OCTAVIA
«Eravamo lì, con le spalle al muro senza alcuna via di fuga. E lui che fa?» la voce della ragazza riccioluta divenne più acuta all'ultima domanda.
«Parte col monologo» rispose Simon.
«Parte col monologo!» confermò ridendo la ragazza, Denise «Inizia una specie di discorso preparato su quanto noi siamo deboli rispetto a lui, di quanto sia inevitabile la nostra sconfitta e bla bla bla. Chiacchiere! Insomma, ci aveva, lì su un piatto d'argento e non stava zitto» continuò, seguita da una risata generale.
Ho già sentito qualcosa del genere, pensai, mentre, ascoltandoli distrattamente, fingevo di ridere.
Stavamo nella sala comune dove ero stata trascinata da Simon poco prima. Al tavolo con noi c'erano i famosi Elia e Denise, di cui già mi aveva parlato il mio nuovo/vecchio amico, più altri due ragazzi non ancora ben identificati.
Stavo giochicchiando un una ciocca di capelli in modo da tenere occupate le mani che altrimenti avrei automaticamente portato alla testa per massaggiarmi le tempie.
Mi ero immaginata i soldati del Regno della Foresta come delle macchine pronte per combattere, un po' come i Cloni di Star Wars e invece mi trovavo di fronte dei normalissimi e chiacchierosissimi ragazzi.
Avevo provato a seguire le loro conversazioni, e per un po' ci ero anche riuscita. In fondo era quasi come tornare a scuola: gruppi di ragazzi che scherzavano e parlavano degli argomenti più disparati. Che gioia.
Ma quando passarono a parlare dal nuovo taglio ridicolo di Shape a missioni, battaglie e villaggi occupati come se nulla fosse fui immediatamente riportata alla realtà. Spensi il cervello prima che il mio istinto prendesse il sopravvento facendo finire il mio pugno sul naso di uno dei presenti.
Cercai di non pensare a quello che Hikari aveva raccontato a Lydia durante il viaggio verso Eira, cercai di non pensare all'attacco alla Base di Arjuna, di non pensare a quel ragazzo morto trafitto da parte a parte da una lama affilata.
Dovevo pensare al piano di fuga. Ecco cosa dovevo fare. Da Simon ero riuscita a scoprire che ogni due giorni quei carri trasportanti viveri e rifornimenti tornavano ai vari paesi di provenienza, partendo puntuali tutti alle sei del mattino. Il che voleva dire che un carro sarebbe partito l'indomani mattina ed uno tre giorni dopo. Ecco, quello sarebbe stato il nostro biglietto per Ynda. Dovevo solo trovare il modo di avvisare gli altri.
«Ci si rincontra, tenente. Ancora complimenti per come ha agito oggi.»
Queste parole richiamarono la mia attenzione. Anche gli altri si erano azzittiti e stavano guardando in un punto alle mie spalle.
Conscia del fatto di essere l'unica tenente seduta a quel tavolo, mi voltai nella direzione di provenienza della voce.
In piedi dietro di me stava un ragazzo dal viso familiare. Fissai per un po' quei suoi occhi blu prima di capire chi fosse: il ragazzo che aveva riconosciuto Chris.
«Non è poi così grande questa Base» risposi con voce piatta.
«Ehi, Michael, giornataccia eh?» rise Simon.
«Lasciamo perdere: cinque ore di allenamento, due richiami, un litigio con Gilda e per finire l'incontro con Chris» rispose il ragazzo, poggiandosi al tavolo.
«Come ha fatto a entrare, mi chiedo io. Bella batosta per il Generale, non credete?» rise divertita Denise.
Roteai gli occhi.
«Il Generale non è stato l'unico a farsi ingannare» aggiunse, fissandomi, un ragazzo biondo seduto al nostro tavolo.
Sentii la mano di Simon stringersi attorno alla mia. Forse in quanto a pazienza Aylen ed io eravamo uguali.
STAI LEGGENDO
Ddaear Arall || L 'Altra Terra
FantasyPrimo libro della Trilogia di Ddaear Arall (Completo e in revisione) Tratto dal prologo: "Au Maite, fluttuando leggiadra, discese dalla cima dell'albero; gli occhi aperti ed infiammati della stessa luce che sprigionava attorno a sé. -Il pa...