Capitolo 9

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Mi dava le spalle per non guardarmi mentre mi cambiavo, ma una piccola parte di me sperava che mi stesse spiando. Anche se me l'ha detto lui stesso, non mi avrebbe mai guardata.
Lo sentii agitarsi dietro di me, alla ricerca di qualcosa, ma quando mi abbassai la gonna, lo sentii fermarsi e rimanere in silenzio. Misi velocemente i jeans e mi voltai verso di lui. In quel momento mi parve di averlo visto muovere la testa, ma non ci giurerei.
Si voltò anche lui, e in volto aveva una strana espressione. I suoi occhi erano posati su di me e mi guardavano come un premio ambito.
Si avvicinò sempre di più a me, e io cominciai ad indietreggiare. Non capivo cosa gli stesse prendendo.
"Cosa succede?" Gli chiesi leggermente preoccupata, ma senza ricevere risposta.
Magari era uno dei suoi attacchi, ma questa volta non avevo detto proprio niente.
Ad ogni passo che faceva nella mia direzione, il cuore mi batteva più forte e le guance prendevano fuoco. Finii spalle al muro e lui mi raggiunse.
"Vuoi sapere perché ero in quella via?" Chiese in un sussurro avvicinando la sua faccia alla mia, lasciando pochi centimetri di distanza. Non era la prima volta che eravamo a quella distanza, ma per la prima volta volevo che la annullasse. Annuii, deglutendo rumorosamente.
"Ero incazzato, mi avevi piantato in asso nuovamente. Mi ero convinto a rinunciare veramente ad uscire con te, ma quando la terra ha iniziato a tremare, ti ho pensato subito, e sono corso nella tua direzione, ti ho cercata in tutte le vie, finché non ti ho trovata" ammise chiudendo gli occhi.
"Hai cercato me?" Chiesi sottovoce, come se qualcuno potesse sentirci.
"Non avrei mai lasciato che ti succedesse qualcosa" sorrise, dopo questa confessione, e appoggiò le labbra sul mio collo. Quel contatto mi fece rabbrividire. Chiusi gli occhi anche io, e lui appoggiò le mani sui miei fianchi, premendoli contro la parete. Continuò a dare dei piccoli baci sul mio collo, e io lo allungai istintivamente.
"Vuoi sapere una cosa?" Chiese staccando le labbra dalla mia pelle, ma rimanendo a pochi millimetri di distanza.
Io annuii, quella situazione era bella e strana allo stesso tempo. Non riuscivo a parlare.
"Non sono stato un gentiluomo" ammise, e io non capii.
"P-perché?" Chiesi io. Lo sentii sorridere sulla mia pelle.
"Ti avevo detto che non ti avrei guardata mentre ti cambiavi, ma in realtà non sono riuscito ad evitare di farlo" sussurrò. Io arrossii violentemente.
Ero pronta a rispondergli. Per quanto mi sia sentita sollevata che lo avesse fatto, volevo dirgli che non poteva spiarmi mentre mi cambiavo. Ma non riuscii a pronunciare una parola, perché riprese a baciarmi il collo, questa volta in modo più passionale. Premette i suoi fianchi contro i miei, che a loro volta venivano premuti contro la parete. Sospirai e lui sembrò soddisfatto da questa mia reazione. Lasciò una scia di baci partendo dal collo, fino a raggiungere la guancia.
Normalmente non mi faccio toccare in quel modo da un uomo, ma in quel momento ero incapace di intendere e di volere. Volevo solo Bradley e le sue meravigliose labbra sulle mie. Era capace di farmi provare sensazioni sovrumane.
A pochi millimetri dalla bocca si fermò, mi mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi guardò negli occhi.
"Stai meglio?" Mi chiese.
Annuii. Quando sono con lui sto sempre bene.
Abbassò lo sguardo sulle mie labbra, e io feci lo stesso. Si avvicinò, ma fu interrotto da un rumore molto forte. Ritrasse bruscamente la testa e si voltò verso la porta. Aspettammo alcuni minuti in silenzio, ma non successe niente.

Aprì la porta per controllare che fosse tutto a posto, poi andò a distendersi nel letto, lasciandomi come un'idiota ad aspettare il mio bacio.
A quanto pare si era rotta l'atmosfera.

C'era aria di imbarazzo nella stanza. Bradley era disteso nel letto, con le mani sulla faccia. Io invece ero ancora in piedi, con un'espressione sconvolta, che lo fissavo. Dentro di me sentivo ancora il fuoco, e non capivo cosa fosse successo pochi minuti prima. Eravamo talmente vicini che potevo sentire il suo respiro sulla pelle, ma è bastata una distrazione per allontanarlo.

Mi avvicinai al letto e rimasi in piedi, con le braccia incrociate al petto, aspettando che si accorgesse di me.
Dopo un attimo sembrò notare la mia presenza ed alzò lo sguardo.
"Che c'è?" Disse con aria seccata.
"Cos'è successo?" Chiesi sconcertata. Continuavo sempre a sorprendermi di quanto velocemente cambiasse umore quel ragazzo.
"Quando?" Chiese indifferente.
"Come quando? Un attimo fa, proprio lì" urlai, indicando il punto dove stava per baciarmi.
"Non urlare" disse, ignorando la mia domanda e voltando la testa.
"Non dirmi cosa fare. E rispondi alla mia domanda" urlai ancora di più, più per provargli che non mi poteva dare ordini che per nervoso.
All'improvviso, Bradley si alzò in piedi e si avvicinò a me. I suoi occhi traboccavano rabbia, e io non capii il motivo. Gli avevo fatto solo una stupida domanda, ed ero stufa che ogni volta lui si arrabbiasse per niente, sfogando la sua rabbia su di me. Dopotutto avevo il diritto di sapere cosa era successo.
"Vuoi sapere cosa è successo? Non è successo un cazzo" disse urlando, si avvicinò alla porta, la aprii e la chiuse sbattendola, dopo essere uscito.

Rimasi per ben due ore rannicchiata nel letto, con la schiena contro il muro, ad aspettare che tornasse.
Quando se ne era andato, pensai fosse solo per qualche minuto, giusto il tempo di far sbollire la rabbia. Ma era fuori da ben due ore, e io ero preoccupata. Il mondo fuori è pericoloso, adesso, e nella mia testa si formavano le peggiori delle ipotesi. Fortunatamente per lui, la preoccupazione era ciò che regnava in me, reprimendo la rabbia. Mi aveva abbandonata in quella cantina da sola. Sarebbe potuto entrare chiunque.
Una lacrima scese lungo la mia guancia e io la asciugai con la sua felpa.
Avevo ancora la sua felpa addosso, e questo mi consolava. Era comoda e calda, ed inoltre, aveva il suo profumo. Chiusi gli occhi e mi persi ad assaporare quella fragranza che mi faceva sorridere.

Un suono grave mi fece sobbalzare dai miei pensieri. Aprii gli occhi e rimasi ad ascoltare. Suoni di passi che scendevano le scale invasero la stanza, io mi alzai e corsi a prendere la prima cosa pesante che pensai potesse assomigliare ad un'arma. Corsi a nascondermi dietro ad un armadio, mentre i passi si facevano sempre più vicini.
Sentii la porta aprirsi lentamente, scricchiolando, e sperai vivamente che fosse Bradley. Per mia sfortuna, però, non riuscii a vederlo.
L'intruso fece due passi all'interno della stanza, poi si fermò. Mi sporsi leggermente con la testa da dietro l'armadio per vederlo e tirai un sospiro di sollievo quando lo vidi.

"Thomas" urlai felice, correndogli incontro. Lui si voltò nella mia direzione spaventato, ma appena mi riconobbe mi fece un gran sorriso. Aprì le braccia, per accogliermi in un abbraccio, e io vi sprofondai.
"Ero così preoccupato per te" mi disse, tuffando la testa tra il mio collo e la mia spalla.
"Stai bene?" Mi chiese poi, allontanando il volto e portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Si, tu invece?" Gli chiesi. Anche io ero stata in pensiero per lui, e rivederlo fu un grande sollievo.
"Abbastanza" rispose. "Sei da sola?" Chiese poi.
"No, non lo so. Ero con Bradley, ma due ore fa se n'è andato via, incazzato" ammisi, abbassando lo sguardo.
"Che pezzo di merda" disse Thomas, ringhiando.
Stavo per rispondergli, ma poi mi fermai. Era incredibile, dopo come mi aveva trattata, che io volessi ancora difenderlo.
"Andrà tutto bene, ora ci sono io con te" mi disse, e io non potei fare a meno di abbracciarlo nuovamente.

Eravamo ancora abbracciati, quando la porta si aprì con un tuono, sbattendo contro il muro.
Bradley entrò sovrappensiero, togliendosi il giubbotto in pelle e lanciandolo sul letto. Quando si voltò e ci vide, la sua faccia assunse un espressione rabbiosa, come quella di un cane a cui è stato rubato l'osso.
"Che cazzo succede qui?" Chiese ringhiando.
Io mi allontanai dall'abbraccio di Thomas e mi avvicinai a Bradley. Sapevo come finivano i suoi scatti d'ira quando c'era un altro uomo nella stanza.
"Lui è..." Tentai di spiegargli, ma mi interruppe subito.
"Che cazzo ci fa lui qui?" Mi urlò in faccia.
"È arrivato poco fa" gli risposi, sostenendo il suo sguardo.
Bradley si voltò verso di lui e gli si avvicinò pericolosamente.
"Ora sono tornato, puoi anche andartene" gli disse.
"Io non me ne vado da nessuna parte. Lei non è al sicuro qui con te" disse il mio migliore amico, senza il minimo indugio.

Ci fu un momento di silenzio, in cui Bradley e Thomas si guardarono in cagnesco, mentre io pensavo a come tranquillizzare entrambi.
Poi fu un attimo.
Thomas concluse la sua accusa sfoderando un sorriso strafottente, e Bradley gli saltò addosso, riempiendolo di pugni in piena faccia.
Presi Bradley per le spalle e tentai di allontanarlo, ma fu inutile, era troppo forte. Vedendo il sangue uscire dal labbro spaccato di Thomas mi spaventai, e la frustrazione accumulata nelle ultime ore a causa dei vari avvenimenti, mi fece scoppiare in lacrime.
"Fermati, ti prego" dissi tra un singhiozzo e l'altro.

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