Five.

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POV JUSTIN
Appena aprii la porta di casa, trovai i miei genitori seduti al tavolo della cucina, con espressioni affrante.
"Oh Dio, Justin eccoti finalmente!" esclamò mia madre venendomi incontro per poi abbracciarmi.
Stupito da quel gesto, mi staccai quasi subito.
"Ma che succede?" domandai togliendomi la giacca.
"Hai anche il coraggio di chiedere cosa succede?" tuonò mio padre alzandosi in piedi. "Ti rendi conto di che ore sono? Eravamo preoccupati per te! Dove cazzo sei stato fino alle 3 di notte?"
La sua voce mi faceva paura ogni volta che si arrabbiava, e la sua corporatura massiccia non rendeva le cose più semplici.
"P-papà calmati. Sono stato al teatro. Avevo dimenticato il portafoglio" mormorai mentendo abbassando il capo.
Mio padre mi guardò torvo.
"Sei un ingrato Justin! Quante volte ti abbiamo detto di non andare a teatro da solo? Potevi aspettare l'orario di apertura, ma tu no, fai sempre di testa tua" urlò.
Nel frattempo mia madre gli si era avvicinata e, sfregando una mano sulla sua schiena, cercava di calmarlo.
"Potevi dircelo almeno" disse lei, facendo trasparire dai suoi occhi soltando delusione.
Sospirai rassegnato. "Sentite, lo so ho sbagliato, ma ho 22 anni e..."
Non potei finire la frase perchè, in un battito di ciglia, l'uomo di fronte a me mi colpì la guancia talmente forte da farmi voltare il viso.
Portai subito la mano sulla parte dolente e gli occhi mi divennero lucidi.
"Hai 22 anni e quindi? Ti credi grande e maturo? Beh, non lo sei"
Detto ciò, aprì il frigo ed estrasse una bottiglia di birra.
"Dai Simon, calmati. È tutto okay adesso" disse mia madre. "Justin, vai in camera tua. È meglio se per qualche giorno te ne stai a casa, così imparerai a comportarti meglio"

Col viso abbassato salii le scale ed entrai in camera mia; poi, senza nemmeno cambiarmi, mi buttai sul letto e ripensai a Becky.

_______

Ancora assorta nei miei pensieri, non mi accorsi che erano passate quasi due ore.
Avevo provato tantissimi vestiti e con cura li avevo rimessi al loro posto. Erano uno più bello dell'altro, ma uno in particolare mi lasciò senza parole.
Era un abito settecentesco, almeno credo, sui toni del lilla e del viola utilizzato, a mio parere, per l'interpretazione di qualche duchessa.
Rimasi davanti allo specchio più di cinque minuti ad osservare quella magnificenza e dovevo ammettere che mi calzava a pennello.

Una volta stanca, uscii dalla sala costumi e tornai nel corridoio che collegava il palco ai vari camerini. La luce era soffusa e la cosa non mi mise molto a mio agio.
Mi fermai davanti ad una porta sulla quale vi era un cartellino con scritto 'Debby'.
Entrai senza farmi troppi problemi ed accesi la luce.
Wow, è stupendo.
Uno specchio enorme mi si parava dinnanzi e sul tavolino sottostante vi era una marea di trucchi messi in fila ordinatamente.
Non osai toccare nulla per non rischiare di essere scoperta così mi sedetti sulla poltrona accanto all'armadio.
Chiusi gli occhi e dopo poco mi addormentai.

La mattina seguente, appena aprii gli occhi, controllai l'orologio appeso alla parete verdognola della stanza.
Merda, le 7.55. Devo uscire di qui.
Mi misi a correre verso il palco, dove avevo lasciato la mia roba, ma mi bloccai appena sentii la porta principale aprirsi.
Oh no, come diavolo faccio ora?
Tornai indietro alla velocità della luce mordendomi il labbro per il nervoso.
Tutto ciò che mi serviva era in quella borsa, che appena fosse stata trovata sarebbe stata buttata via.
Ma certo, mi basterà aspettare che qualcuno esca a buttarla per poi riprendermela.
Giunta davanti alla porta di legno indicatami da Justin la notte prima, la aprii con qualche sforzo ed uscii da lì sana e salva.
Aspettai per circa un'ora che qualcuno portasse fuori la mia roba, e, proprio quando ero sul punto di andarmene, uscì un uomo sulla sessantina con il mio fagotto tra le mani.
Finalmente.
Feci finta di niente continuando a starmene seduta sul muretto, finchè, una volta che il vecchietto ebbe lasciato il tutto vicino ad un cassonetto, mi riappropriai dei miei effetti.
Menomale non li ha gettati nell'immondizia, altrimenti col cavolo che avrei rivisto le mie coperte e tutto il resto.

POV JUSTIN
La sveglia suonò come sempre alle 9.30. Dopo qualche stiracchiata di routine, mi alzai e andai subito a fare colazione.
Che palle, mio padre e le sue sfuriate del cazzo.
Afferrai una confezione di cereali e dopo averli inzuppati nel latte, iniziai a mangiare.
Pensai a Becky. Era davvero molto carina e ancora faticavo a credere che passasse le sue giornate a chiedere l'elemosina ai passanti. Se si fosse informata, o quanto meno interessata, a qualche agenzia di moda, di sicuro l'avrebbero presa. Ma non mi sembrava la tipa da passerella. Era misteriosa, acida, ma allo stesso tempo nascondeva sfumature dolci ed ingenue.
Chissà quanti anni ha, se l'hanno messa in cella significa che è maggiorenne, altrimenti l'avrebbero portata in riformatorio. Oppure non ha documenti.
Con tutti quei pensieri che mi ronzavano nel cervello, non mi ero nemmeno accorto di essermi incantato.
Mi alzai di scatto e affarrai il giubbotto, intento a scoprire qualcosa di più.

Una volta arrivato davanti al teatro, non vidi nessuno. Parcheggiai l'auto nel parcheggio accanto alla struttura e mi avvicinai alla scalinata.
Guardai ovunque, facendo anche il giro del complesso ma nulla. Feci dietro front e nel momento in cui voltai l'angolo per tornare alla macchina, mi scontrai con qualcuno.
"Scus.. Oh eccoti finalmente!" esclamai vedendo la biondina.
Lei alzò gli occhi verso di me e sorrise.
"Ciao! Mi stavi cercando?" domandò facendo un passo indietro siccome i nostri corpi erano ancora troppo vicini.
"Si, volevo chiederti come hai passato la notte? Sei stata bene?"
Mentre le ponevo quella domanda, ci dirigemmo verso le scale e ci sedemmo sui gradini gelidi.
"Sì, ho dormito nel camerino di una certa Debby" rispose sorridendo.
Mi misi a ridere pensando alla faccia che avrebbe fatto Debby se avesse saputo che qualcuno fosse entrato nella sua proprietà.
"Perchè ridi? Ho fatto qualcosa di sbagliato?" chiese spostandosi una ciocca di capelli dorati dietro l'orecchio.
I miei occhi si posarono sull' orecchino che portava sulla punta dell'orecchio. Era una rosellina bianca molto carina.
"No no, è solo che Debby è odiosa. Si crede la reginetta del mondo" la informai.
"Giuro che non ho toccato nulla. Tu invece? La tua ragazza non ha detto nulla che sei tornato tardi?"
La sua domanda mi fece ridere, e infatti mentalmente lo feci, ma ai suoi occhi mi limitai a fare un leggero sorriso.
"Sì certo, la mia ragazzs invisibile mi ha cacciato fuori a calci nel sedere" dissi facendola ridere. "Piuttosto i miei genitori.. Si sono incazzati da morire e per qualche giorno non potrò aiutarli a teatro"
Becky mi guardò con aria triste e mi posò una mano sulla spalla.
"Mi dispiace.. Ti sei messo nei guai per aiutarmi, non dovevi" sussurrò.
"Beh, sì forse non dovevo ma lo rifarei altre mille volte" risposi.

I nostri occhi, che fino a quel momento si erano incrociati solo quando uno dei due parlava, si incatenarono gli uni agli altri per un tempo interminabile avvolti dal silenzio.

Saver || J.B. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora