Capitolo 13

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*Hachim's pov*

Dopo 10 minuti circa ricevetti una bella palla che, grazie a Dio, buttai dentro. Iniziai ad esultare avvicinandomi verso la tribuna d'onore dove stava seduta Elena, la cercai in mezzo alla folla e quando la vidi avrei voluto sprofondare: era incollata a quel pezzo di merda di José.
Il bacio durò molto poco perché la mia ""ragazza"" si staccò e lo rifiutò palesemente. Quando si accorse che tutti stavano esultando si girò verso il campo e mi notò. Ero fermo, impassibile, stavo provando quella sensazione di merda che avevo provato quando l'ho vista baciare il suo migliore amico - mister, cambio grazie - urlai avvicinandomi alla panchina - ma Hachi hai appena segnato e son passati solo 10 minuti - rispose lui non capendo il perché - mister le chiedo il cambio. Se me lo vuole concedere mi accomodo in panchina o direttamente in spogliatoio, se non mi permette di uscire mi siedo sul campo e sto li fermo. Decida lei - dissi iniziando a tirarmi i capelli per il nervoso - okay Hachi, se vuoi puoi già andare in doccia... o meglio, in Spagna. Ti contetterò nel caso volessi convocarti per la prossima partita. Miraccomando, tieni d'occhio il telefono - sorrise quasi d'obbligo mentre mi apprestavo a percorrere il lungo tunnel. "Fanculo, ora potrei pure non giocare in nazionale per un po'... dio mio, uccido quello stronzo" pensai fra me e me.
Stavo aprendo la porta dello spogliatoio quando una mano si posò sulla mia spalla. Quel tocco, quella forza impressa nel gesto, quella mano che più volte m'ha consolato poteva essere solo sua... No, non è quella di Elena... - Ste, che ci fai qui? - chiesi sorpreso - la stessa cosa che ci fai tu: non avevo più voglia di giocare una partita (che tra l'altro stavamo perdendo) mentre un mio amico è corso via dal campo abbattuto - mi guardava dritto negli occhi, sapeva sempre cosa dirmi per farmi tornare, almeno in parte, sereno - lo ama ancora? - domandai senza pensarci due volte - la verità? No e non l'ha mai amato. Mi ha sempre raccontato tutto di lei e José: dalla casa condivisa ai sentimenti che provava per lui, dal suo nuovo taglio di capelli a quante volte le sorrideva ma non ha mai detto qualsiasi cosa dolce che aveva detto a te... poi spaccavi pure le palle senza esserci: non hai idea di quanto sia pesante sentire "cazzo che sorriso che ha Mauri... anche se quello di Hachi era meglio... ma ora Hachi non c'è e sta con qualche troia che lo vuole solo per la fama... ma secondo te ogni tanto ci pensa a me?" - finì la frase e feci un sorriso a 32 denti. Mi pensava cazzo. Le mancavo.

Era finita la partita, avevamo perso per 2-1 ma poco mi importava - possiamo parlare? - domandò una voce troppo familiare - dimmi - risposi serio - sai che non mi piace vero? Sai che l'ho rifiutato vero? Sai che gli ho tirato uno schiaffo quando te ne sei andato vero? Sai anche che ha il segno delle mie cinque dita sulla guancia vero? E sai pure che gli ho detto che io vivrò con te vero? - era palesemente tesa ma aveva sempre quel viso dolcissimo - quante cose che non sapevo di sapere - ero "neutro". Non mostravo emozioni ma quante ne stavo provando in quel momento! - okay... comunque finché non chiariamo se vuoi posso stare ancora a casa sua... mi aveva minacciato scherzosamente di cacciarmi ma ora non so quanto divertente sia... - abbassò lo sguardo com'era solita fare - come vuoi, se vuoi chiedo un altro letto nella camera a Milanello per oggi, domani parto e potrai stare tu credo... forse pure per sempre, ho deciso di non tornare al Milan - non so bene quando ho preso la decisione (probabilmente adesso) ma fa niente, ormai l'ho detto - cosa? Hachi non puoi... giuro che non mi farò più vedere nei dintorni ma ti prego, stai qua - una lacrime le scese ma non venne fermata dal mio dito - vedrò, ora vado. Fammi sapere se dormi con me o da lui - mi congedò con un sorriso sforzato e un piccolo movimento della mano.
Che giornata di merda.

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