Capitolo 13

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Una volta a casa, ovvero nella cantina, Thomas si mise a cucinare un po' di pasta, che eravamo riusciti a portare a casa, sul piccolo fornelletto.
Io mi misi a cercare nell'armadio dei piatti, o qualcosa su cui poter mangiare. Fortunatamente trovai quattro piatti, due fondi e due piani. Accanto c'erano anche dei bicchieri e delle forchette.
Posai tutto sul tavolo, presi una bottiglia vuota che trovai nell'angolo della stanza e la riempii nel lavandino del bagno.
Dovevamo arrangiarci con quello che trovavamo, ma per ora non ci era andata tanto male.

Bradley era disteso sul letto, con gli occhi chiusi, ma sapevo che non stava dormendo.
Mi avvicinai a lui seccata e incrociai le braccia sotto il seno.
"Hai intenzione di dare una mano, o il signorino deve essere servito e riverito?" Gli domandai, lasciando trasparire l'acidità del mio tono.
Lui non rispose, ma grugnì e si voltò di lato.
Presi allora un mestolo e cominciai a punzecchiarlo con quello.
Bradley aprì di colpo gli occhi, mi afferrò velocemente il polso e mi tirò nel letto con lui. Prima ancora che potessi rendermene conto mi aveva messa sotto di lui e mi stava facendo il solletico.
"Smettila" urlai, tra una risata e l'altra.
"Mm...mi sa che continuerò ancora un po', mi sto divertendo un sacco" disse lui, ridendo.
Cominciai a piangere dalle risate e continuai finché lui non si fermò.
La sua faccia era a due centimetri dalle mia ed entrambi ansimavamo per le grandi risate.
Mi persi nei suoi occhi, come ogni volta che mi trovavo a fissarli in modo così intenso.

"Ehm" Thomas tossì, per farsi notare.
"Non vorrei interrompere, anche se queste cose potreste farle quando non ci sono" disse lanciando a Bradley un'occhiata ammonitoria. "Ma il pranzo è pronto" concluse.

Bradley si alzò di scatto, senza degnarmi di uno sguardo e andò a sedersi al tavolo.
Mi alzai, rossa in viso e mi sedetti anche io.

"Non sapevo fossi così bravo a cucinare, Thom" dissi per rompere il silenzio imbarazzante che si era creato. Guardai Bradley, che sembrava infastidito.
"Grazie Val" mi rispose lui, con la bocca  piena.
Era da un giorno intero che non mangiavamo, e quella pasta sembrava la pasta più buona di sempre.

Bradley non aprì bocca durante tutto il pranzo.
Quando finì di mangiare, si alzò, prese il suo pacchetto di sigarette e andò fuori.
Non lo avevo mai visto fumare prima di quel giorno, ma immaginai che fosse per il nervoso. Era una situazione difficile.

Rimasi a fissare la porta, dopo che se la chiuse alle spalle, poi sospirai.
"Siete un caso perso" disse Thomas.
"Perché?" Chiesi, continuando a fissare la porta.
"Perché si vede lontano un miglio che vi piacete, ma sembra che entrambi facciate finta che non sia così"
"Sarà per la presenza di un terzo incomodo" lo rimbeccai io, spostando lo sguardo su di lui.
"Simpatica" mi disse, tirandomi un pizzicotto sul braccio.
"Ahia" sbottai io, ridendo.
Mi lanciai contro di lui per restituirgli il pizzicotto, ma lui mi afferrò il polso, ridendo.

La porta si aprì.
Bradley entrò ricoperto di polvere, ci vide ridere e fece una faccia infastidita.
"Vado a lavarmi" disse solamente.
Poi si chiuse in bagno con i vestiti presi quella mattina.

Sospirai, e tutta la voglia che avevo di ridere svanì.
"Senti, a me lui non piace, ma vederti triste mi piace ancora di meno" mi disse Thomas, poggiando una mano sopra la mia.
"Quindi io pomeriggio esco per un po', e voi parlate"
"Ma non puoi uscire da solo" gli dissi preoccupata.
"Me la caverò, starò qua fuori e non mi allontanerò troppo" rispose. "L'importante è che quando torno non siate in tre" disse sfoggiando un sorriso malizioso.
"Che scemo" risposi ridendo.

Quando Bradley uscì dal bagno, Thomas si era addormentato sul letto e io ero seduta su una sedia a leggere. Avevo trovato negli scaffali un libro interessante e non avendo niente da fare, decisi di leggerlo.
"Chi ha dato il permesso al tuo amico di dormire sul mio letto?" Mi domandò Bradley.
"Io non vedo il tuo nome scritto sopra" gli risposi, continuando a leggere.
"Cosa leggi?" Mi chiese, lasciando cadere l'argomento del letto.
"Shadowhunters" risposi io, senza staccare gli occhi dal libro. Mi aveva presa veramente.
"Cos'è?" Chiese interessato.
"Un libro su dei cacciatori di demoni"
Lui soffocò una risata e io gli lanciai un occhiataccia. Decisi di non ribattere solo perché mi avrebbe fatto perdere tempo utile alla lettura del libro.
Notando che non avevo intenzione di proseguire l'argomento, Bradley prese a sua volta un libro e si sedette su una sedia a leggere.

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