Seven.

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La platea era gremita di gente.
Le luci soffuse illuminavano soltanto gli attori che, sul palco addobato a dovere, stavano recitando le tristi vicende di Romeo e Giulietta.
Una delle maschere ci venne incontro ed io ero decisa ad arrestare i miei passi, se non fosse che Justin, tenendomi sempre stretta la mano, disse: "Ciao Morgan, lei è con me!"
L'uomo sorrise prima a lui poi a me e, guardandomi con occhi neri tanto quanto la sua pelle, mi augurò una buona visione.
Wow, sono appena entrata nel teatro più In di Los Angeles senza nemmeno pagare. Che figata assurda!
Mentre il biondo faceva strada, io mi guardavo attorno.
Erano tutti vestiti benissimo, eleganti, sofisticati, e a dirla tutta mi sentivo molto fuori luogo. Ma poco mi importava.

"Ecco, sediamoci qua" disse Justin trovando due posti liberi vicini.
Mi sedetti accanto a lui e solo in quel momento mi lasciò la mano.
Rivolsi il mio sguardo sul suo viso e osservai ogni minimo dettaglio di quella madreperla.
I capelli erano spettinati per via del cappellino che si era appena tolto, gli occhi color miele erano fissi sul palco, le labbra incurvate all'insù sorridevano. Non saprei spiegarne il motivo ma fecero sorridere anche me.

Mi godetti lo spettacolo il più possibile. Gli attori, le sceneggiature, tutto era perfetto e nulla lasciato al caso.
Notai che la ragazza che impersonava la madre di Giulietta indossava il vestito lilla che avevo provato il giorno precedente nella sala costumi.
Stava molto meglio a lei che a me.
A spettacolo finito avevo il cuore a mille, ed occhi e guance fradice di lacrime.
Justin mi guardò, mentre tutti presero ad applaudire e fischiare, e mi chiese se mi fosse piaciuto.
"Da morire. Non è che avresti un fazzolettino?" sussurrai ridendo e piangendo allo stesso tempo.
Sorrise e porgendomi il pezzo di carta disse "sono felice che ti sia piaciuto, ma ora dobbiamo andare prima che mio padre scopra che non sono a casa"
Forse volevi dire: prima che scopra che sono con te.
Annuii e, mescolandoci fra la folla, uscimmo dalla struttura.

JUSTIN POV
Ci incamminammo verso la piazza, in silenzio, poi fu lei a rompere il ghiaccio.
"Volevo ringraziarti" sussurrò con un filo di voce.
"E di cosa? Non ho fatto nulla" risposi rallentando il passo per poterla osservare.
"Mi hai salvato da quell'uomo" disse. I suoi occhi fissavano l'asfalto. "E mi hai portato a teatro a vedere Romeo e Giulietta. Nessuno lo avrebbe fatto per me"
Mi fermai e mettendomi di fronte a lei, le appoggiai le mani sulle spalle. "Ricordi? Io non sono 'nessuno', sono.."
"Justin..sei Justin" continuò lei alzando il viso verso il mio.
Per la prima volta la mia attenzione si concentrò tutta sui suoi occhi. Erano di un blu intenso, profondo, come le onde dell'oceano all'orizzonte.
Annuii sorridendo e ripresi a camminare, percependo un leggero calore.
"E ora dove andiamo?" domandò seguendomi.
"Facciamo un giro, è tardi ma per almeno due ore a teatro ci sarà gente. Non possiamo tornare là adesso" spiegai.
Lei non disse più nulla.
Speravo si fidasse di me, non le avrei mai fatto del male. Volevo solo aiutarla a migliorare la sua situazione. Non sapevo come fosse finita in quello stato ed era ancora troppo presto per capirlo, ma il suo essere sola ed indifesa mi avevano catturato dal primo giorno che l'avevo vista.

Eravamo ancora in silenzio l'uno accanto all' altra, quando dall' angolo in cui stavamo svoltando, uscì all'improvviso un uomo che ci fece sussultare.
Becky lanciò un gridolino e si attaccò, più stretta che potè, al mio braccio.
"Scusatemi, non volevo spaventarvi" disse l'uomo riprendendo subito dopo il suo cammino.
Sentivo il battito irregolare della ragazza contro il petto.
"Tranquilla è tutto okay" mormorai per rassicurarla.
"Justin, dopo quello che è successo prima, ho paura a restare da sola qui fuori".
La sua mano era tornata ad incrociarsi alla mia ed io non potei, anzi non volli, fare altro che stringerla.
"Sto con te finchè non sarai al sicuro dentro al teatro. Fidati."
Le accarezzai i capelli e ci sedemmo su una panchina lì vicino.
Faceva un freddo cane ma ormai, a mezzanotte passata, i locali più in zona avevano già chiusi i battenti.
"Hai freddo?" chiesi, avvolgendo il braccio attorno alle sue spalle.
Non fu lei a darmi la risposta, ma il battito dei suoi denti.
Mi tolsi quindi il cappellino e lo misi in testa a lei.
"N-no, basta. Stai facendo troppo per me. Non ti lascerò anche morire di freddo" disse lei decisa, ridandomi l'accessorio.
"Ne hai più bisogno tu" le feci notare.
"Non importa, mi bastano le tue braccia a scaldarmi"
Sorrise, e detto ciò appoggiò la testa alla mia spalla, mentre le mie guance si infuocarono.

BECKY POV
Accanto a lui era tutto più bello.
Il suo corpo mi scaldava e non avevo bisogno di altro. Ma per quanto sarebbe andata avanti così?
Non avrei potuto dipendere da lui per sempre.
Avrei dovuto trovare una soluzione, magari trovare un lavoro. Ma a diciassette anni nessuno ti calcola, a meno che non ti vesti in minigonna e tacchi e vai nei viali.
Sospirai e chiusi gli occhi. Piansi in silenzio per alcuni minuti e per fortuna non se ne accorse.
"Sarà meglio andare" esclamai alzandomi in piedi.
Mi guardò un po' stupito poi si mise in marcia.
All'una e mezza circa, eravamo davanti al teatro.
Entrammo con le sue chiavi e, ben attenti che non ci fosse ancora qualcuno, mi portò nel camerino di un certo Paul.
"Qui starai meglio, Paul è talmente disordinato che anche se tocchi qualcosa non se ne accorgerà" disse a bassa voce. "Ricordati di uscire per tempo domani mattina"
Lo rassicurai dicendo che sarei stata attenta e lo salutai con un bacio sulla guancia.
"Buonanotte Justin"
"Buonanotte Becky"

Saver || J.B. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora