OCTAVIA
Sentii l'urlo dell'uomo a cui avevo trapassato il braccio perforarmi le orecchie.
Non avevo mai ferito una persona e veder scorrere del sangue a causa mia mi fece uno strano effetto, ma, nonostante ciò, l'adrenalina che avevo in corpo mi permise di continuare a battermi.
Giusto pochi minuti prima ero arrivata alla sala armi e, una volta presi arco e faretra, avevo seguito Ilan alla bell'e meglio, cercando di non perdere di vista quella chioma biondo cenere.
Neanche a dirlo, mi persi tra i cunicoli e fui costretta a nascondermi in una nicchia scavata nella roccia per non essere catturata da un gruppo di assalitori. Pensai che, con ogni probabilità, si stessero dirigendo verso Lydia così, uscita dall'ombra della roccia, li avevo seguiti a debita distanza.
Superati tre corpi in nero distesi a terra ed evitati due attacchi nemici e, soprattutto, un Arjuna molto alterato, mi ero ritrovata nel bel mezzo di un campo di battaglia.
A terra c'erano vari corpi, alcuni che ancora si contorcevano, altri fermi e rigidi come delle statue. Tra quest'ultimi c'era un ragazzo giovane su cui si apriva un'enorme chiazza rossa, probabilmente uno dei nostri.
Non avevo fatto in tempo ad elaborare bene l'informazione che un breve bagliore attirò la mia attenzione. Mi voltai giusto in tempo per vedere un pugnale diretto contro la mia compagna di sventure.
Il mio corpo reagì all'istante e, prima che potessi rendermene conto, avevo già scoccato la freccia contro l'aggressore.
«Tu che ci fai qui?» sentii Ilan gridare.
«Io non mi nascondo» dichiarai, semplicemente, in tono fermo.
Mi abbassai, percependo dietro di me una presenza ed evitando così un calcio che di certo mi avrebbe provocato un bel livido. Estrassi dalla faretra un'altra freccia e, impugnandola a mo' di pugnale, la conficcai nella gamba del mio aggressore, estraendola subito dopo: non mi potevo permettere di sprecare tutte le munizioni. Nel rialzarmi diedi una forte spallata al ragazzo che, stringendo i denti, stava premendo le mani sulla ferita che gli avevo provocato.
Lydia stava ancora lì, congelata nella stessa posizione di prima, fissando il ragazzo dai capelli platino.
Con tre grandi falcate la raggiunsi e posandole entrambe le mani sulle spalle la scossi violentemente.
«Riprenditi Lydia, non è il momento di giocare alle belle statuine!»
Aveva finalmente spostato gli occhi su di me, ma il suo sguardo era ancora vacuo.
Possibile che non capisca in che situazione ci troviamo?
«Se non ti dai una svegliata, qui finiamo tutti a fette» le gridai contro.
Se non si ripiglia immediatamente giuro che...
Il mio corpo completò il pensiero prima della mia mente e l'eco di uno schiaffo riecheggiò tra le pareti, anche nel bel mezzo di tutto quel baccano. Sentii la mano formicolare, mentre una lieve chiazza rossa le si stava formando sulla guancia sinistra.
«Ahia!» squittì.
Se osa pure lamentarsi, giuro che gliene do un altro.
«Grazie, mi ci voleva.»
Ah ecco.
Senza risponderle, mi voltai per fare un quadro della situazione: Ilan era appena stato atterrato da un ragazzo che avrà avuto più o meno la mia età, alto, pelle pallida e capelli corvini che ondeggiavano ad ogni suo movimento. Si vedeva che era ben allenato, perché riusciva a rispondere ad ogni attacco con incomparabile grazia, aggirando ogni colpo con movimenti fluidi e continui, quasi a ritmo di una musica che solo lui poteva sentire.
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Ddaear Arall || L 'Altra Terra
FantasyPrimo libro della Trilogia di Ddaear Arall (Completo e in revisione) Tratto dal prologo: "Au Maite, fluttuando leggiadra, discese dalla cima dell'albero; gli occhi aperti ed infiammati della stessa luce che sprigionava attorno a sé. -Il pa...