Capitolo 25

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Camminando verso casa tornai con il pensiero a Jake. Si comportava in modo strano, in modo diverso da prima della catastrofe. In quegli ultimi giorni lo beccavo sempre a guardarmi, a volte con aria sconsolata, altre volte in modo più intenso. Era sempre in cerca di un contatto, se non ci fosse stato Thomas a interrompere la situazione in mare, non voglio pensare a come sarebbe finita.
E se io gli piacessi? No, è fuori discussione. Perché poi? Non c'è stato alcun aumento di feeling nel nostro rapporto, facciamo solo parte dello stesso gruppo di amici. Pensandoci bene, io e lui non avevamo mai avuto neanche un grande rapporto di amicizia, se non tramite il gruppo, appunto. Se non si usciva con gli altri, eravamo come estranei. Perché allora le cose sarebbero dovute cambiare in quel momento? No, era solo stata una giornata strana, può capitare a tutti. Sarebbe tornato tutto come prima il giorno dopo.

Chissà cosa avrebbe fatto Bradley se quel pomeriggio fosse stato con noi in spiaggia. Probabilmente avrebbe minacciato Jake, io mi sarei arrabbiata e avremmo litigato. O probabilmente Jake non avrebbe avuto neanche il coraggio di avvicinarsi a me finché avrei avuto la mia guardia del corpo al mio fianco.
Un mese ancora e Bradley sarebbe tornato qua. Mi ero già informata su che autobus dovessi prendere per raggiungere l'università. Non sarebbe stato facile trovarlo tra quella miriade di studenti, ma dovevo perlomeno tentare.
Un mese e lo avrei rivisto. Ne ero sicura.
Un mese e sarei stata di nuovo tra le sue forti braccia, che potrebbero spaccare un masso a metà, ma che quando mi abbracciano sono morbide e leggere.
Un mese e avrei passato di nuovo le mani tra i suoi bellissimi capelli.
Un mese e mi sarei nuovamente persa in quei due oceani di acqua cristallina che lui chiama occhi.
Un mese e lui sarebbe stato nuovamente mio.

Sorridendo a questi pensieri, mi ritrovai davanti al portone di casa. Corsi subito a farmi una doccia, per eliminare la patina di sale che mi ritrovavo sulla pelle e nei capelli. L'acqua calda era sempre stata utile ad eliminare ogni mio pensiero negativo. Era come se con lo sporco scivolassero via anche i problemi.
Come al solito lasciai che i capelli di asciugassero da soli e presi degli shorts e una canottiera nera per la serata. Misi il mascara e scesi a cena, dove mia madre mi aspettava con delle pizze fumanti. Amavo la pizza, come ogni persona normale a questo mondo, cosa che mio fratello non era. Al signorino, infatti, la pizza non andava a genio, anzi la schifava totalmente, e ogni volta a mia madre toccava preparare una bistecca in una padella a parte, solo per lui. Come facesse a non amare la pizza non l'avevo mai capito, ma più volte avevo pensato potesse essere stato portato dagli alieni. Penso sia l'unico essere umano sulla terra a non amare la pizza.

"Non ho voglia di tornare a scuola" se ne uscì ad un certo punto mio fratello, nel bel mezzo della cena.
"Dai David, mancano ancora due settimane" cercò di rassicurarlo mia madre.
"Si ma la scuola mi ha stufato" sbuffò, giocando con la sua bistecca.
"Beh, dai, almeno tu quest'anno non hai gli esami" lo rimbeccai esasperata, pensando al duro anno che mi avrebbe atteso.
"Si, ma la prima media è difficile" sussurrò, rigirandosi il coltello tra le mani.
"Ah ecco qual è il vero motivo. Dai amore, non è così difficile" cercò di consolarlo mia madre.
"Invece si" sbottò, di tutta risposta.
"David, hai tempo per pensarci. Goditi l'estate adesso" aggiunsi io.
"Mm...va bene" concluse, chiudendo l'argomento.
"Mamma sta sera vado al bar" la informai, mangiando un'altra fetta di pizza.
"Va bene tesoro, ma non fare troppo tardi" mi rispose premurosa.
Annuii con la testa, ingurgitando l'ultima fetta di pizza. Posai gli occhi sul quadrante dell'orologio, sgranandoli poi quando notai che ora fosse. Ero tardissimo.
Mi alzai in fretta, corsi in bagno a lavarmi i denti, passai per la camera a prendere la mia borsa e tornai in cucina. Diedi un bacio sulla guancia a mia madre e uno sulla testa a mio fratello, corsi ad indossare le mie converse nere e la mia amata felpa grigia, poi scappai fuori di casa.

L'atmosfera fresca della sera mi accompagnava durante la mia corsa verso il bar, mentre la luna appena spuntata in cielo illuminava il lungo viale in cui mi trovavo. Alzai gli occhi al cielo, osservando con un sorriso le stelle ben visibili in quella serata tranquilla.
"Val" sentii urlare dietro di me.
Mi voltai e vidi una persona qualche metro dietro a me. Quando passò sotto ad un lampione riuscii a scorgere il suo volto e riconobbi Jake.
"Ciao Jake" lo salutai con la mano, rallentando il passo e aspettando che mi raggiungesse.
"Come stai?" Chiese, una volta che fu al mio fianco.
"Beh, da quando non ci vediamo, ovvero da qualche ora, non sono successe molte cose, quindi abbastanza bene dai. Mia madre ha fatto la pizza per cena" risposi scherzando.
"Buona la pizza. La mangerei tutti i giorni" esclamò chiudendo gli occhi e massaggiandosi la pancia.
"Anche io" risposi esaltata. Quando si parlava di pizza mi emozionavo sempre.
"Beh, tu sei anche metà italiana. Ce l'hai nel sangue la pizza" scherzò, dandomi una lieve spinta sulla spalla.
"Ehi! Non spingermi" lo rimproverai, non riuscendo però a trattenere un sorriso. "Comunque si, mia madre la fa benissimo"
"Sei mai stata in Italia?" Chiese poi, seriamente interessato.
"No, in realtà no. Ma mi piacerebbe tanto andarci" ammisi, abbassando lo sguardo, mentre svoltavamo nella via principale, dove si trovava il bar.
"Se solo potessi, ti ci porterei" sussurrò, forse sperando che non sentissi.
"Cosa?" Chiesi confusa.
"Eh...no niente" si affrettò a rispondere, rendendosi conto che avevo sentito.
Lasciai perdere, siccome eravamo arrivati davanti all'entrata del bar.
Mi aprì la porta e si spostò per farmi entrare per prima, elargendo un sorriso mozzafiato. Era da ammettere che fosse veramente bello. Lo ringraziai ed entrai nel bar, raggiungendo gli altri, che erano già arrivati.

Uragano CooperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora