Capitolo 12

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Bradley si voltò all'istante quando sentì quella voce. Era una voce che metteva i brividi. Si posizionò davanti a me, per proteggermi e Thomas si mise di fianco a lui. Con le loro stazze muscolose davanti a me, non riuscii a vedere chi c'era, così mi sporsi leggermente.
I quattro ragazzi armati di coltelli che avevamo visto infondo alla via, ora erano davanti a noi. Probabilmente erano stati attirati dal mio urlo. Mi maledii mentalmente per essere stata così stupida e incosciente.

"Siete persone di poche parole, eh?" Chiese uno di loro. Non riuscii a vedere chi, perché mi ero tornata a nascondere  dietro ai miei amici. Anche senza guardarli, sapevo che li stavano fissando in cagnesco.
Bradley e Thomas non risposero, si limitarono a raddrizzare le spalle, per farsi più grandi.
"Se ci date tutto quello che avete, non vi faremo niente" disse un'altra voce.
"Ragazzi, è un periodo difficile per tutti. Non abbiamo niente, proprio come voi" rispose Thomas, cercando di mantenere un tono calmo. Io che lo conoscevo, notai una sfumatura di nervoso nella sua voce, ma sperai che quei quattro non l'avessero sentita.

Uno di loro, quello che immaginai fosse il capo, si sporse dalla parte di Bradley.
"Possiamo accordarci in un altro modo" disse il ragazzo. Era oggettivamente un bel ragazzo, con dei bei lineamenti e gli occhi azzurri. Aveva un piercing sul sopracciglio destro e i capelli brizzolati. Mi chiesi che cosa lo rendesse così disperato da andare in giro con una banda di ragazzi delinquenti a impaurire le persone.

A quelle parole, Bradley strinse i pugni al punto da far diventare le nocche bianche. Quando vide che il ragazzo lo aveva aggirato e si stava avvicinando a me, mi prese per un braccio e mi spostò nuovamente dietro a lui.
"Dai amico, facciamo un patto" disse il ragazzo. La sua gang stava sghignazzando, mentre osservava la scena. Thomas li guardò in cagnesco.
"Tu mi lasci un po' di tempo con la ragazza, e io vi lascio andare senza un graffio" continuò sempre il ragazzo.
"Tu sei matto" gli ringhiò in faccia Bradley.
"Oh, ma allora la lingua ce l'abbiamo" rispose il ragazzo, fingendo sorpresa. Sorpassò nuovamente Bradley e mi si avvicinò.
"Ma guarda un po', abbiamo fatto anche un bell'affare" disse ai suoi amici, senza staccarmi gli occhi di dosso. Il suo sguardo continuava a salire e scendere lungo il mio corpo e un espressione di disgusto si formò nella mia faccia.
Vidi Bradley, alle spalle del ragazzo, tentare di contenere la rabbia e pensare ad un modo per uscire da quella situazione.
"Non fare quella faccia, ti piacerà un sacco" disse il ragazzo, sempre rivolto a me. Mi prese il mento con due dita per alzarlo verso di lui, ma Bradley lo afferrò per la maglietta e lo lanciò per terra. Gli saltò addosso e lo riempì di pugni in faccia.
Un secondo dopo, Thomas si lanciò contro uno degli altri ragazzi e cominciò a tempestarlo di pugni.
Mi girai a guardare Bradley e notai che era in netto vantaggio sul ragazzo, che nella lotta libera non sembrava essere un grande asso.
Mi voltai allora verso Thomas, che però era contro tre di loro. Mentre sferrava pugni contro uno di loro, gli altri due tentarono di allontanarlo.
Girai la testa senza sapere cosa fare, quando a terra vidi un tubo di metallo. Lo afferrai e corsi verso Thomas. Senza riflettere colpii uno dei ragazzi alla schiena, prima che colpisse il mio amico con il coltello che aveva in mano, e questo cadde con un urlo a terra. Mi voltai verso l'altro ragazzo e colpii anche lui, che fece la stessa fine del suo amico.
Era una situazione assurda, non mi era mai capitato di fare del male a qualcuno, soprattutto in quel modo.

Bradley era riuscito a mettere ko il ragazzo-capo, andò verso Thomas e lo aiutò con l'altro ragazzo. Io rimasi in piedi impietrita ad osservare la scena.
I due ragazzi che avevo colpito erano scappati via con la coda tra le gambe, ma questo non sembrava voler mollare.
Mentre osservavo allibita la scena, senza saper cosa pensare o cosa fare, una mano mi afferrò per la vita e un'altra mi tappò la bocca. Il ragazzo-capo si era ripreso e mi aveva sorpresa di spalle.
Tentai di urlare, ma dalla mia bocca uscì solo un gemito strozzato.
Dimenai le braccia e le gambe, ma il ragazzo era troppo forte.

Mi trascinò dietro un muro. Bradley e Thomas non si erano accorti di niente.
Quando fui spalle al muro, con una mano continuò a tapparmi la bocca, mentre l'altra la appoggiò sul mio sedere.
Appoggiò la sua bocca sul mio collo e cominciò a baciarlo. I suoi baci non erano come quelli di Bradley. Mi disgustavano. Erano bavosi e umidicci. Appoggiò i suoi fianchi sui miei e mi premette con prepotenza contro il muro.
Tentai ancora una volta di urlare, ma la sua mano me lo impedì.
Appoggiai le mani sulla sua schiena e cominciai a graffiarlo, come potevo, sopra la maglietta. Quando piantai le unghie nelle sue braccia tirò un urlo di dolore, poi mi mollò uno schiaffo.
"Non osare mai più, puttana" mi ringhiò, a due centimetri dalla faccia.
Alzò il bordo della maglietta e vi infilò una mano sotto. A contatto con la mia pelle le sue mani erano fredde e voraci.
Si tuffò nuovamente con le labbra sul mio collo. Io chiusi gli occhi, convinta che ormai non avrei potuto fare più niente.
Il ragazzo avanzò con la mano sempre più velocemente verso il mio reggiseno, quando non sentii più la sua presenza su di me.

Aprii gli occhi e vidi Bradley tenerlo per il colletto.
"Figlio di puttana, non toccarla mai più" gli urlò, poi lo colpì in faccia con un pugno, facendolo cadere per terra. Il ragazzo si rannicchiò in posizione fetale, coprendosi la faccia, ma Bradley lo colpì alla schiena con un calcio.
Si fermò a guardarlo contorcersi dal dolore, poi si lanciò nuovamente su di lui con altri pugni.

"Bradley, basta" urlai io, che fino a quel momento ero rimasta a fissare la scena, respirando profondamente.
Ma lui non mi sentì.
Mi avvicinai a lui e gli posai una mano sulla spalla, poi con il tono più deciso che riuscii a usare gli dissi: "Bradley, fermati, o lo ucciderai"
Lui non si voltò verso di me. I suoi occhi erano iniettati di sangue. Continuava a guardare il ragazzo, pieno di lividi in faccia e con il sangue che gli usciva dalla bocca.
"È quello che si merita" rispose, con un tono carico di disprezzo.
"No, non si merita che sia così facile" gli dissi, cercando di farlo ragionare.

Bradley si alzò, mi guardò con i suoi occhi azzurri come il cielo e mi accarezzò una guancia.
"Stai bene?" Mi chiese calmo, come se non avesse appena picchiato a morte una persona.
"Si, ma ora vorrei solo andare a casa" gli risposi.

Mi posò un braccio sulle spalle, in senso protettivo, poi si voltò verso il ragazzo e gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto ucciderlo.
"Se ti fai rivedere in giro, ti uccido veramente" disse serio.
Mi diede un bacio sulla fronte e ci allontanammo da lui.

Al di là del muro, trovammo Thomas, che ci stava venendo incontro.
"Andiamo a casa" disse Bradley sbrigativo. Thomas annuì, poi nessuno parlò più.

Uragano CooperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora