Fourteen.

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Le sue labbra sulle mie mi facevano uno strano effetto. Non brutto anzi, bellissimo, forse troppo per essere vero.
Quando l'avevo baciata la prima volta, in camera, con la luce soffusa della lampada posta sul comodino, dentro di me avevo sentito spandersi una tale energia da farmi rizzare tutti peli delle braccia come fossi stato colpito da un'onda energetica.
E ora, di nuovo con le labbra sulle sue, in bagno, lei dentro la vasca e io sul bordo, in piena notte, non so per quale motivo, mi sentivo fortunato. Fortunato ad essere lì con lei, con quella ragazza che pur non avendo niente, a me stava dando tutto.
Anche solo la sua presenza mi rendeva felice e mai, mai, l'avrei fatta andare via da me.
Lei era speciale, ma questo già lo avevo capito.

"Justin?" sussurrò interrompendo lentamente quel bacio che seguitava ormai da svariati minuti.
"Dimmi..."
"Grazie, davvero. Per tutto quello che stai facendo per me. Io non riuscirò mai a ringraziarti a dovere" disse rannicchiandosi, portando le ginocchia al petto.
Le accarezzai i capelli e poi il viso.
"Becky, sta tranquilla, non devi ringraziarmi. Fai già tanto per me senza nemmeno accorgertene. Solo imcontrare il tuo sguardo mi fa sorridere" risposi, e infatti sorrisi.
Lei abbassò il viso, forse con imbarazzo.
"Sai, è la prima volta che provo qualcosa di forte per qualcuno, ed è davvero bello" sussurrò.
Le alzai il viso e, avvicinandomi a lei, feci combaciare di nuovo le nostre labbra anche se per poco.
"Ti porto dei vestiti che non mi vanno più bene, così puoi indossarli tu" dissi alzandomi e dirigendomi verso la porta, lasciandola sola.

BECKY POV
Justin era un ragazzo d'oro e io non meritavo tutto questo affetto da parte sua. Però il fatto che volesse aiutarmi e proteggermi mi faceva piacere, in fondo senza di lui probabilmente sarei già morta di fame, di freddo, o peggio ancora, di percosse.
Anche a me faceva sorride il solo incrociare i suoi magnifici occhi, per non parlare di quando le sue morbide labbra toccavano le mie.
Becky ti stai innamorando...
La mia vocina interiore parlava e parlava e, senza dubbio aveva ragione.
Come chiamiamo quell'emozione così forte, che provi alla vista della persona che ti piace, quando lo stomaco inizia a riempirsi di farfalle solo sentendo la sua voce.
Non è forse amore?
Oh sì lo è Becky, tu lo ami!
Mi misi a ridere e saltellando uscii dalla vasca per avvolgermi un'asciugamano grande intorno al corpo e uno più piccolo intorno ai capelli.
Poco dopo Justin entrò con una felpa blu e dei pantaloni pesanti rossi.
"Spero ti vadano bene, provali" disse e me li passò.
"Ehm, sì magari dopo, quando tu sei uscito" dissi arrossendo.
Sorrise malizioso e indietreggiò di qualche passo.
"Giusto, giusto, ti lascio" disse aprendo la porta, ma lo fermai.
"Ah, Justin, come mi asciugo i capelli?" domandai. Se avessi acceso il phon avrei fatto troppo rumore.
Si fermò sulla soglia e si grattò in testa.
"Questo è un problema, a meno che... Appena sei pronta vieni con me!" disse uscendo.
Mi vestii velocemente. La felpa aveva il suo profumo, ed io la strinsi chiudendo gli occhi.
Lo raggiunsi in un battibaleno e subito mi afferrò la mano trascinandomi giù per le scale.
"Andiamo in garage lì non sentiranno" spiegò.
Di colpo mi bloccai. La bocca mi si seccò all'improvviso e i miei occhi diventarono grandi come quelli di un gufo. Deglutii.
Anche il biondo si fermò, senza però lasciarmi la mano, anzi, me la strinse ancora di più.
Di fronte a noi, in pigiama, scalzo e con un bicchiere in mano, c'era il padre di Justin che ci osservava sbalordito.
Da quel momento iniziarono i guai seri.
"Che cosa ci fai in piedi Justin? E dove stai andando?" domandò l'uomo spostando poi lo sguardo su di me. "E questa chi è?"
Justin mise un braccio attorno alla mia vita e prese la parola. "Lei è Becky, una mia amica" rispose mantenendo la calma.
Il mio cuore invece batteva fortissimo.
L'uomo appoggiò il bicchiere al tavolo e si avvicinò a me fissandomi attentamente.
"Ti ho già visto!" esclamò passandosi una mano sul mento. Poi, come illuminato, il suo sguardo divenne di fuoco. "Sei quella dell'altro giorno! La ragazza che chiede l'elemosina davanti al teatro!" urlò facendomi sussultare. "Justin, cosa ci fa lei in casa mia?"
La mano del ragazzo si strinse di più sul mio fianco.
"Questa è anche casa mia, e ho il diritto di farci entrare chi mi pare!" replicò.
Nel frattempo era scesa anche una donna, la madre.
"Che succede? Che ore sono?". Era palesemente ancora nel mondo dei sogni. Mi rivolse uno sguardo e mi chiese chi ero.
"È quella stracciona Nataly. Quella che chiede soldi davanti al teatro!" rispose l'uomo al posto mio.
Quello che Justin aveva promesso non sarebbe mai successo, successe.
"Se ne deve andare immediatamente! Anzi, chiamo subito la polizia!" gridò afferrando il telefono.
"No! Papà ti prego, ha bisogno di aiuto cazzo. Perchè sei così menefreghista?"
La voce del biondo era roca e furiosa.
"Che si faccia aiutare in riformatorio o da qualcun altro. Sei forse impazzito a chiamarla in casa nostra?"
Urla su urla riempivano la stanza. La donna che poco prima si era aggiunta all'allegra compagnia, se ne stava zitta in un angolo ossevando la scena.
"Mamma! Non hai niente da dire?"
"Tesoro, non so... Non la conosciamo e nemmeno tu... Tuo padre ha ragione, dobbiamo lasciare risolvere la questione alla polizia" disse. Il suo tono era tranquillo, pacato, al contrario di quello del marito.
"Adesso basta! Io la amo okay? E se non può stare qui, beh allora andrò con lei e non riuscirete a fermarmi!"
Justin era diventato rosso in viso. Era arrabbiato e le vene del collo e delle braccia sembravano esplodergli da un momento all'altro.
"Come hai detto scusa?". L'uomo si avvicinò a noi pericolosamente e in un nano secondo colpì il ragazzo in pieno viso. "Tu fai quello che ti dico io! Chiaro?"
Con la mano sulla guancia dolorante, Justin lo guardò con sguardo truce.
"No papà, io me ne vado. Sul serio" e detto ciò mi prese la mano e si mise a correre su per le scale.
Entrammo in camera ed afferrò una borsa che rempì con vestiti e portafoglio.
"Prendi la tua roba, dobbiamo andare" esclamò senza guardarmi.
Feci come mi aveva detto ma in quel momento la porta si spalancò.
Era la madre, che con aria triste e spenta, lo guardò. "Justin... Sta attento"
Cosa? Ci lasciava scappare?
Justin si avvicinò a lei e la abbracciò. La donna aveva capito tutto. Aveva capito il desiderio del figlio di fuggire con me, e voleva lasciarlo libero.
"Stalle accanto se davvero la ami" aggiunse.

Dopo cinque minuti eravamo in macchina, lui al volante guardava la strada senza dire una parola, senza avere una meta.
In lontananza le sirene della polizia.


SPAZIO AUTRICE
Sono tornata con un nuovo capitolo e con un po' più d'azione!
Cosa ne pensate?
Il padre di Justin è proprio uno stronzo vero?
Chissà dove andranno ora, idee?
Baci a tutte :3


Saver || J.B. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora