Sulle note dell'amore Capitolo 6

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Lexington aveva l'aria di una cittadina senza troppe pretese ma, allo stesso tempo, abbastanza grande da poter offrire un po' di tutto.  Avevo sentito parlare della famosa squadra di basket universitaria, i Wildcats, anche se di sport non me ne intendevo proprio; era stato Paolo, il mio collega di educazione fisica a nominarla una volta a scuola e, pur non sapendo il perché, questa informazione mi era rimasta impressa. "Mary, che fai? dormi?! siamo arrivate da John!" quella voce stava iniziando ad infastidirmi parecchio per non parlare di quel tono da adolescente ogni volta che nominava l'americano musicista da strapazzo! Avrebbe potuto almeno venirci a prendere in aeroporto quel cafone invece di farci vagare per un'ora in cerca di un taxi! Camilla si precipitò alla porta   "Deve essere questo il campanello... che emozione!"  "Camy ma non è ripartito da Milano tre giorni fa?"   "cosa c'entra? a me sembrano passati tre anni perché lo amo alla follia il mio ciccino!"  partiamo bene... Venne ad aprirci un signore di mezza età che, con un sorriso e una parlata a dir poco veloce, si presentò come il padre di John e ci diede il benvenuto abbracciandoci  vigorosamente come se ci conoscessimo da anni e anni! una volta dentro la villetta la mamma di John ci assalì letteralmente di abbracci e baci facendoci tremila domande (che per metà non riuscii a capire al primo ascolto! Quanto parla veloce la gente da queste parti?) e poi, dulcis in fundo, apparse lui: John... l'americano che aveva fatto perdere la ragione alla mia amica e mi aveva messo in quel pasticcio! capelli lunghi neri, occhi verdi, muscoloso al punto giusto... non male... anche se non era il mio tipo.   "Piacere John, tu devi essere Mary".  "Sì esatto, piacere mio". Avevo bisogno di dormire, il jet leg mi stava già distruggendo!    "Io andrei in camera mia a riposare se non vi dispiace, devo abituarmi al vostro fuso orario, scusatemi"  " Io sono fresca come una rosa invece!" cinguettó Camilla che nel frattempo si era già avvinghiata come una cozza al suo principe azzurro americano. Dopo pochi minuti ero già nel mondo dei sogni in un letto molto comodo e per qualche ora smisi di farmi domande su quel luogo bizzarro.

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