Daniele corse verso l'ufficio dov'era convinto di trovarlo, spalancò la porta ma trovò la stanza vuota. Sbuffando furioso uscì alla ricerca del suo amico, che finì nel momento esatto in cui fu Alex stesso a sbattergli addosso, senza rendersene conto. Entrambi infuriati alzarono lo sguardo e Alex scosse la testa vedendolo. Lo scansò pronto a tornare nel suo ufficio ma Daniele lo bloccò afferrandolo per un braccio riportandolo di fronte a sé.
-Sei una testa di cazzo.- pronunciò immediatamente trattenendosi dalla voglia di sputargli addosso. Alex sbuffò infastidito e si portò una mano alle labbra sanguinanti.
-Sei venuto anche tu a rompere il cazzo?- domandò nervoso. Era rimasto chiuso nel bagno per un bel po' cercando di tamponare il labbro spaccato, ma a quanto pareva erano stati sforzi inutili.
-Perché hai toccato Virginia? Ti avevo detto di non toccarla, stronzo.- soffiò a pochi centimetri dal suo viso. Daniele si ritrovò col fiatone, come se avesse corso per chilometri interi, ma in realtà era tutta rabbia repressa. Stava cercando in ogni modo di trattenersi dal picchiarlo con violenza.
-Ah, sei venuto a difendere quella troia...- disse con aria seccata. Tentò di spostare nuovamente l'amico, ma sentì un pugno dritto sullo stomaco.
-Non chiamarla in quel modo.- sibilò tra i denti. Gli alzò la testa e lo costrinse a guardarlo negli occhi. Alex non aveva mai visto il suo amico così nervoso, così arrabbiato. Notò i suoi occhi scurirsi terribilmente, si impaurì, ma non era di certo il tipo che demordeva. Non lo avrebbe mai mostrato, si sarebbe fatto forte e avrebbe continuato a fare il ragazzo strafottente di sempre.
-Una ragazza, anzi donna, che apre le gambe così ad un ragazzo più piccolo di lei cos'è?- chiese con aria di sfida. Daniele sapeva che il suo amico aveva ragione, ma non riusciva a darsi pace. Per lui dietro quella faccia, dietro quella gran donna di classe c'era qualcos'altro.
-Smettila Alex!- gli urlò addosso per evitare un ulteriore pugno allo stomaco. Daniele non desiderava che poterlo zittire colpendolo ripetutamente con numerosi pugni sul volto, ma dovette tenere a freno quella sua malsana voglia. Era un suo amico, uno dei suoi migliori amici.
-Non vedi cosa mi ha fatto quella troietta?- Alex spazientito indicò il suo labbro spaccato, e portò nuovamente il fazzoletto alle labbra tamponandolo. Fece una smorfia di dolore al contatto, sentiva bruciare tutto, e avrebbe tanto voluto gettare un urlo. Daniele lo fissò e per poco non scoppiò a ridere. Virginia era riuscita a ricambiare il favore, si sentì davvero orgoglioso in quel momento.
-Ti sta bene.- ghignò Daniele passandosi una mano fra i capelli.
-Mi sta bene? Non le avrei fatto nulla se lei non mi avesse attaccato.- disse rabbioso. Nella sua mente passarono i peggio pensieri. Aveva avuto una voglia matta di ucciderla, odiava le persone che si ribellavano a lui. Era riuscito a frenarsi solo grazie alle parole di Stash che gli frullavano nel cervello implorando i ragazzi di trattarla bene. Daniele aggrottò la fronte.
-Esatto Daniè, ha tentato di scappare e mi ha tirato addosso una statuetta del cazzo. Giuro, avevo voglia ucciderla.- disse con sguardo cattivo. Solo ripensandoci si pentiva di non averla fatta fuori all'istante. Il respiro di Daniele accelerò nuovamente, scioccato ma comunque contento che lei avesse tentato di scappare. In cuor suo, odiava vederla chiusa in quella stanza.
-Sai che Stash non ne sarà contento, vero?- domandò il ragazzo fissando gli occhi scuri di Alex. Daniele sbuffò e si fissò allo specchio posto nel corridoio del locale e tentò in tutti i modi di poter fermare la ferita, riuscendoci.
