Eravamo in viaggio già da mezz'ora e nessuno dei due osò proferire parola.
Io me ne stavo appoggiata al finestrino mentre ormai, fuori da esso, il sole iniziava a sorgere e riflettere la sua luce sulla grande città.
Sospirai.
Dove eravamo diretti? Cosa avremmo fatto?
Mi voltai a guardare Justin, il quale se ne stava con una mano sul volante e il gomito appoggiato al finestrino, e l'altra mano la teneva sulla gamba.
La sua mascella era contratta e mi venne un'improvvisa voglia di baciargliela. Tuttavia rimasi immobile al mio posto, ad osservare ogni suo lineamento ed ogni piccolo dettaglio.
Avrei voluto affondare le dita nei suoi lunghi capelli dorati e baciarlo fino alla nausea, non so, forse per ringraziarlo di tutto quello che stava facendo.
L'avevo messo anche contro suo padre. Gli dovevo delle scuse.
"Justin io volevo scusarmi..." mormorai poi di punto in bianco.
Il suo sguardo si posò su di me e le sue labbra si incurvarono. "Per cosa?"
Alzai le spalle e fissai la strada di fronte a me. "Beh, per tutto questo. Hai litigato con tuo padre, ti sei preso dei pugni in faccia da lui e anche da due ubriachi e ora sei scappato di casa, e tutto per proteggere me. Insomma, un grazie te lo devo" risposi afferrandogli la mano che teneva libera.
Lui la strinse e se la portò alle labbra.
"Mio padre è una testa di cazzo. E comunque per te farei questo ed altro. Non ti meriti tutto quello che stai passando Becky"
Era così dolce nei miei confronti, che mai avrei pensato che qualcuno, al di fuori di mia madre, potesse esserlo di nuovo con me.
Mia madre sarebbe stata contenta di conoscere Justin. Le sarebbe piaciuto tantissimo.
Al pensiero di mia madre gli occhi mi divennero lucidi e mandai indietro la testa per ricacciare via le lacrime, ma una non riuscii a fermarla.
Mi asciugai velocemente per evitare che lui la notasse, ma non vi riuscii.
"Che succede piccola?"
Dio, amo quando mi chiama così.
"Nulla, stavo pensando a mia madre" sussurrai voltando lo sguardo altrove e cercando di sorridere.
"Mi dispiace per tua madre, vuoi parlarne?" chiese fermandosi ad una stazione di benzina.
Scossi il viso. "Non ora"
Fece il pieno e ripartì.JUSTIN POV
"Dove stiamo andando?"
Becky prese il cellulare che le avevo dato io e si mise a trafficare.
"Via da questa città, in un posto più tranquillo" risposi.
Ormai era passata un'ora e un quarto da quando avevamo lasciato casa mia in fretta e furia, e a dirla tutta, mi sentivo affaticato.
Non avevo chiuso occhio tutta la notte e le palpebre cominciavano a diventare pesanti.
"Cosa cerchi?" domandai alla ragazza che aveva ancora lo sguardo fisso sul display del piccolo aggeggio nero.
"Un posto vicino per fare colazione. Muoio di fame"
Ottima idea! Muoio di fame anche io.
"Ecco guarda, a due chilometri dovrebbe esserci un bar" disse poi.
La strada era tutta dritta, di tanto in tanto comparivano a destra e a sinistra case o negozi, ma mai più di due o tre vicini.
"Che desolazione qua" sussurrai a me stesso più che a lei.
Non sentii nessuna risposta, anzi quando aprì nuovamente bocca fu con una domanda che mi lasciò spiazzato.
"Pensi che la polizia ci stia cercando?"
Sì. Poco ma sicuro. Mio padre non mi lascerebbe mai andare via come se nulla fosse.
"Non lo so, ma non preoccuparti ci sono io con te". Cercai di tranquillizzarla, e dall'espressione rilassata sul suo viso credevo d'esserci riuscito.
"Siamo arrivati. Il bar è quello" mi informò indicando un edificio di legno marrone scuro a pochi metri da noi.
Parcheggiai nel viottolo ghiaioso e scesi dall'auto seguito da lei.
Mi affiancò ed entrammo dirigendoci ad un tavolino.
Non c'era ancora nessuno, d'altronde erano solo le sette e mezza.
"Sei stanco?" domandò una volta accomodati.
I suoi occhi blu come il mare erano fissi nei miei e le sue labbra a forma di cuore attirava la mia come una calamita.
"Un po' sì, tu?"
"Beh, dopo la notte che ho passato..."
Già, non avrei mai dimenticato quella notte. Quei ragazzi che la toccavano con le loro mani viscide mi avevano fatto salire un odio e una rabbia disumani. Li avrei uccisi entrambi. Nessuno doveva osare toccarla.
Mi alzai e mi sedetti accanto a lei. Avvolsi il braccio attorno alle sue spalle e le baciai la nuca dolcemente. "Non accadrà più nulla del genere, non ti lascerò sola mai più. Te lo prometto"
Appena terminai la frase un ragazzo sui tredici anni venne a prendere le ordinazioni. Doveva essere il figlio del proprietario.
"Cosa vi porto?"
"Per me un cappuccino e dei marshmellow" disse Becky sorridente.
"Lo stesso" dissi io.
Il ragazzo se ne andò, voltandoci le spalle e lasciandoci soli.
"Se vuoi dopo posso guidare io, così tu ti riposi e io mi distraggo". Becky si appoggiò a me e iniziò ad accarezzarmi la guancia.
"Hai la patente?" chiesi sorpreso.
Lei annuì. "Dovrei avercela ancora nella borsa" e mentre pronuciacva quella frase si mise a rovistare nella sua tracolla di stoffa marrone. "Eccola qui!"
Tirò fuori il cartellino rosa e me lo sventolò sotto il naso per poi appoggiarlo sul tavolo.
Lo afferrai tra le mani e guardai la fotografia. "Sei venuta bene" la lusingai.
Mi fece un occhiolino di risposta e poco dopo il giovane cameriere arrivò con i nostri ordini.
"Sono dieci dollari"
Glieli porsi e gli augurai buona giornata.
La bionda afferrò un marshmellow e lo inzuppò nel cappuccino fumante. "Allora? Non mi hai risposto: posso guidare o no?"
Appoggiai i gomiti al tavolo e alzai un sopracciglio. "Non è che poi ci andiamo a schiantare vero? Non voglio morire" la punzecchiai ridendo.
Fece la finta offesa dandomi una pacca sulla spalla ma poi rise.
"Sono brava te lo assicuro" rispose.BECKY POV
"E questo tu lo chiami essere brava?"
Mi si era già spenta la macchina tre volte ed eravamo ancora nel parcheggio del bar.
"Ehi, ti ricordo che sono tre mesi che non guido. Sai, non ho una macchina" brontolai inserendo di nuovo la chiave nel quadro.
Finalmente un rombo partì dal motore e l'auto si accese.
"Alleluja!" esclamò Justin.
"Visto? Ci voleva un po' di pazienza" replicai mettendomi in strada.Passammo una decina di minuti in silenzio. Guidavo, senza mai staccare gli occhi dalla strada, in direzione sud, seguendo i cartelli per Long Beach.
"Tua madre è stata carina a lasciarci partire" dissi poi rompendo il silenzio.
"Già.. Mia madre è una brava donna. Non so come faccia a sopportare mio padre" rispose sbuffando.
"Non dire così Justin, anche tuo padre è sicuramente un brav'uomo, ieri sera voleva solo proteggerti" dissi.
"Proteggermi? E da chi? Da te? Come se fossi pericolosa". Il suo sguardo era triste. "No, mio padre è sempre stato uno legato alla carriera e ai soldi. Da quando ha comprato il teatro si crede chissà chi, e invece è solo un perdente"
Non sapevo cosa dire, così rimasi zitta. Mi dispiaceva sentirlo parlare così di suo padre, ma potevo capirlo. Anche il mio non era il migliore del mondo.
"Mio padre ha lasciato me e mia madre quando avevo undici anni. È andato con una donna più giovane in non so quale fottuta isola" dissi.
Sentii il suo sguardo addosso.
"Starai pensando che non me ne va bene una. Così può sembrare, ma in realtà una cosa positiva c'è" mormorai schiacciando leggermente il piede sul gas.
"Cioè cosa?" domandò.
"Essere con te in tutto questo casino"SPAZIO AUTRICE
Yuppi duh(?) Justin e Becky sono tornati e stanno andando chissà in quale luogo incantato(?) ahahaha
Quanto sono carucci insieme? Ihih
Va beh, vi lascio ai commenti (se volete dirmi che ne pensate) e ai voti :)
Bacionissimiiiiii xx
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Saver || J.B. {Conclusa}
FanfictionBecky ha perso la madre da poco e si ritrova, a soli 17 anni, a chiedere l'elemosina davanti al teatro più In di Los Angeles. Nessuno sembra accorgersi di lei, tranne un ragazzo, Justin, che col suo affetto e poi il suo amore, la salverà da questo d...