Capitolo 3

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Mi rigiro nel letto mugolando, senza alzare la testa dal cuscino cerco a tastoni la sveglia sul comodino. Con una spinta la faccio cadere a terra, smette di suonare.
Dovrò ricomprare una sveglia. Sarà la decima che acquisto in questo ultimo mese.

Alzo il viso e prendo una grande boccata d'aria, tirandola poi fuori con uno sbadiglio rumoroso.
Tengo a stento gli occhi aperti, ho passato tutta la notte a pensare a Cloe e alla nostra serata. Per un attimo sorrido, poi mi ricordo che ha un ragazzo.
Non le ho chiesto nulla su di lui, non mi sembrava il caso farle domande personali.

Nel sogno ero io il suo ragazzo, ora avevo dato tutto per scontato.

Mi metto seduto togliendomi le coperte di dosso, la casa è silenziosa come sempre.
Pensavo che quel sogno fosse un avvertimento per la mia relazione con Scarlett, ma non mi stavo ricordando che con lei ho chiuso da quasi un mese.
Sono un uomo single, innamorato per giunta.

Mi alzo dal letto e a piedi nudi raggiungo la scrivania dove tengo poggiata una maglietta bianca. La indosso e scendo in cucina per prepararmi un caffè.
Squilla il telefono di casa e sobbalzo spaventandomi, faccio cadere il caffè che era nella tazzina, nelle mie mani, a terra. Mi sporco anche la maglietta.

"Cazzo" mormoro asciugando le mani ad uno strofinaccio.

Vado a rispondere al telefono mentre guardo il disastro sulla mia maglia.

"Pronto?"
"Horan so che è il tuo giorno di riposo ma abbiamo un reparto scoperto, puoi venire a darci una mano? Un'ora, non di più"

La voce del capo reparto dell'ospedale in cui lavoro arriva dritta alle mie orecchie. Sapevo benissimo che sarei stato lì per l'intera mattinata, ma era il mio lavoro e non potevo di certo rifiutare.

"Certo, datemi solo tempo per vestirmi"
"Va bene, a dopo"

Sbuffai e tornai in cucina, mi preparai dell'altro caffè e poi, dopo una doccia veloce, uscii di casa per andare a lavoro.
Raggiunsi l'ospedale, presi dall'attaccapanni il mio camice bianco e lo indossai.
A passo svelto mi precipitai dalla capo reparto, Amanda, per avvertirla del mio arrivo.

"Finalmente sei arrivato. La stanza 32 nel reparto pediatrico" mi informò.

Feci un cenno con la testa e attraversai il corridoio le quali mura erano ricoperte di disegni, la maggior parte cartoni della Disney. Lavoravo in quel reparto, a contatto con i bambini. Non era bello vederli rinchiusi in questo posto ma nel momento in cui se ne andavano via era sempre una gioia immensa. Al contrario di quelli che, purtroppo, non avevano modo di guarire.

Entrai nella stanza e subito i miei occhi si posarono su una bella bambina bionda seduta sul lettino. Teneva il broncio e il suo orsetto stretto tra le braccia.
Accanto a lei c'era una donna, suppongo sia sua madre. Mi avvicino a loro e sorrido gentilmente alla figura più grande.

"Buongiorno, sono Niall Horan" le porgo la mano che lei stringe prontamente.

"Buongiorno dottore"

Prendo la cartella clinica della bambina e do un'occhiata.
Ha avuto il braccio ingessato per l'ultimo mese, bisogna solo fare dei controlli.

Mi avvicino alla piccola e mi abbasso sulle ginocchia, lei mi guarda ma non dice nulla. Le sorrido.

"Allora Madison, come ti chiami?"

"Lo hai appena detto"

Corrugo la fronte e ripenso a ciò che ho detto. Neanche me ne ero reso conto. Rido contagiando anche lei.

Heartbreak || njh (sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora