Capitolo 14: Nell'occhio del Ciclone

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OCTAVIA

Non avemmo neanche il tempo di sollevare le braccia per coprirci il viso che la tempesta di sabbia ci colse in pieno. Fui costretta a socchiudere gli occhi fino a farli divenire due sottilissime fessure. Com'era possibile che dal nulla si fosse creata una tormenta del genere? Sì, è vero che tutti i documentari del mondo ti dicono, in tutte le salse, che le tempeste di sabbia arrivano improvvisamente senza preavviso e bla bla bla, ma così era decisamente troppo!

Mi avvicinai a Ilan e, alzando la voce il più possibile, chiesi: «Cosa facciamo?!»

Mi doleva ammetterlo, ma avevo assolutamente bisogno di qualcuno che prendesse in mano la situazione. Io non ero abituata a questo genere di eventi e, tralasciando tutto il contesto, comprendente rapimenti, mondi paralleli e guerre, mi trovavo in una situazione assolutamente nuova.

Io ero solita vivere in montagna, fra neve, ghiaccio, foreste, freddo, slittini, scoiattoli e non  deserti, bacche velenose, puma-tymor e tempeste di sabbia.

Ci furono secondi di silenzio. So che pochi secondi possono sembrare nulla quando si ascolta una canzone o si aspetta un treno. Ma, in quel momento, quei pochi attimi di tempo mi sembrarono infiniti, come se qualcuno fosse riuscito ad afferrarli e dilatarli in maniera irreale. 

Stavo per riproporgli la domanda quando inaspettatamente mi rispose: «Il nostro compito principale è quello di portare Lydia sana e salva a Ynda, non possiamo rischiare di perderla»

«Ma non possiamo abbandonare quella ragazza!»

La voce di Lydia alle mie spalle si fece largo tra le folate di sabbia.

Tutto mi sarei aspettata tranne che quelle risposte. Ero sicura che l'altruista Ilan avrebbe proposto un eroico salvataggio e che Lydia, invece, si sarebbe nascosta impaurita. E invece, mi ritrovai di punto in bianco in un mondo parallelo. Un mondo parallelo del mondo parallelo del mio mondo, la Terra. Una cosa piuttosto assurda da dire, eppure mi sentii esattamente così.

«Come hai fatto a non percepirli?» sentii chiedere Chris.

Mi girai nella direzione in cui proveniva la voce, ma non riuscii a vederlo.

Percepirli? mi chiesi.

«Siamo sulla sabbia, genio, ed io non riesco a sentire quasi nulla su questo terreno sconnesso! E poi, non mi sembra che tu sia riuscito a sentirli arrivare.»

«Ma quella è sempre stata una tua dote! Io non ci sono mai riuscito!»

Ripensai a quando Ilan, prima dell'attacco alla base di Arjuna, era riuscito a prevedere l'assalto prima dell'esplosione. 

Probabilmente riesce, usando i suoi poteri da Rheol, a sentire il peso, o la presenza delle persone anche a distanza basandosi sulle vibrazioni che questi emettono sul suolo camminando... o qualcosa di simile, ragionai.

«Non perdiamo tempo in queste cose» fortunatamente, Ilan troncò la conversazione prima che io fossi costretta ad intervenire, aggiungendo «Comunque, Lydia non si muove di qui, su questo non si discute.»

«Ma...» iniziò Lydia

«Niente ma» la interruppe con voce ferma, ricordandomi stranamente mia madre  «Tu e Chris andate avanti e cercate un posto dove nascondervi. Octavia» aggiunse, voltandosi verso di me «Te la senti di venire?»

Non mi aspettavo questa eventualità, ma, prima che i dubbi potessero travolgermi del tutto, feci un breve e deciso cenno col capo, mentre la mia mano andava istintivamente a stringersi intorno all'impugnatura dell'arco che avevo sempre tenuto a tracolla.

Ddaear Arall || L 'Altra TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora