"Cosa?" Chiese confuso, probabilmente anche per il volume assordante della musica.
"Perché non ti fidi di me?" Ripetei, più a me stessa che a lui.
"Io mi fido di te. È di tutti loro che non mi fido" disse indicando con il braccio tutta la discoteca.
"No, non è vero. Tu non ti fidi di me, perché se lo facessi non saresti costantemente all'erta" urlai, sia per farmi sentire sia per la frustrazione.
Bradley contrasse la mascella, ma non rispose. Mi afferrò il polso e mi trascinò dall'altra parte del locale, facendomi entrare nel bagno delle donne e chiudendosi la porta a chiave alle spalle.
"C'era il barista che origliava e mi stava dando sui nervi" spiegò, evitando il mio sguardo.
Nonostante la rabbia che traspariva dalla sua espressione, non riuscivo a fare a meno di pensare che fosse perfetto.
Aveva messo un po' di gel nei capelli, in modo da evitare che gli ricadessero dei ciuffi sul viso. Non riuscivo a capire se mi piacesse di più così o al naturale.
"Almeno qua non dobbiamo urlare" feci spallucce io, appoggiandomi con la schiena al lavandino.
"Comunque, io sono sempre attento perché ci tengo, porca miseria. Come fai anche solo minimamente a pensare che io non mi fidi di te?" Urlò, passandosi una mano tra i capelli con aria sconvolta, rovinando leggermente l'effetto del gel.
"Se tu ti fidassi non faresti casino solo perché sono vestita in questo modo" dissi indicandomi ripetutamente con l'indice.
"Il problema non è come sei vestita. Cazzo, amo come sei vestita. Il problema è che gli altri facciano gli stessi pensieri che faccio io guardandoti. E a te sembra non importare, anzi sembra che ti piaccia"
Camminava avanti e indietro per il piccolo bagno, passandosi le mani tra i capelli e agitando le braccia per aria.
"Mi stai dando della troia?" Chiesi sbalordita. Non riuscivo a crederci.
"Cosa? Ma stai scherzando? La finisci di modificare tutto quello che dico?" Non lo avevo mai visto così arrabbiato con me, neanche quando pensava che ci fosse del tenero tra me e Peter.
"A me non piace che gli altri mi guardino. Io voglio solo che sia tu a guardarmi. Mi sono impegnata tanto a farmi carina per te sta sera, ma a quanto pare è stato tutto inutile" incrociai le braccia al petto, spostando lo sguardo verso la piccola finestra del bagno.
Il suo sguardo si addolcì, anche se di poco, e si avvicinò a me.
"Ho apprezzato. Cazzo, se ho apprezzato" sussurrò con voce roca, posando una mano sul mio braccio.
In momenti come quello era capace di disorientarmi. Un attimo prima mi stava praticamente urlando in faccia, poi come niente tornava tranquillo.
"Smettila" lo sgridai, scrollandomi il suo braccio di dosso, persistendo a guardare la finestrella.
"Guardami" ordinò, seppur in tono dolce, posando le mani sui miei fianchi.
"No" mi impuntai.
"Sono contento che tu ti sia vestita così per me. Veramente. Io non riesco ancora a crederci che tu stai con me. Mi sembra di non meritarti" finì la frase in un sussurro.
Spostai subito lo sguardo su di lui.
"Cosa stai dicendo?"
"Io non ti merito, sono un stronzo possessivo" borbottò, appoggiando la fronte sulla mia spalla.
"Non dirlo neanche per scherzo. Io ti amo Bradley, voglio solo te. Sei un po' possessivo, questo è vero, ma alla fine dei conti mi piace anche questo aspetto di te" gli afferrai il volto tra le mani e lo portai davanti al mio.
Lui non rispose, ma mi guardò come se gli avessi appena tolto un peso dalla schiena.
"È per questo che ti sei arrabbiato? Perché hai paura che io trovi qualcuno più adatto a me?" Gli chiesi, realizzando finalmente la causa della sua ossessione.
Lui annuì, abbassando lo sguardo, come se si vergognasse.
"Brad, io non ho occhi che per te. Per me non esiste nessun altro" gli sorrisi.
"Tu sei mia. Non voglio che gli altri ti guardino"
Incatenò i miei occhi nei suoi e anziché leggervi l'arroganza che avrebbe dovuto accompagnare quelle parole, vidi solo paura.
"Lo so Bradley, ma cosa vuoi fare? Rinchiudermi in una stanza?" Cercai di mantenere un tono calmo.
"No. Devo solo abituarmi all'idea" appoggiò di nuovo la testa alla mia spalla.
Posai un leggero bacio sui suoi capelli.
"Torniamo dentro" dissi, staccandomi dal lavandino e avviandomi alla porta.
Sentii la sua mano nella mia e in un attimo le mie labbra erano state rapite dalle sue.
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Uragano Cooper
ChickLitNew Orleans è sempre stata conosciuta da tutto il mondo come la città del jazz. Finché nel maggio del 2005 l'uragano Katrina la distrugge, riducendola in macerie. A dieci anni dall'accaduto la città è stata ricostruita e ospita ogni anno migliaia d...