"Justin! Oh mio dio, finalmente. Dove diavolo sei?"
La voce di mia madre dall'altro capo del telefono, mi fece accelerare i battiti per l'agitazione.
"Ciao mamma" risposi in tono scocciato.
Becky era alla guida dell'auto e fissava talvolta me, con curiosità, e talvolta la strada, con attenzione.
Eravamo ripartiti verso Los Angeles appena ero tornato a prenderla dalla sua insensata fuga dal motel, e da pochi secondi ero al telefono con mia madre, alla quale non avrei voluto rispondere.
Ma Becky aveva insistito.
"Justin, ti ho chiesto dove sei! Siamo preoccupati per te, lo capisci? La polizia ti sta cercando!"
Come se non lo sapessi.
"Lo so mamma. Comunque stiamo tornando a Los Angeles"
All'improvviso la voce di mia madre venne sostituita da quella cupa e severa di mio padre. Evidentemente dovevo essere in vivavoce.
"'Stiamo'? Cosa significa 'stiamo'?" sbraitò.
Sbuffai sonoramente.
"Significa quello che ho detto" risposi volgendo lo sguardo verso Becky, la quale si era girata a guardarmi.
"Justin, sei ancora con quella... ragazza?"
L'enfasi di mio padre nel pronunciare quella frase era pari a zero. Avrei giurato stesse quasi per vomitare nel dirla. E la cosa mi fece incazzare.
"'Quella ragazza' è la mia fidanzata, okay? E sai, non mi importa se a te non va a genio. Piace a me, la amo, ed è questo ciò che importa!" urlai.
Sentii l'uomo sospirare e di conseguenza riprendere la parola.
"Non sai quello che stai facendo Justin, lei non va bene per uno come te"
Gesù, ma si può essere così idioti?
"Non la conosci nemmeno cazzo! Come puoi dire che non va bene per me?" ringhiai. "Papà senti, mi sono davvero rotto le palle. Ti saluto" E detto questo riattaccai."Mmh, tutto okay?" domandò lei dopo pochi secondi.
Con il mento appoggiato alla mano posata sul finestrino, scossi la testa mugulando.
"Nah, mio padre non accetta la nostra relazione, ma non mi importa. Ho ventidue anni e faccio quello che mi pare"
Mi voltai a guardarla e notai sul suo viso un'espressione triste.
"Ehi" sussurrai afferrandole la mano. "Ho detto che non mi importa di quello che pensa. Ti amo, lo sai"BECKY POV
Annuii.
"Sì amore, lo so, ma..." mormorai facendo una piccola pausa per tirare su col naso "sarà dura. Sai, tuo padre non mi sembra il tipo che accetta le cose facilmente"
"Hai perfettamente ragione, e farà di tutto per metterci i bastoni fra le ruote. Ma abbiamo mia mamma dalla nostra parte. Ricordi? Lei ci ha lasciato partire. Secondo te perchè ha chiamato? Perchè glielo ha ordinato mio padre. È preoccupata per me per via della polizia, ma se mio padre non fosse così stronzo... Dio, non so cosa dire se non che mi dispiace per tutto questo" dissi stringendo più forte le sue dita tra le mie.Non dissi nulla, e per una buona oretta il viaggio proseguì in silenzio.
Una volta al confine con la California, Justin volle riprendere a guidare.
"Devo distrarmi" aveva detto poco prima che arrestassi la vettura al margine della strada.
Nello stesso momento in cui premette il piede sull'acceleratore, il telefono squillò.
Lo vidi irrigidirsi e di scatto si voltò verso di me.
"Che succede?" chiesi non capendo a pieno la sua reazione.
"È il tuo cellulare. Chi può essere che chiama su quel telefono?" esclamò stupito.
Afferrai il telefono all'interno della borsa e guardai il display.
"Sconosciuto" dissi. "Cosa faccio? Rispondo?"
Il biondo ci pensò un po' su ed infine annuì. "Non abbiamo più niente da nascondere"
Con insicurezza risposi e premetti il pulsante del vivavoce.
"Pronto?"
"Signorina Jones, qui è la polizia! Il numero ce lo ha fornito Logan Moore , lo conosce giusto?" dichiarò una voce metallica e femminile.
"Sì, è un mio amico" intervenne Justin senza nessuna emozione.
"Vi stiamo tenendo d'occhio. Non fate altre cazzate, siete in costante sorveglianza"
Il respiro divenne leggermente accelerato.
