Capitolo 7: Attacco

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LYDIA

Stavo camminando in silenzio dietro Arjuna,  ancora incredula della mia scelta. Veramente mi ero offerta di aiutarli a vincere un guerra? Io che non ero riuscita mai a vincere nemmeno una partita di battaglia navale? 

Eppure sapevo che era la cosa giusta da fare.

Quando quella bambina aveva abbracciato Octavia il cuore mi si era completamente sciolto. Sentivo di doverli aiutare, o almeno di doverci provare. 

Inoltre, se vogliamo dirla tutta, ero curiosa. C'è poco da fare, quando mi si presenta davanti una novità devo comprenderla fino in fondo, "devo" sapere come va a finire. 

Non avevo lasciato a metà mai nulla: mai lavoro, un libro, un articolo di giornale, neanche una versione di latino.

Spesso mi lanciavo in imprese più grandi di me, ed anche questa volta era andato tutto secondo copione, avevo accettato di aiutarli senza prendermi un momento per riflettere, e solo pochi minuti più tardi ero tornata alla realtà, con la mente che annegava in una marea di pensieri contrastanti.

Stavamo camminando ormai da un po' e già da un bel pezzo avevo perso il conto del numero di svolte che avevamo fatto. 

Arjuna inizialmente aveva provato a ingannare il tempo spiegandomi qualcosa sulla geografia di Ddaear Arall e sulle varie Nazioni e culture, ma dopo poco tempo si doveva essere accorto della mia assenza mentale ed aveva smesso di parlare, lasciando così che il rumore dei suoi passi fosse l'unico suono a riempire quegli stretti cunicoli. Al contrario dei suo, i miei passi erano silenziosi e correvano  muti come la mia ombra sulla parete rocciosa. Un po' perché ero sempre stata leggera nei movimenti, un po' perché ero ancora scalza e la pelle a contatto con la roccia gelida produceva meno rumore delle scarpe.

Finalmente Arjuna si fermò davanti ad una porta di metallo con su scritto "sala 1bis" che aprì senza indugi. A quanto pareva la nostra destinazione era una stanza più o meno quattro metri per cinque, occupata quasi interamente da un enorme tavolo rettangolare abbastanza basso fatto di roccia, come praticamente tutto lì dentro. 

Sul tavolo era stesa un'ampia cartina di, immaginavo, Ddaear Arall.

«Quelle che vedi rappresentate sono le quattro Nazioni di questo mondo» spiegò Arjuna confermando la mia ipotesi «Come puoi notare, i colori non corrispondono ai confini.»

Non lo avevo notato. 

«Infatti ogni colore rappresenta i presidi di una delle Nazione: giallo per le Tribù della Sabbia, grigio per la Città di Metallo, rosso per i Villaggi delle montagne e verde per il Regno della Foresta; come puoi notare quest'ultimo, il verde, è nettamente più espanso rispetto agli altri e questo perché il Regno della Foresta negli ultimi anni ha oltrepassato i propri confini occupando e conquistando territori di altre Nazioni costringendole ad una ritirata; proprio per questo motivo parte dei presidi rossi dei Villaggi delle Montagne hanno oltrepassato il confine della Città di Metallo, chiedendo momentaneamente asilo. Ma arriviamo al tuo compito» disse, mentre scriveva su un foglio di carta qualcosa e lo infilava in un tubo semi aperto che si incanalava nella parete rocciosa. 

Il foglio venne come risucchiato nel tubo. 

«Sempre che tu non ci abbia ripensato.»

Scossi lievemente la testa, guardando ancora il tubo. 

«È il nostro sistema di comunicazione, lo utilizziamo per inviarci i messaggi» mi spiegò, come leggendomi nel pensiero.

«Bene!» continuò, sfregandosi le mani «Allora ascolta attentamente quello che sto per dirti. Tu sei l'unica tra tutti noi che può giungere allo scrigno e liberare Au Maite. Sei il nostro asso nella manica e se fallirai con te cadrà probabilmente la nostra unica possibilità di vittoria.»

Ddaear Arall || L 'Altra TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora