nella testa, nel cuore, nel sangue.
-Fra te e lui come va?- chiese. La mora quasi non si strozzò con la propria saliva. I suoi occhi si fissarono in quelli con un leggero tono di luce in più di Michael, sospirò toccandosi i capelli, quasi fosse agitata dalla situazione e dalla domanda.
-Non c'è nulla da dire.- disse tesa. -Scopiamo, fine.- rispose come se fosse semplice. In realtà per lei le cose si erano complicate. Quell'attrazione fisica si era spinta troppo oltre e non riusciva più a sostenere la situazione, ne aveva perso il controllo.
-Non prendermi in giro.- rise leggero, quasi spensierato. Il pensiero di sapere suo figlio con lei lo metteva di buon umore, perlomeno avrebbe provato a ad avvicinarsi grazie ad Elena.
-Dico davvero. Comunque pensavo ad una cosa.- disse trafelata cambiando discorso. Entrare troppo nei particolari non le piaceva e in più si sentiva a disagio a parlarne. Qualsiasi fosse la situazione con Stash ci avrebbe pensato dopo, perché sarebbe corsa da lui immediatamente. Avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni plausibili per essere sparita.
-Ti ascolto.- rispose Michael. Evitò il discorso del sesso fra Elena e Stash per non metterla in imbarazzo. D'altronde ricordava bene cosa voleva dire essere messi alle strette da qualcuno più grande. I suoi genitori lo avevano fatto continuamente.
-Volevo proporti una sorta di tregua.- Michael la guardò confuso senza capire di cosa stesse parlando. Non riusciva davvero a pensare a ciò che aveva per la testa. Aggrottò la fronte e con lo sguardo la esortò a spiegarsi meglio.
-Non credi sia l'ora di finirla di mettere Stash in difficoltà?. Insomma, visto che è tuo figlio...- le sue parole si persero nell'aria, quell'idea le era sembrata giusta. La più ovvia. Forse giusta anche per lei, era stanca di combattere contro uno come lui che le ispirava semplicemente del sesso selvaggio. Tutto ciò che poteva condividere con lui era un letto, un muro, un cofano di una macchina, un pavimento, non di certo una lotta.
-Hai ragione, ma non ne vuole sapere comunque di me.- ripeté. Ricordò gli occhi furibondi del ragazzo, ma ricordò anche i litri di alcool che aveva mandato giù. Il semplice fatto che non si fosse più fatta vedere gli aveva fatto capire che l'alcool non era stata una scusa, probabilmente non avrebbe più voluto avere niente a che fare con lui per davvero.
-Pensavo di proporgli un'alleanza in realtà. Potrebbe funzionare.- disse lei. Non era mai scesa così in basso prima d'ora, ma quella notte le sue barriere erano crollate tutte e si era lasciata andare. Lo aveva trovato dannatamente tenero e carino sotto la doccia, quando aveva voglia di giocare e l'aveva trascinata sotto con se. L'aveva trovato adorabile sotto le coperte e quando si era preoccupato per lei, che potesse stare male. E poi, non riusciva a non dimenticare le sue mani addosso, non riusciva a non bruciare di passione al solo pensiero.
-Non accetterà di far parte dei nostri, Elena.- rispose immediato. Conoscendolo non avrebbe rinunciato a tutto quello che possedeva. "Perché sono il re di questa città." Le parole di Stash fecero eco nei pensieri di Elena, istintivamente sorrise e portò una mano sulla spalla, sfiorò il tatuaggio della tigre e pensò a quanto dovesse apparire bello ed eccitante agli occhi del moro.
-Ma noi potremmo far parte dei suoi, ha perso molte persone.- disse. Ripensò a quello che aveva fatto a Alex, a quel ragazzo di cui non sapeva nemmeno il nome, poi pensò a Mattia. Una fitta allo stomaco le fece abbassare lo sguardo, era terribilmente vuota quella casa senza di lui intorno.
-Sai che non accetterebbe mai, ma puoi provarci.- Michael non avrebbe mai detto una cosa del genere. Provare a sottostare a quello che era sempre stato un nemico storico lo avrebbe fatto incazzare, invece da quando aveva saputo che in realtà quella minaccia era suo figlio non riusciva a non calare il capo e tentarle tutte pur di farsi perdonare per la sua mancanza.
-Lo farò di sicuro.- ripeté più a se stessa che a lui. Si alzò dalla poltrona pronta a correre finalmente da lui. Cosa aveva pensato di fare in quella settimana? Scappare? Perché se l'unica cosa di cui aveva bisogno era sentirlo gemere nelle sue orecchie, sentirlo dentro di se? Stringerlo era ormai diventato quasi necessario, quella sua pelle calda la mandava in confusione.
-Sembra che siate diventati molto amici.- ammiccò. Elena per poco non arrossì, ma alzò un sopracciglio come se non avesse capito cosa intendesse davvero.
-Beh, andiamo a letto assieme, abbiamo una certa confidenza mi pare, no?- Michael si ritrovò a scrollare le spalle senza risponderle. Elena uscì dalla stanza con un peso in meno sullo stomaco ed un groppo in più alla gola. Prese una boccata d'aria e la prima cosa che fece fu varcare la soglia dell'ingresso ed entrare in macchina, Aprì il finestrino ed iniziò a correre per le strade. Aveva una sola direzione e non avrebbe avuto nessun ripensamento. La musica ad alto volume l'aiutava a spegnere i pensieri, qualsiasi cosa pur di non pensare ancora a quelle parole sussurrate. Non avrebbe mai e poi mai pensato di esserne rimasta così colpita.