"Non si preoccupi agente. Stiamo tornando a casa"
Justin aveva preso la parola di nuovo, tranquillizzandomi.
"Niente sgarri Bieber"
La chiamata si interruppe con quelle parole d'avvertimento.________
Arrivammo davanti alla villa di Justin verso le tre del pomeriggio.
Due auto della polizia erano parcheggiate davanti al cancello automatico e altre due nel vialetto.
"Cazzo, neanche fossimo assassini" borbottai leggermente spaventata.
Guardai il ragazzo al mio fianco, il quale mandò giù un po' di saliva prima di aprire bocca.
"Sta tranquilla, andrà tutto bene"
Quante volte ho già sentito questa frase?
Scacciai i cattivi pensieri e scesi dall'auto seguita da lui.
Appena ci dirigemmo verso l'entrata, dalla porta d'ingresso sbucarono due agenti armati, con al seguito i genitori di Justin.
"Justin!" esclamò la donna che avevo visto giorni addietro scendere le scale nel bel mezzo della notte.
"Mamma..."
Fecero per abbracciarsi ma uno dei poliziotti bloccò Justin per le spalle.
"Fermo, dobbiamo perquisirti. Cruz, fai lo stesso con la ragazza"
In un batter d'occhio mi ritrovai due mani possenti addosso, e i cattivi ricordi riaffiorarono, dolorosi come lame.
"No!" urlai "Lasciami, lasciami stare! Aiuto! Justin, ti prego!"
Quell'uomo continuava a toccarmi gambe, cosce e braccia e più mi dimenavo, più lui mi stringeva.
Vidi Justin venire verso di me, ma venne bloccato nuovamente dal suo perquisitore.
"Lasciatela! Non la tocchi, ha subito due violenze nel giro di una settimana" gridò. "Vi prego, non ha nulla con sè, non la toccate!"JUSTIN POV
Vedere Becky dimenarsi, urlare e piangere mi fece imbestialire tanto che mi si formò un nodo allo stomaco.
"Signorina si calmi" disse l'agente che era con lei. "Ci deve seguire in centrale. E anche lei Bieber!" esclamò poi.
"Come? Anche Justin? Ma non ha fatto niente lui" intervenne mio padre.
"Signore, mi dispiace, ma suo figlio ha fatto resistenza a pubblico ufficiale, come la signorina. Sono entrambi in arresto"
A quelle parole raggelai.
In arresto. Merda.
Di colpo sentii freddo ai polsi e fui incapace di muoverli.
Vidi l'agente Cruz mettere le manette a Becky e capii subito che avevano fatto lo stesso a me.
Abbassai il viso, deluso da me stesso e arrabbiato per averla messa nei guai di nuovo.
"Justin!"
La voce della ragazza mi fece sollevare nuovamente il viso. I nostri occhi si scontrarono e sulle sue labbra si dipinse un sorriso malinconico.
"Vedrai, ti tireranno fuori subito" mi disse.
"Appena sarò fuori, pagherò per te. Promesso!" esclamai avvicinandomi a lei per baciarla.
Le sue labbra erano ciò di cui avevo più bisogno ora.
Potevo sentire lo sguardo contrariato di mio padre addosso, ma non me ne fregava un cazzo.
Feci scivolare la lingua tra le sue labbra, ma poco dopo, una frase che mai avrei voluto sentire, ci costrinse a separarci.
"Mmh, ragazzi è il vostro giorno sfortunato. La patente della ragazza dice che ha diciassette anni, sapete cosa significa questo?" disse uno degli agenti beffardamente.
Io e Becky ci guardammo increduli aspettando che continuasse.
"Signorina Jones, la aspetta un bel soggiorno in riformatorio. Almeno fino al suo diciottesimo compleanno, che, come scritto qui, avverrà fra sei mesi"Poteva andare peggio di così?
SPAZIO AUTRICE
Salveeeeeeee!!!! Ecco qui un nuovo capitolo con un po' d'azione.
Cosa ne pensate?
Lasciatemi, se vi va, le vostre opinioni, ci tengo tanto :)
Un bacione e buona domenica a tutte.
Kia xx
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Saver || J.B. {Conclusa}
FanfictionBecky ha perso la madre da poco e si ritrova, a soli 17 anni, a chiedere l'elemosina davanti al teatro più In di Los Angeles. Nessuno sembra accorgersi di lei, tranne un ragazzo, Justin, che col suo affetto e poi il suo amore, la salverà da questo d...