-Mi capirà.- disse semplicemente prima di sparire dentro al suo ufficio, chiudendosi. Daniele batté un pugno al muro, facendosi male, nervoso. Il solo pensiero che Alex avesse messo le mani addosso a Virginia gli faceva salire il sangue al cervello. Era attratto da quella donna, provava un'attrazione fatale. Era come un serpente ammaestrato e catturato dal suono del flauto. Per lui Virginia era il suo flauto. Cercò di controllare il respiro, prese numerosi respiri per poi ritornare da Virginia. Camminò lungo il corridoio, finendo poi in uno più stretto e buio. Scese qualche scalino fino a che non giunse in quella stanza, usata come magazzino. Riaprì la porta trovando Virginia accucciata in un angolo. Si avvicinò e notò che dormiva tranquilla. Fece un lieve sorriso e si sedette ai piedi del letto guardandola dormire. Con dolcezza le sfiorò una caviglia facendola però sobbalzare spaventata. Virginia spalancò gli occhi e non appena si accorse della presenza del ragazzo si rannicchiò in un angolo del letto tremando. Sospirò maledicendo se stesso per averla svegliata, poi si avvicino di poco a lei, facendola arretrare più di prima.
-Ascolta, non voglio farti del male..- iniziò sotto voce. Virginia chiuse gli occhi e nascose il viso tra le gambe. Immediatamente la stanza si riempì di singhiozzi e il corpo di Daniele venne invaso da una rabbia incontrollata. Si trattenne a stento solo per non spaventarla ulteriormente.
-Mi dispiace per quello che ti ha fatto Alex, non sono come lui.- tentò di convincerla con un tono quantomeno calmo e dolce. Virginia si strinse più forte le ginocchia al petto e sperò vivamente che davvero Daniele non fosse come Alex, che non le facesse del male.
-Virginia ascolta, non avere paura...- tentò di avvicinarsi leggermente e non appena notò Virginia rimanere immobile prese sicurezza e azzerò le distanze. Senza rendersene conto poggiò una mano sulla sua guancia toccando i lividi sui suoi zigomi, lei chiuse gli occhi e sentì il cuore saltarle in gola per la paura. Daniele scosse il capo notando quanta violenza aveva usato su di lei e sospirò alzandosi dal letto. Virginia lo fissò incerta, non aveva idea di cose stesse facendo ma non appena lo vide uscire dalla stanza tirò un sospiro di sollievo. Corse verso la cucina e aprì il freezer prendendo del ghiaccio. In silenzio ritornò da lei che sgranò gli occhi rivedendolo.
-Vieni.- la richiamò lui facendole un mezzo un sorriso. Lei rimase totalmente immobile, al che fu proprio Daniele ad avvicinarsi con cautela. La bionda non si mosse, a breve avrebbe anche smesso di respirare. Sobbalzò non appena sentì il ghiaccio sui suoi zigomi. Lui la rassicurò con un sorriso e rimasero per un paio di minuti in silenzio, fino a che il ghiaccio non iniziò a sciogliersi e a gocciolare sulle gambe di Virginia che rabbrividì.
-Hai freddo?- chiese. Ma si dette dello stupido da solo. Doveva avere per forza freddo in quelle condizioni di nudità. Senza dire nulla si alzò e prese da un armadio vecchio e impolverato una coperta. La posò delicatamente sulle gambe scoperte della donna e sorrise sedendosi al suo fianco.
-Puoi anche parlare con me...- le fece notare lui con un mezzo sorriso divertito. Lei si strinse di più nella coperta e la strinse sotto alle dita cercando di calmarsi almeno un po'.
-Okay okay, pretendo troppo.- ridacchiò lui, facendole spuntare un leggero sorriso. Si morse le labbra non appena notò gli occhi di lei brillare.
-Ho paura, perché mi avete rapita?- domandò dopo un paio di secondi prendendo coraggio. Lui scosse la testa, non poteva dirle la verità, Stash non avrebbe mai accettato una cosa del genere. Si era raccomandato di trattarla bene e di tenerla all'oscuro di tutto, e così avrebbe fatto. Almeno di lui poteva fidarsi, al contrario di Alex.
-Non lo so.- disse sperando che lei non insistesse e gli chiedesse dell'altro. Non poteva dirle in cosa era coinvolto anche lui, era una cosa troppo grande per lei. -Ho in mente una cosa, ti fidi?-domandò Daniele guardandola all'improvviso come se avesse avuto un'illuminazione. Lei annuì incerta e lui le fece un sorriso compiaciuto.
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