Una delle cose che terrorizza le persone è trasgredire le regole, mettersi contro qualcuno di più grande di loro, contro una forza impossibile da abbattere. Daniele era sicuro di quello che faceva, sapeva anche che avrebbe dovuto affrontare la furia di Stash, che avrebbe dovuto difendersi eppure la situazione non gli faceva paura. Non aveva idea del perché o forse si, ma preferiva lasciare la verità sepolta in un angolo remoto della sua mente. Salvare Virginia da quell'inferno era una delle sue maggiori priorità. Sapeva di star sbagliando, sapeva che avrebbe preso delle botte, ma Virginia andava portata via da quel posto. Averla trovata tremante, con dei lividi e tagli sul corpo gli aveva riportato alla mente le immagini di sua sorella, picchiata, violentata e derisa dal suo ragazzo e ciò gli aveva scatenato dentro una strana sensazione. Si sentiva un po' un supereroe ma non gli importava, era una delle cose peggiori che potessero mai capitare.
-Virginia ascoltami bene, devi fare ciò che ti dico.- sussurrò con un filo di voce, terrorizzato dal fatto che qualcuno potesse spuntare all'improvviso e possa far saltare tutto quanto. Lei, con un velo insicuro insito negli occhi, lo fissò attentamente catturando le sue parole e ogni gesto. Poi fece un piccolo cenno con la testa fu allora che Daniele si rasserenò leggermente.
-Bene, ti porto via da questo posto. Però adesso ti prego 'sta buona qui. Non ti muovere, okay?- fece. Lei annuì contenta e in cuor suo avrebbe tanto voluto gettargli le braccia al collo e ringraziarlo ma rimase immobile in attesa di sue istruzioni. Con passo spedito si allontanò dalla stanza e iniziò a percorrere il corridoio. Lo strano silenzio che avvolgeva quel luogo angusto si riversò sulla sua stessa pelle, sentì quasi dei brividi di freddo, di paura. Paura di fallire. Allungò di più il passo per poi ritrovarsi Alex davanti e per poco non gli sbatté contro.
-Sei stato dalla puttana?- domandò con un sorriso ironico sulle labbra. In quell'istante ciò che desiderò fare Daniele fu spaccare il muso a quello spaccone, che non faceva altro che pavoneggiarsi con Stash per le sue doti. Al contrario Daniele era sempre rimasto nell'ombra, certo, Stash si fidava ciecamente di lui, ma mai quanto di Alex. E forse, arrivò a pensare di avere perfettamente ragione.
-Si, le ho portato da bere.- disse serio. Alex allargò il suo ghigno e rimase a fissarlo sicuro di trovare almeno un minimo scintillio negli occhi del moretto. Aveva capito che aveva preso una bella sbandata per lei e lo aveva notato dal modo in cui l'aveva curata col ghiaccio e dalla forte posizione adottata nel difenderla.
-Che bravo fidanzatino.- lo canzonò. Scoppiò in una fragorosa risata per poi voltargli le spalle e continuare a ridere dirigendosi verso il suo ufficio. Daniele rimase qualche secondo rigido nella stessa posizione, stringendo i pugni a forza pur di non picchiare Alex. Approfittò di quel momento per correre nuovamente da Virginia, che sobbalzò non appena la porta venne aperta con foga.
-Coraggio alzati, vieni!- la incitò. Virginia, ancora spaventata, si alzò dal letto e arrancando un po' gli afferrò una mano e la strinse forte nella sua. Daniele gli sorrise appena rassicurandola e sgattaiolarono fuori dalla stanza insieme.
-Rimani dietro me.- le disse sotto voce. Immediatamente la bionda si staccò dalla sua mano e si posizionò dietro di lui stringendo forte la sua maglia fra le mani. Era spaventata, sapeva che se qualcosa fosse andato storto avrebbero pagato entrambi.
-Adesso ascoltami. La vedi quella porta?- disse sottovoce indicando una porta alla fine del corridoio. Come un automa si ritrovò ad annuire senza riuscire a scollare le labbra. -Bene, quando te lo dirò io tu scatterai a correre e la raggiungerai. È la tua salvezza Virginia.- dichiarò immediatamente. Lesse la paura negli occhi della ragazza, le fece una carezza sul suo viso, sfiorando gli zigomi tumefatti, per poi sorriderle. Voleva solamente rassicurarla ma la verità era che non era sicuro nemmeno lui.
-Adesso sta qui.- disse staccandosi dai suoi occhi profondi. Lei annuì e il ragazzo iniziò a camminare tranquillo per il corridoio. Si guardò in giro fino a che non giunse di fronte alla porta e l'aprì. Un lieve venticello gli fece venire la pelle d'oca, poi saettò alla ricerca dello sguardo di una Virginia terrorizzata e per poco non urlò.
-Ora!- disse. Virginia iniziò a correre senza sapere davvero cosa le stesse succedendo, come se le gambe non avessero un cervello a cui rispondere, andavano da sole. Forse colpa dell'istinto di sopravvivenza, forse l'adrenalina di cui era carica o forse la paura di essere scoperta, eppure riuscì a mettere fuori un piede e correre all'aria fresca. Si ritrovò a fine vicolo correndo come una pazza e piangendo quasi disperata. Non appena si rese conto di avercela fatta arrestò la sua corsa e si voltò a cercare il suo salvatore. Daniele richiuse in fretta la porta e la raggiunse con passo svelto. L'afferrò per un polso e la trascinò via da lì, la loro corsa non era ancora finita.
-Andiamo! Non sei ancora al sicuro!- esclamò. Entrambi con il fiato corto riuscirono ad attraversare la strada e correre a perdifiato verso una delle tante strade che portavano in centro. Si fermarono non appena furono abbastanza lontani da quella maledetta casa e si nascosero dentro un piccolo vicolo cieco. Lui si appoggiò al muro riprendendo fiato, mentre Virginia tentava di controllare il suo battito frenetico. Poi fissò i suoi occhi su Daniele e si fiondò sul suo petto, nascondendovi il viso. Sentì il gran bisogno di piangere, di sfogare tutte le sue paure e lo fece. Daniele leggermente confuso e spaesato la guardò poi la strinse a sé tentando di tranquillizzarla.
-È finita, è finita.- mormorò facendole delle carezze sulla schiena e fra i capelli. Le prese il viso fra le mani e le asciugò le lacrime facendole un bel sorriso rassicurante. Si era accorto troppo tardi delle condizioni in cui si trovava, così preoccupato che potesse ammalarsi si sfilò una delle maglie che portava e la fece indossare a lei.
-Grazie.- mormorò lei con un piccolo sorriso.
-Non devi ringraziarmi, non è niente.- disse sincero. Le sistemò i capelli dietro l'orecchio e la ristrinse a sé con un impeto che non aveva mai avuto. Sentiva di doverla proteggere e lo avrebbe fatto sempre, quella ragazza le piaceva davvero tanto. Il solo pensiero che fosse stata con Stash lo infastidiva un po', ma cercò di non pensarci e godersi quei pochi attimi con lei.
-Oh no. Non per quello...- disse insicura. Alzò lo sguardo e scontrò le sue iridi con quelle di lui, che capì immediatamente a cosa si stesse riferendo. Per la bionda quel gesto contava più di tutto, l'aveva portata in salvo, ma nella sua mente vorticavano un sacco di domande, che probabilmente sarebbero rimaste tali.
-Lo rifarei ancora per te.- parlò. Si rese conto troppo tardi delle parole dette ma accennò un sorriso timido che lei ricambiò con affetto. Si mise sulle punte e gli lasciò un bacio sulla guancia che lo scombussolò del tutto. Virginia non era mai stata molto affettuosa, ma con lui le veniva naturale.
-Perché mi...avete rapita?- domandò con voce tremolante. Il solo pensiero di rimanere chiusa dentro quella stanza, senza sapere cosa ne avrebbero fatto della sua vita l'avrebbe uccisa. E la curiosità di sapere cosa nascondessero era troppa per rimanere ancora nel suo silenzio.
-Virginia, ti prego...non posso dirti nulla.- disse staccandosi da lei. Non avrebbe mai rivelato nulla, anche se non era perfettamente chiaro nemmeno a lui il perché del suo rapimento. Ma temeva che centrasse qualcosa Elena, come se fosse una sottospecie di ripicca o vendetta nei suoi confronti.
-Ti prego, cosa c'entro io con voi?- riprese lei avvicinandosi a lui. Si ritrovò con le spalle al muro e sospirò affranto, non avrebbe saputo resistere ai suoi occhi imploranti.
-Non sei tu il problema.- disse secco, stanco persino di mentire a sé stesso. Si ritrovò a respirare a fondo e ricordarsi della promessa fatta a Stash. Non poteva e non doveva parlare. Elena era dentro a quel giro di droga fino al collo e lei, una ragazza così fine ed elegante, avrebbe solamente dovuto rimanerne fuori.
-E chi?- chiese spontaneamente. All'improvvisò afferrò la sua mano e se la strinse al petto. Daniele sospirò a quel contatto, avrebbe solo voluto baciarla e farla sua in quel momento.
-Ti prego non fare domande. Torna a casa e poi va via o torneranno a prenderti.- disse prima di allontanarsi e lasciarla da sola. Lei confusa del suo cambiamento d'umore lo seguì e lo afferrò per mano.
-No! Ti prego, ho paura...- pronunciò, ma in realtà desiderava che rimanesse al suo fianco a proteggerla ancora e forse egoisticamente sperava di poterne sapere di più.
-Okay, andiamo a casa. Ti accompagno, ma non fare domande.- disse perentorio. Lei annuì rassegnata e iniziò a seguirlo in silenzio persa fra i suoi pensieri più oscuri.