Chapter Fifteen.

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Qualcosa era destinato ad andare storto quella mattina. C'era troppo silenzio e si sa che il silenzio non piace quasi a nessuno, soprattutto a chi è costretto a pensare troppo. Quando decidi di mettere in ballo la tua vita non sai mai se quella è davvero la decisone giusta da prendere o se quello che stai per fare è giusto per te e ne ricaverai fuori una qualsiasi piccola ricompensa o solamente astio. Nessuno sa mai se ciò è davvero giusto, ma quelli che lo fanno per amore, per una persona a cui tengono davvero molto di solito non si pentono mai.
Mattia aveva seguito per giorni Alex ed era riuscito a capire dagli spostamenti che Virginia non dovesse essere molto lontana da casa loro, o meglio era proprio lì. Il ragazzo era davvero molto furbo, aveva capito tutto subito e quella mattina non si era lasciato sfuggire nessun particolare. Era appostato da ore dietro ad un angolo, aspettava con ansia che tutti andassero via da quella casa e quando finalmente vide uscire Alex e Daniele iniziò a preparare mentalmente un piano per potersi intrufolare in casa. Con lo sguardo seguì i due che si allontanavano, uno con un sorriso furbo sulle labbra, l'altro con uno sguardo colmo di preoccupazione. Li guardò per interi minuti, fino a che non scomparvero dalla sua visuale. Si concentrò sulla porta da cui erano usciti e tentò di capire se ci fossero telecamere o chissà che altro nei pressi. Si rese immediatamente conto che quella era un'uscita di emergenza e si avvicinò cauto per poter capire meglio come entrare. Capì che la porta andava forzata, ma non aveva nessun strumento con sé per poterlo fare. Batté forte i pugni sulle sue gambe quasi con fare disperato. Non aveva idea di come forzarla, perciò decise di tornare indietro e perdere l'ennesima occasione per liberare la sorella di Elena. Arrabbiato con se stesso ripercorse la strada indietro e tornò alla sua moto. Iniziò a sfrecciare lungo la strada sentendo imprecazioni contro, ma continuò a zigzagare come un pazzo furioso. Non appena arrivò vide immediatamente Elena sulla soglia di casa che imprecava con le chiavi, non riuscendo a trovare quella giusta in quel mazzo così numeroso. Mattia sorrise fra sé e si avvicinò a lei con passo felpato. Elena era talmente nervosa per quello che era successo con Stash che non dava peso a ciò che aveva intorno e non aveva nemmeno udito l'arrivo del suo amico. Con dolcezza le cinse i fianchi e gli lasciò un bacio sulla guancia, Elena a quel punto scossa si voltò e per poco non lo mandò a quel paese.
-Ah, sei tu.- disse con la rabbia che iniziò a sfumare nella voce. Non riusciva a non pensare a Stash, a quanto si fosse esposta per lui, a quanto disposta fosse stata a concedersi come se nulla fosse. Ripensò ai suoi giochetti, alla sua malsana voglia che lo pregasse, al suo corpo teso, alla sua erezione che scoppiava all'interno dei suoi jeans, alla sua arroganza, alla sua risatina. Non riusciva a dimenticare nessun particolare, nulla. Eppure continuava a maledirsi per come fossero andate le cose. Anche se in un certo senso era stata lei a rifiutarlo, quel suo modo di farle perdere la dignità l'aveva infastidita. Non era solo una questione sessuale, voleva che di mezzo ci andassero l'onore, la persona, la dignità. Stash questo lo sapeva ed era proprio quello che desiderava, era questo che mandava Elena in bestia. Il fatto che stesse giocando con lei, che non si stesse dedicando semplicemente a soddisfare le reciproche voglie e basta. No, Stash desiderava farla cedere del tutto, cosicché l'avrebbe avuta in pugno, come creta fra le mani da modellare a suo piacimento. Questo Elena non l'avrebbe mai permesso ad un tipo come Stash, mai.
-Chi pensavi che fosse?- domandò Mattia con aria divertita nel vedere la sua espressione ammorbidirsi. Sapeva che per Elena era come una sorta di antistress, che si sarebbe calmata all'istante se solo lo avesse visto, se solo lui l'avesse sfiorata anche per caso. Alla mora piacevano le attenzioni di Mattia ma aveva paura di illuderlo, lei lo considerava solo come un fratello, quello che non aveva mai avuto.
-Nessuno.- rispose rivoltandosi e concentrandosi sulla chiave che non voleva collaborare nella serratura. A quel punto Mattia notando il suo nervosismo afferrò il suo mazzo e la fece spostare aprendo con un solo colpo la porta. Elena sbuffò e lo sorpassò con una spallata richiudendosi immediatamente in camera sua. Mattia rise e la raggiunse immediatamente. Senza nemmeno bussare entrò in camera e la trovò distesa sul letto, con il viso nascosto dalla sua chioma scura, e le mani a stringere un cuscino ossessivamente.
-Elena, ho scoperto dove tengono tua sorella, o almeno credo.- disse sedendosi accanto a lei. Come una molla la mora si alzò e gli prestò attenzione. Lo guardò con uno strano sguardo, come se parlare di sua sorella le facesse venire da piangere e gli occhi lucidi lo confermavano. In realtà temeva che Stash le avesse fatto del male ed era per questo che desiderava sfogarsi sul suo corpo. Non voleva ucciderlo, ma almeno fargli sentire le sue unghie, i suoi morsi addosso mentre facevano sesso.
-Dove? Come sta? Perché non è con te?- iniziò preoccupata. Il ragazzo sorrise leggermente vedendola così agitata e cupa, non lo era quasi mai. Erano rare le volte in cui Elena avesse paura per sé stessa o per qualcuno a cui voleva bene. Mattia le lasciò una carezza fra i capelli e la strinse un po' al suo petto e ciò fece allarmare Elena, che si allontanò di scatto e lo guardò accigliata.
-Che succede?!- chiese allarmata. Una piccola lacrima sfuggì al suo controllo e per la prima volta dopo anni e anni pianse. Si asciugò le lacrime in fretta, ma probabilmente non era solamente la situazione in cui si trovava sua sorella a farla soffrire, ma anche quella stramaledetta sensazione di essere andata troppo in là con Stash, di aver coinvolto una piccola parte di quei sentimenti che sentiva di aver rimosso, che aveva nascosto bene in fondo alla sua anima.
-Elena non piangere! Mi dispiace ma non so come sta tua sorella, ma suppongo bene visto la quantità di cose che le hanno portato in questi giorni.- disse per rassicurarla. -Oggi ho provato ad entrare, ma non sono riuscito a forzare la porta, ero venuto per prendere qualcosa e andare.- concluse. Elena si sciolse sotto le sue carezze e si abbandonò al suo petto sfinita. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare un po', quasi come se fossero onde marine e stesse ascoltando un canto melodioso.
-Ti prego, salvala.- le parole uscirono fuori dalle sue labbra quasi come un sussurro e a Mattia gli si strinse il cuore nel sentirla così distrutta. Era sempre apparsa forte e vederla sgretolarsi sotto le sue dita era davvero una delle cose più difficili da sopportare.
-Lo farò.- sospirò. Rimasero per dei minuti interi accoccolati sul suo letto senza fiatare. Nessuno dei due sentiva il bisogno di aggiungere altro. Era tutto apposto, andava tutto bene quando si trovavano ad abbracciarsi. Quando il respirò di Elena divenne regolare e cadenzato si spostò leggermente e la vide dormire tra le sue braccia. Le baciò la fronte e la distese per bene, le sfilò le scarpe e la coprì con un lenzuolo leggero, poi la guardò un ultima volta ed uscì dalla stanza. Si recò immediato nella sua e cercò fra i suoi attrezzi qualcosa che facesse al caso suo. Non era propenso ad usare il piede di porco, non così, di giorno. Optò per una banale forcina e in caso di emergenza per un fil di ferro. Nel silenzio più assoluto, cercò di evitare chiunque ed uscì da quella casa, con l'ansia che Michael potesse fermarlo. Respirò a fondo e si rimise in sella alla sua moto. Rifece lo stesso percorso, ma questa volta tentò di essere molto più cauto. Posteggiò lontano e si mosse come un felino che tenta di acchiappare la sua preda. Non seppe esattamente il perché ma non appena notò la porta di servizio aperta sgusciò dentro, appiattendosi al muro adiacente. Gli unici rumori che udì furono i brusii sommessi dei clienti del bar, poi più nulla. Tese le orecchie e strisciò in fondo senza sapere dove andare esattamente. L'unica porta era quella che conduceva al bar e un'altra che aprì e scoprì essere la via per raggiungere un'altra porta. Quando salì le scale silenziosamente si rese conto, dal nome sul campanello di casa, che quella era casa di Stash. Scese velocemente rifacendo il percorso al contrario ma delle imprecazioni lo fecero bloccare. Attese sulla soglia che le voci si placassero per poter sgusciare fuori dall'abitazione ma continuò a sentire urla provenire dal fondo del corridoio. Rischiò mettendo fuori il naso e capì che in fondo doveva esserci ancora qualche altra stanza. Si avvicinò e riconobbe immediatamente la voce di Stash che urlava chissà quali insulti e chissà rivolti a chi. Velocemente tentò di allontanarsi ma udì un "Quella troia è scappata!", e si voltò Aveva capito bene che si trattasse di Virginia. Sorrise fra sé e decise di togliere le tende e poter dare quella bella notizia ad Elena, sapere che l'avrebbe fatta sorridere lo faceva sentire bene. Con passo svelto tentò di allontanarsi ma qualcosa o meglio qualcuno lo bloccò con la sola voce.
-Bastardo.- sibilò. Stash si avvicinò al ragazzo con passo rabbioso, tentato dal saltargli addosso e picchiarlo con violenza. Mattia si sentì mancare, si voltò preoccupato e si ritrovò Stash a qualche metro.
-Testa di cazzo che non sei altro!- inveì arrabbiato. Mattia rimase in silenzio fino a che non ai ritrovò Stash addosso. Lo incastrò tra il muro ed il corpo e poggiò le sue mani sul collo, facendogli mancare l'aria.
-Sei un figlio di puttana! Sei stato tu non è così? Ti ha mandato Elena, eh?- chiese con rabbia, se avesse stretto ancora un po' Mattia avrebbe smesso di respirare. Il ragazzo per difendersi portò le mani su quelle del moro tentando di spostarle, aveva bisogno di aria.
-Io...- provò a dire ma le mani di Stash non gli permisero di proferir parola, strinse più forte ed iniziò ad agitarsi. Ma i muscoli tesi, le vene sporgenti dalle braccia e dalle mani di Stash non gli avrebbero dato scampo. Era infuriato, non era mai stato così. Tutto ciò che passò nella sua mente fu solamente Elena. Lo aveva ingannato, lo aveva portato in quel luogo solo per permettere a quel suo fidato amico di far scappare sua sorella. Si sentì profondamente tradito e aveva voglia di fare fuori chiunque con le sue stesse mani.
-Pagherai per questo, tu e quella puttana di Elena.- sputò lasciandolo andare. Mattia sputacchiò un attimo e si portò le mani alla gola piegandosi dal dolore. L'aria ricominciò a circolare nel suo corpo, ma non ebbe nemmeno il tempo di godersela che Alex gli saltò addossò. Un pugnò lo colpì sulla mascella ed una ginocchiata allo stomaco. Si ritrovò a terra come un cane. Guaiva di dolore ad ogni calcio che Alex gli infliggeva, mentre Stash se n'era ritornato nel suo ufficio. Alex lo massacrò di botte, senza lasciarlo respirare un minuto, fino a che non gli diede il colpo di grazia. Un calcio colpì la sua milza e Mattia morì sul colpo.
-Che cazzo fai!- l'urlo strozzato di Daniele arrivò alle orecchie di Alex che non si fermò, ma continuò nel suo massacro, nonostante Mattia avesse già perso la vita. Si sentì strattonato e venne afferrato per le braccia da Daniele. Lo sbatté al muro e lo guardò negli occhi. Lo lasciò e si diresse verso il corpo ricoperto di sangue del ragazzo. Poggiò due dita sulla gola e strabuzzò gli occhi.
-L'hai ucciso...- sibilò voltandosi verso Alex che tentava di riprendere fiato e far calmare il suo battito cardiaco. -Perché cazzo lo hai fatto?!- domandò preoccupato ed arrabbiato con l'amico. Lo afferrò per il colletto e lo sbatté sul muro varie volte. Alex ghignò quasi soddisfatto del suo lavoro, di aver ucciso quel ragazzo.
-Era uno della banda di Michael, ha fatto fuggire Virginia, l'unica fonte per riavere indietro la nostra roba.- disse asciugandosi le labbra con il dorso della mano. A quel punto Daniele strabuzzò gli occhi. Si sentì quasi morire. Se quella era la fine destinata a chi aveva fatto fuggire Virginia allora doveva semplicemente scappare. Non riusciva a credere davvero che quella era la punizione, e c'era andato di mezzo un ragazzo che probabilmente era in quel luogo per un altro motivo. Gli venne la pelle d'oca al solo pensiero che ci potesse essere lui al suo posto. Eppure non riuscì a fare a meno di sentirsi in colpa per quel ragazzo, rimasto vittima di una conseguenza che aveva causato lui e soltanto lui. Se solo i loro amici lo avessero saputo lo avrebbero considerato solamente un traditore. E in fondo forse era davvero quella la fine che meritava, pensò. Non era stato capace di tenere fede alla promessa fatta al suo più grande amico, tutto per una donna, una donna senza valore. O forse iniziava ad averne. La sua testa iniziò ad arrovellarsi senza pace, non riusciva a credere a tutta quella situazione accaduta in così poco tempo. L'unica consolazione era la partenza di Virginia. Le aveva fatto un biglietto per sola andata verso Miami. Forse l'avrebbe raggiunta, ma non adesso.
-Cazzo.- imprecò allora. Alex scambiò la sua uscita come una rabbia nei confronti del ragazzo morto, ma non aveva davvero capito che in realtà aveva paura per sé stesso. Sorrise e si allontanò in fretta incaricando altri due ragazzi di far sparire il corpo ed ogni traccia. Daniele si richiuse nel suo ufficio e per poco non pianse per i troppi sensi di colpa. Avrebbe dovuto parlare, sarebbe dovuto arrivare qualche minuto prima e salvare la vita a quel ragazzo. Non avrebbe mai dovuto far fuggire Virginia. Segni di pentimento e di cedimento si fecero spazio nel suo corpo, ma poi ripensò al sorriso rilassato e felice di Virginia all'aeroporto e sorrise soddisfatto fra sé. Era sicuro che aveva fatto la scelta giusta ed era sicuro che non avrebbe mai parlato, non avrebbe mai detto la verità nonostante fosse la cosa giusta da fare. Aveva troppa paura, era troppo codardo e vigliacco per farlo, non voleva deludere i suoi amici, nonostante lo avesse fatto ancora una volta.

* * *

Elena sbatté le palpebre e si ritrovò sola sul suo letto vuoto, si chiese cosa fosse successo, poi ricordò l'abbraccio caloroso di Mattia e sorrise. Non si stupì nemmeno di trovarlo, sapeva che avrebbe tentato di salvare Virginia, niente glielo avrebbe impedito. Sapeva che per lei avrebbe fatto di tutto, si sentì sollevata da quel pensiero. Sorrise ancora, scordandosi dell'inconveniente spiacevole con Stash. L'unica cosa che ancora non sapeva era che le si sarebbe spezzato il cuore nel sapere che il suo migliore amico era stato ucciso per lei, che aveva rischiato la sua vita pur di farla sorridere.


Scusate per il capitolo corto, ma oggi vado di fretta, grazie per gli scorsi commenti, ho notato che vi ho strappato un sorriso ;)
Un bacio , Debbi.

 

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